La “Carta dei diritti” che la Conferenza di Nizza è chiamata
a varare è l’ipocrita paravento del polo imperialistico europeo,
dei suoi interessi rapaci, delle sue politiche antioperaie.
Non siamo di fronte ad una costruzione europea in sé “progressiva”,
ma viziata dall’impronta liberista e da un “deficit” di democrazia. Siamo
di fronte al decollo di un blocco imperialistico di vecchie potenze che
sullo sfondo del crollo dei regimi staliniani dall’Est Europeo e dalla
restaurazione capitalistica che lì si sta realizzando, mira a contendere
ad Usa e Giappone la spartizione delle zone d’influenza, entro il processo
di ridefinizione degli equilibri capitalistici internazionali.
E’ un’Europa che converge con l’imperialismo Usa nel rapinare e colpire
i paesi poveri del mondo, ma che concorre con l'imperialismo Usa per la
spartizione del bottino rapinato.
E’ l’Europa dei briganti, che oggi vuole rafforzare ed estendere i
poteri decisionali interni del suo comitato d’affari per potenziare la
propria azione internazionale di brigantaggio ai danni delle grandi masse
diseredate dell’Est Europeo, dell’America Latina, dell’Africa, dell’Asia.
Questa costruzione imperialistica europea non è né lineare
né irreversibile, sotto il peso di numerose contraddizioni interne.
Ogni potenza capitalistica che vi concorre vorrebbe affermare in essa l’egemonia
dei propri specifici interessi nazionali, contrastando le ambizioni egemoniche
rivali. Così la superiorità della produzione tedesca, il
peso della finanza inglese, la forza del militarismo francese cercano fra
loro un punto di equilibrio, non facile e non scontato. Gli accordi tra
briganti non sono mai facili.
Ma la ricerca è comune e il cammino è da tempo avviato.
Le stanze non sono ancora assegnate ma la casa comune è in costruzione
entro un processo di espansione dell’ influenza europea su scala mondiale.
L’offensiva per l’integrazione semicoloniale di larga parte dall’Est Europeo,
a partire dai Balcani, è un fatto: l’estensione della Unione Europea
ad Est ha il compito di formalizzarla e approfondirla. Così come
è un fatto lo sviluppo del militarismo europeo: 120.000 uomini in
armi, 400 aerei da combattimento, 100 navi da guerra sono il nuovo strumento
che l’Europa si è dato per avviare la realizzazione di operazioni
autonome dall’Alleanza atlantica. Peraltro la piena e interessata partecipazione
all’aggressione criminale alla Serbia è un saggio eloquente del
contributo di morte e distruzioni che l’imperialismo europeo sa offrire
già oggi al mondo.
Le borghesie europee presentano questa “casa comune” imperialista come
interesse generale dei popoli e dei lavoratori del vecchio continente.
Nulla di più falso.
Le sole fondamenta della casa imperialista – e cioè il varo
della moneta unica – sono state finanziate dall’aggressione ai salari,
alla sanità, alle pensioni, alla scuola. Le gigantesche operazioni
di privatizzazioni, acquisizioni, fusioni, ristrutturazioni capitalistiche
e finanziarie sospinte dalla moneta unica hanno distrutto e distruggono
milioni di posti di lavoro. I costi crescenti del militarismo europeo sono
anch’essi pagati dalle masse popolari con la riduzione parallela della
spesa sociale. Il continuo allargamento semicoloniale nell’Est europeo
accentua e accentuerà sempre più la concorrenza dei salari
miserabili dei lavoratori colonizzati di quei paesi con i salari dei lavoratori
europei in una logica di ulteriore compressione del loro potere d’acquisto.
Parallelamente le quote d’ingresso contro la immigrazione extracomunitaria
riproducono un arbitrio odioso verso milioni di immigrati, la loro condanna
alla clandestinità, l’umiliazione dei loro diritti e con essi la
concorrenza rovinosa con lavoratori e disoccupati europei. Xenofobia e
razzismo, brodo di cultura ed espressione di emergenti tendenze reazionarie
e/o fasciste nel cuore stesso dell'Europa, sono il risvolto inevitabile
di questo scenario sociale di regressione e di miseria che l'imperialismo
oggi alimenta entro le sue stesse frontiere.
Si può chiedere allora a questa Europa imperialista di farsi
"sociale" e "democratica"? Nessuna illusione è più infondata
di questa. La crisi capitalistica, il crollo dell'Urss, la nuova selvaggia
competizione mondiale tra blocchi imperialisti, da cui lo stesso polo europeo
è nato hanno eroso i margini economici e politici del vecchio cosiddetto
"compromesso riformatore" utilizzato nel dopoguerra dalle borghesie europee
contro ogni insorgenza anticapitalistica. La stessa socialdemocrazia, oggi
rappresentanza di governo dell'imperialismo in quasi tutto il vecchio continente,
gestisce ovunque accanto a imprese di guerra, controriforme e restrizioni
sociali. Ed anzi la funzione di governo cui è stata chiamata risponde
esattamente all'esigenza di far inghiottire pacificamente alla propria
base sociale sacrifici e rinunce che le forze di destra sono incapaci di
imporre.
No, non si può chiedere a questa Europa di farsi "sociale" e
democratica. Si tratta invece di impugnare ogni rivendicazione sociale
di classe ed ogni rivendicazione democratica contro la Costituzione materiale
dell'Europa capitalista e imperialista. Non si tratta di chiedere un altro
statuto condominiale della casa comune. Si tratta di costruire un'altra
casa: un'Europa socialista, gli Stati uniti socialisti d'Europa.
Per l'unità di lotta dei lavoratori e delle lavoratrici d'Europa
attorno ad un polo di classe indipendente che travalichi i confini nazionali.
Per l'opposizione di classe del movimento operaio europeo alle istituzioni
di governo dell'Europa imperialistica e ai governi borghesi nazionali,
siano essi guidati dalla socialdemocrazia o dalle forze di centrodestra.
Contro ogni intervento di “polizia” imperialista, travestito da “ingerenza
democratica” o “pacificazione”, non solo targato Usa e Nato, ma anche Onu
o Unione Europea; in particolare oggi in Medio Oriente.
Abbasso l’imperialismo e il sionismo. Piena solidarietà all’Intifada
e alla rivoluzione nazionale del popolo palestinese. Per una Palestina
libera, democratica, laica e socialista.
Piena uguaglianza di diritti tra lavoratori europeo e immigrati. Via
le leggi razziste. Abolire i trattati di Schengen. Libertà d'immigrazione
in Europa. Unità di lotta tra lavoratori europei e immigrati attorno
a comuni rivendicazioni sociali. Autodifesa dei lavoratori europei ed immigrati
contro le bande xenofobe e fasciste.
No alla precarizzazione del lavoro. Abolizione delle leggi sulla flessibilità
del lavoro. Riduzione dell'orario di lavoro senza regali ai profitti e
concessioni ai padroni, sino al completo assorbimento della disoccupazione.
Per un pieno salario sociale ai disoccupati e ai giovani in cerca di prima
occupazione.
Difesa o ripristino della previdenza pubblica. Giù le mani dalle
pensioni. Sanità e istruzione debbono essere pubbliche e gratuite
per tutti e tutte. Paghino i profitti, le grandi rendite, i grandi patrimoni!
Paghi chi non ha mai pagato!
Via il segreto bancario! Si aprano i libri contabili delle aziende:
per un controllo operaio sulla produzione e la finanza borghese contro
evasioni fiscali, speculazioni, sperperi e truffe della borghesia ai danni
dei lavoratori e della società.
Nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio delle
industrie che licenziano o che sfruttano lavoro nero: a difesa dell'occupazione
e della dignità del lavoro.
Nazionalizzazione, sotto controllo operaio e sociale, delle industrie
altamente inquinanti e dell'industria militare: condizione di una loro
riconversione, a difesa del lavoro, dell'ambiente e della pace.
Nazionalizzazione, sotto controllo operaio e sociale, dell'industria
farmaceutica e dell'industria alimentare: condizione di una difesa vera
della salute di tutte e di tutti dalle più ripugnanti speculazioni
del profitto.
Esproprio della grande industria europea, delle multinazionali, delle
banche e delle assicurazioni: per spezzare la spina dorsale dell'imperialismo
europeo.
Per un'economia europea socialista democraticamente pianificata dai
lavoratori e dalle lavoratrici: unica condizione di un'Europa sociale.
Abolire istituti, funzioni, trattati dell'Europa di Maastricht. Via
la tecnocrazia di Bruxelles e le sue lobby borghesi. Soppressione della
diplomazia segreta. Scioglimento della forza armata europea e dei corpi
repressivi degli Stati nazionali. Per un'Europa liberata dalle frontiere
capitaliste e rispettosa dei diritti di piena autodeterminazione dei popoli
oppressi. Per il potere dei lavoratori e delle lavoratrici d'Europa attraverso
propri consigli: unica condizione di un'Europa "democratica".
Ma la lotta contro l'imperialismo europeo per un'Europa socialista
è parte di una lotta più generale per la rivoluzione socialista
mondiale: l'unica alternativa vera a quella regressione sociale e di civiltà
che la borghesia internazionale sta imponendo al mondo. E la lotta per
la prospettiva rivoluzionaria, in Europa e nel mondo esige una nuova direzione
internazionale del movimento operaio: una Quarta Internazionale rifondata
capace di recuperare e attualizzare, contro il fallimento del riformismo
e del centrismo, il programma di Lenin e di Trotsky. Il programma della
rivoluzione russa.
Questa prospettiva è più attuale che mai.
La socialdemocrazia vive ogni giorno di più la sua deriva liberale
in un'osmosi sempre più diretta col potere capitalistico. I vecchi
partiti comunisti staliniani, orfani dell'Urss, combinano decomposizione
politica e subordinazione alla socialdemocrazia: come dimostrano le burocrazie
dirigenti del Pcf e della Pds tedesca. Le vecchie forze di estrema sinistra
movimentista e centrista, colpite dal fallimento dei propri miti (v. maoismo)
sono da tempo disgregate o in disgregazione. Diverse tendenze di provenienza
“trotskista” hanno finito con l’assumere anch’esse un falso realismo minimalista,
privo di basi e di sbocchi, giungendo, in alcuni casi, al ridicolo di sostituire
a un programma classista di obbiettivi transitori in funzione anticapitalistica,
un programma “democratico” per i “cittadini” centrato intorno ad una modesta
riformetta borghese come la cosiddetta “Tobin Tax”.
La bancarotta delle vecchie direzioni e la crescente ribellione delle
classi subalterne e dei giovani del mondo contro l'attuale ordine internazionale
pongono allora tanto più oggi l'esigenza di un punto di riferimento
rivoluzionario. Di una nuova direzione.
Attorno al programma della rivoluzione socialista internazionale, della
dittatura mondiale della classe lavoratrice possono e debbono raccogliersi
tutte le forze e tendenze del movimento operaio che, indipendentemente
dalla loro provenienza o tradizione, vogliono oggi rompere coerentemente
con il riformismo e lo stalinismo. Contro il capitale globale occorre raggruppare
tutte le forze che, indipendentemente da dove oggi si collocano, siano
disposte a riprendere e rilanciare il cammino dell'Ottobre.
Al capitale globale si contrapponga il partito globale della classe
operaia e della sua avanguardia.
VIVA GLI STATI UNITI SOCIALISTI D'EUROPA
VIVA LA RIVOLUZIONE SOCIALISTA INTERNAZIONALE
PER LA RIFONDAZIONE DELLA QUARTA INTERNAZIONALE
Associazione marxista rivoluzionaria Proposta (Amr-Oti, Italia)
Partito operaio rivoluzionario (Eek, Grece)
Lega operaia marxista (Turchia)
Opposizione trotskista ucraina (Otu-Oti, Ucraina)
Collettivo “En Defensa del Marxismo” (Spagna)
Militanti britannici dell’Opposizione trotskista internazionale (Br-Ito)
Movimento per la rifondazione della Quarta Internazionale*
* Comprende, oltre alle organizzazioni di ambito europeo sopra indicate,
queste organizzazioni extraeuropee: Partido Obrero (Argentina), Partido
de los Trabajadores (Uruguay), Oposición Trotskista (Bolivia), Partido
da Causa Operaria (Brasile), Comité Constructor del Partido Obrero
(Cile), Trotskyst League (TL-Ito, Usa), Militanti per la Quarta Internazionale
(Palestina).