Progetto comunista va avanti per la sua strada

comunicato stampa - 25 gennaio 2006

Il Comitato Politico Nazionale del PRC del 21/22 gennaio 2006 si è concluso con la riaffermazione scontata della prospettiva politica di governo dell’Unione da parte di Fausto Bertinotti e della maggioranza dirigente del PRC: una prospettiva di subordinazione del Partito al grande capitale e ad un programma dell’Unione –ormai di fatto definito- che è segnato dal rilancio delle politiche dei sacrifici sociali e dal neo-atlantismo in politica estera in funzione del rilancio del Capitalismo italiano.
Lo stesso giudizio esaltativo fornito da Bertinotti (e Cremaschi) sul contratto dei metalmeccanici, dà la misura anticipata di quello che sarà il ruolo del PRC nel governo dell’Unione: un ruolo di benedizione e copertura della concertazione per bloccare le reazioni sociali alle misure antipopolari e per privarle di un punto politico di riferimento autonomo. E’ la stessa ragione per cui il centro liberale dell’Unione vuole il PRC al governo.
Il fatto che questa nuova accelerazione della deriva governista si produca nel contesto segnato dalla vicenda Unipol, dalla scoperta compromissione della maggioranza DS e della Margherita nel gioco di rappresentanza delle diverse cordate capitalistiche (ed a tutto vantaggio della stessa demagogia reazionaria di Berlusconi) rende ancor più paradossale l’attuale linea del Partito.

Il carattere irrinunciabile dell’opposizione comunista

In questo contesto le ragioni della battaglia più generale di Progetto comunista risultano più che mai confermate.
Tutte le posizioni delle mozioni “critiche” intermedie che ancora si ostinano a salvaguardare il quadro di riferimento dell’Unione, limitandosi a riproporre “paletti negoziali” (Grassi) o a rivendicare una maggiore “pressione di Movimento” (Cannavò), sono prive tanto più oggi di qualsiasi credibilità o spazio. In particolare il gruppo dirigente di Erre, che ancora oggi ripropone un “accordo politico elettorale” col centrosinistra attorno ad alcuni “punti fondamentali” [?], proprio nel momento in cui su tutti i punti fondamentali il programma dell’Unione si caratterizza come programma degli industriali e dei banchieri, dà la misura dell’Impermeabilità dei gruppi dirigenti delle componenti centriste alle stesse lezioni dell’esperienza.
Solo Progetto Comunista avanza coerentemente l’unica proposta politica alternativa di linea: la rottura col centro dell’Unione, l’unità dei lavoratori e delle loro rappresentanze attorno ad un programma autonomo anticapitalistico. La sola condizione che possa liberare una vera opposizione di massa contro il padronato e Berlusconi per “cacciare Berlusconi dal versante dei lavoratori e non dei banchieri”. La sola condizione capace di liberare un’opposizione autonoma di classe allo stesso futuro eventuale governo di centrosinistra.
La battaglia per “salvare il PRC quale partito di classe” contro la sua deriva governista è più che mai connessa alla battaglia per l’indipendenza del movimento operaio dalla borghesia.

Una candidatura rivoluzionaria, prodotto di una lunga lotta

La presenza del compagno Marco Ferrando, portavoce nazionale di Progetto, nelle liste del Partito quale candidato eleggibile al Senato, è al servizio di questa battaglia politica generale: una candidatura che risponde in modo naturale al criterio di massima rappresentanza e riconoscibilità dell’area congressuale di Progetto Comunista e della sua decennale difesa di un’opposizione comunista ai governi di centrodestra e centrosinistra.
La contestazione di dieci membri dell’area di Progetto in CPN, che avevano chiesto alla Segreteria Nazionale un proprio deputato e che dopo il suo mancato ottenimento accusano Ferrando di essersi arreso al governo Prodi, è solo un episodio triste che ha comprensibilmente attratto qualche speculazione giornalistica. Si tratta di un gruppo di minoranza dell’Associazione Marxista Rivoluzionaria Progetto Comunista, sostanzialmente marginale nell’area congressuale di Progetto, che pur avendo votato la proposta politica di linea dell’Associazione, in occasione della sua Conferenza Nazionale del 6-8 gennaio 2006, ha deciso di “rompere” su questioni organizzative e di gestione dell’AMR: così, prima ha abbandonato i lavori della Conferenza, poi si è dichiarata “frazione pubblica dell’AMR” (aprendo un proprio sito parallelo a quello dell’Associazione e annunciando la pubblicazione di un proprio giornale “Progetto Comunista”), infine ha agito da organizzazione ostile a Progetto Comunista, sino all’uso di insinuazione sui suoi dirigenti attraverso ripetuti comunicati stampa.
Ma questa azione di disturbo, sicuramente dannosa e non a caso condannata duramente dallo stesso Coordinamento per la Rifondazione della Quarta Internazionale, non modifica di una virgola la realtà e le prospettive di Progetto Comunista.  Progetto Comunista, dopo una lunga discriminazione subita dal gruppo dirigente del PRC, strappa un possibile spazio parlamentare, “beneficiando” di riflesso di quel diritto di rappresentanza delle minoranze (per quanto assurdamente ridotto) che Bertinotti, dopo il VI Congresso, non poteva più evitare, anche per ragioni di “immagine”. E Progetto strappa questo spazio senza alcun “scambio politico”, come lo stesso Ferrando ha rivendicato pubblicamente, di fronte a Bertinotti, in sede di Comitato Politico Nazionale del Prc (20 gennaio 2006).
A differenza di altre minoranze che intendono il proprio riconoscimento istituzionale in una logica di “scambio”, e che in cambio di questo riconoscimento come primo atto hanno rinunciato a presentare la propria mozione politica in CPN, Progetto Comunista non ha realizzato e non realizzerà mai nessun compromesso politico che investa le questioni di principio. Intendiamo la possibile conquista di una rappresentanza parlamentare come prodotto indiretto di una intransigente battaglia politica di tanti anni; per questo, nel momento stesso della candidatura, abbiamo regolarmente presentato in CPN la nostra mozione “Contro un governo coi banchieri, per un’alternativa dei lavoratori”, quale segno di continuità della nostra battaglia politica di fondo per il carattere irrinunciabile dell’Opposizione Comunista. Ancora una volta sono i fatti a misurare la nostra coerenza.

Una campagna per il rilancio della Rifondazione Comunista

Questa nostra battaglia realizza oggi un passo avanti. La fase che si apre amplia infatti lo spazio di costruzione di Progetto Comunista. Già ora in diverse realtà nuovi settori di base di Ernesto ed Erre, e persino di provenienza bertinottiana, cercano in noi un riferimento organizzativo e di prospettiva. Così settori di avanguardia politica e sociale per nulla attratti da un nuovo governo di concertazione mostrano attenzione alle nostre ragioni. E questi spazi si amplieranno ancora con l’avvicinarsi del probabile governo dell’Unione. In questo quadro, in tutte le città e realtà provinciali nelle prossime settimane sarà presentato l’Appello “Per la difesa e il rilancio dell’opposizione di classe per il rilancio della rifondazione comunista”, già prodotto dall’AMR e tanto più attuale oggi. Ogni compagno/a o gruppi di compagni che vogliano unirsi a questa nostra campagna o che semplicemente vogliano ospitare una presentazione dell’Appello per conoscere ed approfondire le ragioni di Progetto Comunista possano prendere contatto con la nostra Associazione e concordare iniziative o incontri. Quanto a noi, non risparmieremo le nostre energie.

AMR Progetto Comunista