Nessun accordo con il centrosinistra a Cosenza

comunicato di Antonio De Vincenti e Mimi De Paola, membri del direttivo Circolo del Prc "F. Gullo" di Cosenza, 30 gennaio 2006


Dopo settimane di veleni, accuse al vetriolo, si è conclusa come ampiamente ci si aspettava, la vicenda dai connotati farseschi riguardo la crisi della giunta di Palazzo dei Bruzi: Sindaco sfiduciato dalla sua stessa maggioranza. Finisce (a dire del Sindaco) l'era della Cosenza pensata e progettata da Mancini, che con lei aveva visto la continuazione di quell'immagine di città che il "vecchio leone socialista" ci aveva lasciato in eredità. Inizia invece (a dire di PSE, DS, Margherita, UDEUR, Verdi, etc.),un nuovo periodo tutto proteso al rilancio dell'idea manciniana della città, colpevolmente abbandonata da una Giunta che oramai si era troppo allontanata in altre direzioni di sviluppo.
La cartina al tornasole della lettura di questa crisi è la mancanza di motivazioni politiche della crisi stessa e il mancato dibattito in Consiglio della mozione di sfiducia. Due particolari che la dicono lunga sulla reale motivazione del terremoto politico registrato a Palazzo dei Bruzi.
Nessuna motivazione politica, dunque, se non il patetico tentativo da entrambe le parti di appropriarsi del testimone di una fantomatica idea di sviluppo scritto su presunte Tavole manciniane. La Giunta Catizone non cade, si badi bene, per diversità di vedute su come risolvere il problema dei fitti a Cosenza; o su come avviare una politica di bonifica della città dall'amianto; oppure ancora su quali strumenti ed iniziative intraprendere per fermare l'emorragia continua di posti di lavoro, che tocca drammaticamente i cosentini; né sullo strumento urbanistico (che tra le altre cose ha legittimato il deturpamento di intere zone della città).
Questa maggioranza di centrosinistra, che tra i primi provvedimenti approvò l'aumento delle indennità agli eletti, si è frantumata per chiari interessi di bottega e spartizioni d'incarichi: tutto questo è chiaro come la luce del Sole! Nessun segno di discontinuità politica ha diviso la Catizone dai vari partiti della maggioranza; una politica che ha portato la città sull'orlo di una crisi senza ritorno. Disoccupazione, disagio sociale (che si manifesta nelle forme più diverse, dall'uso di sostanze stupefacenti, al fenomeno del bullismo, dalla delinquenza all'emarginazione), la mancanza di uno sviluppo e di una riqualificazione ambientale della città, il progetto di privatizzazione del servizio idrico (con il sostegno dei DS e del PSE), la cementificazione selvaggia di interi quartieri della città?Questi i comuni denominatori che hanno dato continuità ad un'azione politica sciagurata che ha visto INSIEME l'ex sindaco e la sua maggioranza. Ed è questo il dato da cui partire: l'evidente fallimento politico di questa Giunta di centrosinistra.Poco ci interessa della guerra degli incarichi, che ha innescato la crisi, l'ha alimentata fino a farla esplodere; meno c'interessa di voci su presunte vendette, scaturire da vicende extrapolitiche, che tendono a distogliere l'attenzione dei cittadini dal palese fallimento politico, che ha contraddistinto la Giunta unionista.
Un disastro che non si registra solo nella città dei Bruzi, ma che puntualmente si ripete ovunque l'Unione governi: Bologna, Napoli, Regione Campania, Regione Calabria, Regione Puglia, Regione Piemonte, etc.. Ed è proprio per questo motivo che ci appare assolutamente impraticabile una soluzione politica che veda il PRC attaccato ad un carrozzone politico di centrosinistra radical ? chic e palazzinaro, coeso e compatto su iniziative di devastazione del territorio, saccheggio delle risorse pubbliche, devoto al magnate di turno e litigioso di fronte alle spartizioni di poltrone e di deleghe.
Il progetto di città di Rifondazione Comunista può e deve essere diverso: sulla questione dei fitti con la requisizione di tutti gli alloggi liberi; per quanto riguarda l'ambiente con una riqualificazione che deve necessariamente ripartire da una bonifica delle svariate tonnellate di amianto, che rendono Cosenza una trappola mortale; sul controllo deciso e inesorabile di tutte quelle fasce di reddito, dove esiste un'evasione fiscale enorme; con politiche serie e di contrasto contro la diffusione del lavoro nero e per lo sviluppo di un'occupazione, non più alla mercè di imprenditori, foraggiati dai loro referenti politici; con proposte di gestione pubblica sotto controllo dei lavoratori, del servizio idrico e di tutti i servizi d'interesse collettivo. In questa direzione l'Unione non è andata, né potrà mai andare per la sua spiccata connotazione neoliberale, per la sua appartenenza ai poteri forti della borghesia cosentina. Il PRC deve, dunque, necessariamente costruire un'alternativa politico ?
programmatica al liberismo padronale delle destre e dell'Unione insieme a tutte quelle realtà politiche e di associazionismo su una piattaforma politica anticapitalista e di contrasto ai responsabili del "sacco della città"; per difendere finalmente gli interessi ed i bisogni delle sue classi subalterne.