LA "SVOLTA DI BERTINOTTI VERSO IL CENTROSINISTRA"

di Francesco Ricci

Giovedì 6 marzo si è tenuto un incontro tra il segretario del partito, Fausto Bertinotti, e i vertici dell'Ulivo. Nell'incontro si è parlato delle elezioni amministrative della prossima primavera (dove il Prc farà accordi quasi ovunque col il centrosinistra) ma soprattutto si è parlato del futuro scenario politico (di cui quelle elezioni costituiscono per certi versi il prologo). 

    <<"Per quanto ci riguarda è andata bene" sottolinea all'uscita Francesco Rutelli.>> scriveva Liberazione del giorno dopo (venerdì 7 marzo). Appunto: per l'Ulivo è andata bene perché dopo mesi di dichiarazioni del gruppo dirigente maggioritario del Prc sulla "morte dell'Ulivo", sulla "rottura della gabbia" costituita dal centrosinistra (ecc.), nuovamente Rifondazione "apre al centrosinistra" (come hanno titolato molti giornali).

    In questo clima di ritrovata unità si è riusciti a trovare "una convergenza da far vivere fuori e dentro il parlamento" (cfr. sempre Liberazione) persino sulla guerra. Nonostante la continua ricerca ulivista di foglie di fico con cui coprire il proprio sostegno agli appetiti imperialistici dell'Italia (v. alpini in Afghanistan, v. dichiarazioni di Rutelli sulla necessità di dotare l'Europa di una propria armata capace di competere con quella statunitense, v. dichiarazioni di D'Alema sull'uso delle basi militari); nonostante l'Ulivo cerchi di presentarsi come il miglior campione degli interessi imperialistici della borghesia italiana, secondo Fausto Bertinotti c'è "la possibilità di un confluenza di tutte le opposizioni nel grande movimento della pace".

    Ma il tema vero dell'incontro era il post-Berlusconi e la ostinata ricerca di un accordo politico, programmatico e di governo tra Prc e centrosinistra.

Questo era peraltro anche il tema rimosso, occultato in un testo pieno di richiami all' "attualità della prospettiva rivoluzionaria", del V Congresso del partito -propagandato dalla sinistra della maggioranza (Ferrero, Bandiera Rossa)- come "il congresso della svolta a sinistra".   Non ci troviamo di fronte, insomma, a una vera "svolta a destra": per il semplice fatto che il V Congresso come abbiamo ripetuto centinaia di volte era ben lungi dal rappresentare una "svolta a sinistra". Ma c'è oggi un importante fatto nuovo: siamo di fronte alla prima compiuta esplicitazione dopo il Congresso del reale orizzonte politico verso cui si muove la maggioranza del gruppo dirigente del partito. I tempi della politica richiedono infatti al gruppo dirigente di dare una accelerata al riavvicinamento con il centrosinistra.

    Il percorso di questo riavvicinamento è certamente ancora lungo e non semplice; un percorso che sarà complicato anche dalla oggettiva collocazione del centro borghese dell'Ulivo su questioni come la guerra e l'art. 18. In politica mai nulla è scontato: e tantomeno lo è in una fase di grandi sommovimenti come quella che viviamo. Ma il progetto politico e strategico della maggioranza dirigente del partito -progetto di cui abbiamo richiesto una discussione aperta al Congresso, sentendoci dire che facevamo "un processo alle intenzioni"- inizia a essere evidente e probabilmente sarà ancora più chiaro nei prossimi mesi anche a tanti compagni che avevano creduto al "congresso della svolta".

    Quel progetto è la ricomposizione di uno schieramento di "governo riformatore", di alternanza, con la rappresentanza politica della borghesia "progressista" (quella stessa che ha governato per anni, facendo politiche antioperaie e aprendo la strada a Berlusconi). Ciò che implica -nei fatti- la rinuncia a costruire nelle lotte presenti una prospettiva di indipendenza di classe del movimento operaio dalla borghesia e quindi dal centro liberale borghese dell'Ulivo (Margherita e maggioranza Ds) e dai suoi governi; cioè la rinuncia a costruire nell'opposizione di massa la cacciata del governo Berlusconi per una alternativa anticapitalistica.

    L'eventuale concretizzazione di questo progetto della maggioranza dirigente del partito, come abbiamo scritto nel Manifesto-Appello su cui è nata tre mesi fa la nostra Associazione, si porrebbe

in contraddizione con tutte le ragioni di classe e con gli interessi più elementari dei lavoratori. In particolare ogni ricollocazione del Prc al governo o nella maggioranza di governo, ogni rimozione della funzione e ruolo di opposizione rappresenterebbe, al di là di ogni illusione, un fattore distruttivo per il Prc. Ricollocherebbe il Prc in alleanza con la borghesia italiana, a rimorchio dei suoi programmi e delle sue politiche di classe.

    Una riprova di ciò è, se si vuole, incarnata negli esponenti politici dell'Ulivo con cui alcuni alti dirigenti del Prc si incontreranno nei prossimi mesi per avviare il "confronto programmatico" in vista dell'alleanza per il 2006. Dall'incontro di giovedì, infatti, come riferisce Liberazione, sono nati tre "gruppi tematici": uno sull'Ambiente (Pecoraro Scanio per l'Ulivo, Musacchio per il Prc); uno sul Lavoro: Salvi e Treu per l'Ulivo, Ferrero per il Prc; e uno sul Mezzogiorno, Clemente Mastella per l'Ulivo e Alfonso Gianni per il Prc.

    Quale "rottura col centro", quale confronto programmatico ma soprattutto quale prospettiva per i lavoratori può nascere dagli incontri con Treu e Mastella?

    Contro questa prospettiva sciagurata Progetto comunista si batterà -senza se e senza ma- nei prossimi anni. Iniziando col chiedere l'apertura di un ampio dibattito in tutto il partito sulle due reali prospettive in discussione in Rifondazione: quella della sinistra rivoluzionaria e quella della maggioranza Bertinotti-Ferrero-Grassi; un dibattito che arrivi fino ad un congresso nazionale straordinario. Questa richiesta è contenuta nel testo, necessariamente sintetico, della dichiarazione che i dirigenti di Progetto comunista hanno resa pubblica e che trovate qui.