Polemiche: Rutelli, Cofferati e i trotskisti

Riportiamo un paio di testi relativi a due occasioni recenti in cui -come trotskisti di Rifondazione- siamo stati oggetto o soggetto di polemica nel dibattito sull'art. 18.
Il primo è un breve comunicato stampa del compagno Marco Ferrando in risposta all'attacco "ai trotskisti" contenuto nell'intervista di Rutelli a Repubblica di venerdì 17 scorso.
Il secondo è invece un articolo tratto dal Corriere della Sera di ieri, domenica 19 gennaio.
 
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ART. 18: BASTA RUTELLI

L’attacco di Francesco Rutelli alla proposta di estensione dell’articolo 18 sotto la dizione “Basta col trotskismo”(v. La Repubblica di venerdì 17) diverte ma non stupisce.
E del tutto naturale che un portavoce politico del capitalismo italiano, oggi schierato coerentemente con Confindustria  ( e con Berlusconi ) contro l’estensione dei diritti si contrapponga frontalmente a chi e schierato dalla parte dei lavoratori.
Per la stessa ragione i trotskisti del Prc considerano improponibile, sul piano nazionale come sul piano locale, qualsiasi alleanza politica e di governo con Francesco Rutelli  e l’intero centro liberale. Nella lotta tra capitale e lavoro si sta o di qua o di la. Per questo alla vigilia  della campagna referendaria e delle elezioni amministrative chiediamo coerenza non solo a Cofferati , ma anche a Bertinotti. E proponiamo a entrambi di dire con noi “ Basta Rutelli”. Per l’oggi e per il futuro.

MARCO FERRANDO
(Direzione nazionale PRC)

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DAL "CORRIERE DELLA SERA" DI DOMENICA 19 GENNAIO
 
L'ex sindacalista e l'articolo 18: i promotori riflettano. E apre a Rifondazione.
"Partiti e movimenti uniti già per le amministrative".
Cofferati "duetta" con la Bindi che lo invita a fare "il doppio lavoro".

DAL NOSTRO INVIATO
MONTE SAN SAVINO (Arezzo) - Alla fine è arrivato anche Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti. Si è presentato all'ingresso dell'enorme tendone installato per l'occasione nella piazza di Monte San Savino: "Vengo per Rosy e Sergio - ha detto - Stasera il concerto lo fanno loro". Poi si è seduto in prima fila. E Rosy Bindi ha commentato: "Loro hanno i nani e le ballerine, noi gli artisti". Dietro c'erano 2 mila persone che hanno affollato all'inverosimile il borgo toscano per ascoltare il ticket che scalda i cuori dell'Ulivo, Sergio Cofferati e Rosy Bindi. Una settimana fa i due avevano infiammato la platea del Palasport fiorentino, ieri hanno replicato ad uso e consumo del popolo ulivista della Val di Chiana. L'accoglienza che hanno trovato è stata d'eccezione: la Confcommercio locale si è mobilitata, ha invitato i suoi aderenti a tenere le vetrine illuminate e ha offerto degustazione di salumi e cioccolata calda a tutti i partecipanti.
La Bindi è apparsa in forma smagliante e ha sfoggiato sciarpa e giaccone arancione-riformista. "Non vinceremo mai - ha esordito - se passiamo il tempo ad organizzare la resa dei conti tra di noi. Guai a concepire un bipolarismo interno all'Ulivo". Poi ha parlato della storia della Dc, che andando al governo con i comunisti seppe insegnare al Paese che "gli avversari non si annientano, si trasformano". Ha sostenuto che il centrosinistra "oggi vince dove è forte la sinistra e a me, che sono stata democristiana, dispiace". Dispiace che gli ex elettori bianchi "votino per Berlusconi, convinti di votare per De Gasperi e Moro". Ha concluso, poi, invitando il Cinese a "fare il doppio lavoro, continuare ad incontrare centinaia di migliaia di persone" ma anche trovare la strada per collaborare con il gruppo dirigente dell'Ulivo. "Anche se non mi convince come ti hanno apparecchiato la tavola". Un riferimento preciso sull'ufficio di programma.
Cofferati ha iniziato con una battuta. Si è definito "un collaboratore coordinato e continuativo della politica", un atipico, dunque, e non un professionista. Ha assicurato di aver ben presenti "i rischi del plebiscitarismo" e poi ha avanzato la proposta "di utilizzare le prossime elezioni amministrative come prima occasione per mettere in campo un nuovo progetto". Sarebbe importante, ha aggiunto, che nelle realtà locali toscane partiti e movimenti costruissero "embrioni del nuovo Ulivo".
Bisogna farlo alle amministrative, ha insistito Cofferati, perché "nel 2004 alle europee si voterà con il sistema proporzionale e quindi anche tra i partiti alleati potranno svilupparsi logiche di contesa".
A Monte San Savino il Cinese ha anche accennato a Rifondazione e alla necessità di "ricercare con loro non solo un accordo elettorale, ma qualcosa di più ambizioso, un minimo comune denominatore programmatico". Il verità il rapporto con il partito di Fausto Bertinotti si presenta, dopo il via libera al referendum sull'articolo 18, assai più complesso. Prima di trasferirsi in Val di Chiana, Cofferati aveva chiuso a Massa Marittima il convegno dedicato dalla Cgil grossetana ai cento anni del sindacato dei minatori. E lì aveva avuto una sgradita sorpresa. I circoli locali di Rifondazione hanno distribuito tra la gente un volantino contro "il compagno Cofferati". Nel ciclostilato l'ex segretario generale della Cgil era accusato di essere stato "il normalizzatore delle lotte operaie a Piombino" e di aver contribuito "al controllo decennale di Lucchini sulla città". Il Cinese, secondo i circoli di Rifondazione, è stato "prono ai diktat liberisti dell'Ulivo rampante negli anni Novanta" e "silente sulla guerra del Kosovo".
Il volantino - che secondo quanto dichiarato dalle fonti ufficiali di Rifondazione è stato prodotto da organizzazioni locali che rispondono alla minoranza trotzkista di Marco Ferrando - continuava sostenendo che "la Margherita e Fassino già hanno scelto la Confindustria" e Cofferati dicendo no all'estensione dell'articolo 18 li sta copiando. E sta "usurpando con atteggiamenti ambigui il nome di Di Vittorio". Il Cinese ha minimizzato l'episodio e nelle conclusioni ha detto di considerare "un atto generoso" il referendum per estendere i diritti dello Statuto dei lavoratori, un atto però che rischia di diventare "una fuga in avanti". Per questo, ha concluso, "invito i promotori a fermarsi, a riflettere".

Dario Di Vico