PER
PER
IL RILANCIO DELLA RIFONDAZIONE COMUNISTA
Manifesto
- appello
Trovate di seguito e qui disponibile, in un testo già impaginato e pronto per essere riprodotto su un foglio A3 fronte/retro, un "manifesto-appello" che l'Associazione Progetto Comunista sarà impegnata a presentare nelle prossime settimane e nei prossimi mesi in ogni città.
Declina
Berlusconi, anche grazie alle lotte. Ma avanza l’alternanza liberale contro
le lotte, con il coinvolgimento sempre più subalterno della maggioranza del
Prc e dell’intera sinistra italiana.
Progetto
Comunista - sinistra del Prc rivolge un appello ai militanti del proprio
partito e a tutte le avanguardie di lotta e di movimento di questi anni per
costruire insieme un argine a questa deriva. Per la difesa, irrinunciabile, di
un’opposizione comunista e di classe in Italia. Per il rilancio su basi
chiare di un’autentica rifondazione comunista.
Rafforzare
l’Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista, raccogliersi
attorno alla sua battaglia, significa rafforzare questa prospettiva generale,
in un passaggio decisivo del suo sviluppo.
Il
berlusconismo è finalmente al tramonto, per via della crisi del suo blocco
sociale e di una lunga stagione di lotte. La sua parabola discendente appare
irreversibile. Ma la prospettiva politica che da quella crisi si dispiega ha
poco a che vedere con le ragioni dei lavoratori e dei movimenti.
L’intera
situazione politica italiana va infatti precipitando verso un nuovo governo
d’alternanza Prodi-Monti, all’insegna del “risanamento finanziario del
Paese” e di una nuova stagione di sacrifici. I poteri forti, a partire dalla
grande industria e dalle banche, puntano apertamente su questa soluzione,
chiedendo alle sinistre e alla Cgil di predisporsi, ancora una volta, alla
concertazione delle politiche padronali e di garantire la pace sociale.
Al
Prc, in particolare, si chiede un pieno coinvolgimento nel governo per coprire
a sinistra il ritorno alla concertazione e privare le lotte e i movimenti di
un punto di riferimento politico. Per questo la svolta governativa di
Bertinotti celebrata dal VI Congresso del Prc -ma penalizzata dal voto delle
regionali- è stata salutata con entusiasmo da tutta la grande stampa
liberale.
Questa
prospettiva è inaccettabile.
Le
lotte e i movimenti di questi anni contro il governo Berlusconi non possono
fare da sgabello all’ennesimo ritorno di un governo liberale indirizzato
contro le loro ragioni. I comunisti in particolare non possono prestarsi in
alcun modo a sostenere un governo padronale, per di più retto da quello
stesso personale politico che negli anni Novanta fece pagare alle grandi masse
il prezzo di Maastricht e delle politiche di guerra ("pacchetto Treu",
privatizzazioni, finanziarie di lacrime e sangue, campi di detenzione per gli
immigrati, bombardamenti in Kosovo…), spianando così la strada a Berlusconi.
Contro
questa prospettiva è necessario raccogliere tutte le forze disponibili,
ovunque collocate. E’ necessario battersi in ogni luogo di lavoro, in tutti
i movimenti, in tutte le organizzazioni di massa per affermare l’autonomia
del mondo del lavoro dal centro liberale dell’Ulivo e dai poteri forti che
lo sostengono: chiamando tutti i protagonisti di una stagione di lotta, tutti
i movimenti, tutte le loro rappresentanze politiche, sindacali, associative, a
unire le proprie forze attorno a un programma indipendente, per una propria
alternativa a Berlusconi e alle classi dominanti del Paese. Per cacciare
Berlusconi dal versante delle lotte, non alla coda dei liberali e della
concertazione contro le lotte.
E’
L’ORA DELLA CHIAREZZA
E’
necessario, in particolare, che i comunisti si assumano, sino in fondo, le
proprie responsabilità.
Nel
VI Congresso del Prc, ventimila militanti e iscritti del partito -pur
collocati su mozioni diverse e tra loro alternative- hanno espresso la propria
ostilità alla svolta governativa del Segretario. Non si era mai verificato un
dissenso tanto grande nella storia del partito rispetto alla linea della sua
maggioranza dirigente.
Ora
è necessario unire dal basso le fila del dissenso interno attorno ad un
impegno comune e inderogabile: battersi sino all’ultimo all’interno del
partito per impedire il suo ingresso nel governo Prodi-Monti e ogni forma di
sostegno ad esso; battersi nei movimenti e nelle lotte per rivendicare la
rottura col centro liberale e i poteri forti; battersi nel partito e nei
movimenti per salvaguardare e rilanciare un’opposizione comunista e di
classe in Italia: che è una necessità irrinunciabile non solo per i
comunisti ma per tutti i movimenti di lotta.
In
ogni caso Progetto Comunista - sinistra del Prc andrà sino in fondo in questa
battaglia. In piena coerenza col proprio percorso politico.
Non
abbiamo mai nutrito illusioni in Bertinotti, né le abbiamo alimentate. Per
anni, controcorrente, quando altri avallavano la cosiddetta “svolta a
sinistra” del Prc, affermavamo che la rottura con Prodi e il movimentismo
erano solo una parentesi, finalizzata a riconquistare forza negoziale per un
nuovo accordo di governo. Ci accusarono di pregiudizio. Ora parlano i fatti.
Ancora
durante il VI Congresso, mentre altri “critici” sostenevano una
prospettiva di condizionamento di Bertinotti e dello stesso centrosinistra -o
attraverso “condizioni” negoziali, o attraverso la pressione di movimento-
affermavamo che la svolta governista del segretario è irreversibile; che il
centro liberale è una rappresentanza organica del capitalismo italiano, come
tale impermeabile alle ragioni dei lavoratori; che ogni forma di sostegno,
fosse pure esterno, al governo borghese dell’Unione ci
corresponsabilizzerebbe agli interessi di un’altra classe e al suo programma
antipopolare. Ci hanno accusato di “rigidità ideologica”. Ora parlano le
conclusioni del Congresso, il programma di Monti, il “Welcome Bush” di
Fassino e D’Alema.
La
verità è che ogni illusione va definitivamente superata. Che la vecchia
pratica dei minuetti diplomatici, delle calibrature tatticistiche, degli
eterni rinvii ed attesismi, tanto cari alle “sinistre critiche”, va
definitivamente archiviata. E’ l’ora della massima chiarezza della
prospettiva: o si sta dalla parte dei lavoratori e dei movimenti in piena
autonomia dai liberali, o si sta a braccetto con i liberali contro i
lavoratori e i movimenti. O di qua, o di là: non vi sono, né vi saranno,
“terze vie”.
In
questo senso Progetto Comunista intende assumersi pienamente le responsabilità
della coerenza. Come abbiamo detto: “nessun governo della borghesia
italiana, di centrodestra o di centrosinistra, potrà essere privato di
un’opposizione di classe e comunista”.
Chiediamo
all’insieme dei comunisti del Prc, al di là di ogni steccato di mozione, un
impegno comune su questo terreno. Per salvare il Prc dalla stessa distruzione
delle sue ragioni.
UNITA’
DEI LAVORATORI E DELLE LOTTE
O
UNIONE CON I LIBERALI CONTRO LE LOTTE?
Questa
nostra battaglia per l’autonomia dei comunisti dal liberalismo è parte di
una più ampia battaglia per l’autonomia del movimento operaio e di tutti i
movimenti di lotta.
In
questi anni più è avanzata la coalizione delle sinistre con i liberali, più
i movimenti sono stati subordinati alle compatibilità di quella coalizione.
Lo dicono i fatti.
Le
potenzialità delle lotte operaie -rivelate dalla splendida lotta di Melfi-
sono state sacrificate alla ripresa della concertazione con
Il
movimento contro la guerra e per il ritiro immediato delle truppe ha subito
gli effetti smobilitanti del compromesso con Prodi attorno al rilancio di una
“soluzione multilaterale” in Irak targata Onu.
La
stessa battaglia elementare contro le riforme costituzionali di Berlusconi è
stata paralizzata dalla subordinazione alla bozza Amato e al suo “premierato
dolce”. Per non parlare del balbettio ossequioso e subalterno delle sinistre
di fronte alle gerarchie ecclesiastiche e alle loro tendenze più reazionarie
(da Woityla a Ratzinger).
La
verità è che su ogni terreno il blocco col centro liberale (e cattolico)
lega le mani all’opposizione di massa, a vantaggio o di Berlusconi o
dell’alternanza Prodi. Solo una rottura col centro può liberare una
prospettiva nuova di unificazione e rilancio dei movimenti in direzione di una
alternativa vera.
Non
è un caso che Progetto Comunista -l’unica tendenza della sinistra italiana
che ha basato e basa la propria politica sulla rottura col liberalismo- sia
anche l’unica tendenza che ha avanzato, in questi anni, nei movimenti una
proposta di lotta alternativa, in direzione di una piattaforma d’azione
unificante e di uno sciopero generale prolungato: solo una politica di
indipendenza di classe può liberare una proposta di lotta all’altezza delle
necessità dello scontro. E peraltro le uniche forme di lotta ad aver vinto in
questi anni -a Melfi, a Scanzano, in Fincantieri- sono esattamente quelle
forme di lotta radicali e a oltranza che Progetto Comunista, controcorrente,
aveva proposto e che tutte le direzioni della sinistra politica e sindacale
avevano ritenuto impossibili o perdenti.
Continueremo
ora, a maggior ragione, la nostra battaglia nei movimenti per la loro
autonomia e la loro unità, in funzione di un’autentica esplosione sociale,
concentrata e radicale: la sola che possa ribaltare i rapporti di forza tra le
classi, scompaginare la tela dell’alternanza liberale, aprire il varco di
un’alternativa vera.
Una
giovane generazione di avanguardie si è riaffacciata nelle fabbriche, nelle
scuole, nei movimenti contro la guerra e l’occupazione dell’Irak. Progetto
Comunista e i suoi militanti sono parte di questa realtà, avendo moltiplicato
in questi anni i propri legami con l’avanguardia di lotta: alla Fiat di
Melfi come in Fincantieri a Genova; presso i lavoratori Alitalia di Roma come
nelle lotte degli autoferrotranvieri di Torino; nelle lotte del lavoro
precario a Bologna, Genova, Pescara come nelle lotte studentesche alle
Università di Cosenza e di Cagliari; nelle mobilitazioni contro i Cpt in
Sicilia come nella lotta contro la privatizzazione dell’acqua a Napoli;
nelle iniziative del Forum Palestina come nel movimento più generale per il
ritiro delle truppe dall’Irak… Ora ci proponiamo di estendere e radicare
questo patrimonio di esperienze, in stretta connessione con la nostra
battaglia alternativa nel Prc.
Ma
soprattutto, ancora una volta, ci proponiamo di impedire che questa nuova
avanguardia, che abbiamo incontrato nelle lotte di questi anni, sia privata di
un riferimento politico di opposizione. Quando affermiamo che l’opposizione
comunista è irrinunciabile vogliamo dire anche questo. Che è irrinunciabile
l’esigenza di offrire alla nuova generazione e alla sua domanda di svolta
una prospettiva anticapitalista e un’organizzazione di partito che la
persegue: senza la quale, come l’esperienza insegna, anche i movimenti più
ampi e generosi finiscono con l’essere dispersi o assorbiti nella logica
dell’alternanza.
PER
Al
tempo stesso la salvaguardia e il rilancio di un’opposizione comunista è
inseparabile dalla chiarezza di una base politica e programmatica.
L’esperienza insegna che in mancanza di una chiara base di principio si
costruisce sull’argilla e alla fine si frana.
Il
marxismo rivoluzionario è stato sempre accusato, nella storia, di un
eccessivo attaccamento ai principi; così nella stessa storia del Prc il
gruppo dirigente del partito -e, alla coda, tanti dirigenti “critici”-
hanno accusato Progetto Comunista di “ideologismo” a scapito della
“concretezza”. E’ vero l’opposto. I principi del marxismo non hanno
nulla di “ideologico” e di astratto: riflettono proprio l’esperienza
concreta della lotta di classe, nel succedersi delle generazioni. Il vero
pregiudizio ideologico sta nel rimuovere questo patrimonio di esperienza:
magari per avere le mani libere per le politiche di accomodamento con i
liberali e le classi dominanti (o verso le politiche del riformismo).
Proprio
la parabola del Prc lo dimostra. La furia ideologica con cui, nel corso degli
anni, si è promossa la rottura col cosiddetto “comunismo novecentesco”,
col tema stesso della conquista del potere e della rottura rivoluzionaria
-sino alla scoperta identitaria della non violenza e alle lodi al papato– è
stata solo apparentemente un fatto “culturale”: in realtà ha accompagnato
la ricerca di un profilo accomodante, compatibile, rassicurante agli occhi del
liberalismo, dei suoi intellettuali, della sua stampa, dei suoi partiti, dei
suoi governi.
Come
sempre è stata la deriva politica governista a trascinare con sé la deriva
“identitaria”.
Proprio
per questo il rilancio dell’opposizione comunista richiede un’autentica
rifondazione rivoluzionaria. Il recupero e l’attualizzazione dei principi
programmatici del comunismo -dell’opposizione ai governi borghesi, della
conquista del potere da parte dei lavoratori, di un programma di transizione
che colleghi le lotte immediate ad una prospettiva socialista- è la
condizione necessaria non solo di un’alternativa di società ma della stessa
opposizione strategica alle classi dominanti. Senza quella radice si viene
risucchiati, prima o poi, nel governo di questa società. E così si smarrisce
non solo il socialismo, ma lo stesso antagonismo: tanto più nell’epoca
storica della crisi del capitalismo, in cui corresponsabilizzarsi ai governi
borghesi significa cogestire le controriforme e la distruzione di vecchie
conquiste, sotto la guida dei Prodi, dei Jospin, dei Lula.
Tanto
più oggi, solo una prospettiva socialista, in ogni Paese e su scala mondiale,
può liberare l’umanità dall’imbarbarimento progressivo delle condizioni
di lavoro e di vita, dal ritorno prepotente delle guerre e del colonialismo
imperialista, dall’acuirsi progressivo dell’oppressione delle donne e
della devastazione dell’ambiente.
E
solo una lotta di opposizione radicale per una prospettiva socialista può
consentire, come suo sottoprodotto, la difesa di vecchie conquiste e la
conquista di riforme parziali.
RAFFORZARE
L’ASSOCIAZIONE PROGETTO COMUNISTA. RACCOGLIERSI INTORNO ALLA SUA BATTAGLIA
Su
queste basi e con questo impegno, ci proponiamo di rilanciare quella
rifondazione comunista che il Prc ha sinora mancato e che il suo attuale
gruppo dirigente tende oggi a liquidare definitivamente. Per questo ci
rivolgiamo, prioritariamente, ai comunisti del nostro partito; a quanti
l’hanno col tempo abbandonato non riconoscendosi più nel suo indirizzo; a
quanti fuori dal partito, nei movimenti, hanno cercato e cercano un progetto
generale di rivoluzione cui ricondurre le proprie energie e il proprio impegno
quotidiano di lotta.
Ma
rilanciare la rifondazione comunista non è solo battaglia di idee. Richiede
lo sviluppo di un’organizzazione di militanti e di quadri che si batta per
quelle idee. Richiede lo sviluppo, attorno a questa organizzazione, di
un’area riconoscibile di sostegno.
Rafforzare
oggi Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista con la propria
adesione, col proprio contributo significa rafforzare questo progetto, in un
passaggio decisivo del suo sviluppo.
A
differenza di altri soggetti, non consideriamo la nostra Associazione come il
fine di sé stessa in una logica autocentrata e settaria : la consideriamo uno
strumento di lotta, oggi decisivo, per un più largo raggruppamento
rivoluzionario d’avanguardia, aperto alla confluenza di tutti coloro che
indipendentemente dalla loro provenienza ne condividono i principi di fondo e
gli orientamenti generali; impegnato a sviluppare una direzione politica
alternativa del movimento operaio e dei movimenti di lotta. Una direzione che
sappia da che parte stare perché animata da una reale prospettiva socialista
e rivoluzionaria. Una direzione capace di esprimere in ogni lotta parziale il
profilo di un progetto generale. Una direzione, finalmente, che non tradisca e
non si venda. Questa è, per noi, la rifondazione comunista.
Associazione
marxista rivoluzionaria
PROGETTO
COMUNISTA
sinistra
del PRC