O.D.G. V° CONGRESSO PROVINCIALE DEL P.R.C. VENEZIA
Sul Grave incidente avvenuto alla Fincantieri di Marghera
Il V° congresso Provinciale del Prc di Venezia, colpito dall'ennesimo
e tragico incidente sul lavoro accaduto ieri presso la Fincantieri di Marghera,
causato dalla continua inosservanza degli elementari norme di sicurezza
che subordina la vita delle marstranze ai ritmi frenetici imposti dal profitto
Esprime
La propria solidarietà al lavoratore Vincenzo Castellano coinvolto
nell'incidente e a tutti i lavoratori della Fincantieri di Marghera (dipendenti
e contoterzisti) che hanno prontamente reagito aderendo ad uno sciopero
di 8 ore proclamato dalla RSU.
Dichiara
Il proprio totale e incondizionato appoggio al lavoro delle RSU, che
quotidianamente fronteggiano l'arroganza di una dirigenza aziendale che
concepisce la sicurezza degli operai come variabile dipendente della produzione
e della produttività, e a tutte le forme di lotta che queste metteranno
in campo in futuro.
Impegna
Il Partito a varare al più presto la "consulta del lavoro" come
strumento di intervento nel mondo del lavoro, per una diretta interlocuzione
con la classe operaia, terreno centrale di mobilitazione e cuore del progetto
di rifondazione.
Venezia 11/05/2002
Zollo Sergio Bozzato Luigi Marceca Antonino Doro Francesco
Calzavara Luciano Marin Lino Demin Massimo Pellegrini Enrico
MOZIONE APPROVATA DAL CONGRESSO
Sull'aggressione subita dai giovani comunisti di Venezia
Mozione presentata al congresso provinciale del 11/5/02
sulla esperienza del csoa "zona bandia" e sul rapporto partito -
movimento
L'iniziativa dei giovani comunisti veneziani di restituire un punto
di riferimento ed un luogo di aggregazione ed azione politica al centro
storico veneziano, come è stato in questi mesi il csoa "zona bandita"
ai giardini Papadopoli, ha permesso la sedimentazione di un ricco patrimonio
di esperienze, relazioni sociali, iniziativa militante, che deve essere
assunto e valorizzato dal Partito tutto. La validità del percorso
politico ed il successo delle iniziative proposte dimostrano la necessità
di uno spazio simile in città.
Le zone opache di questa esperienza risiedono nel clima di aperto contrasto
che l'area politica dei centri sociali ha opposto e sta opponendo all'azione
dei giovani comunisti, sfociato nell'aggressione subita dai compagni del
Prc da parte di una ventina di "militanti" del Rivolta. La pretesa del
monopolio sulle pratiche di occupazione dei luoghi sociali, e del relativo
controllo organizzativo e di guida politica, spiega l'azione del Rivolta.
In questa fase politica siamo peraltro di fronte alla necessità
di difendere i centri sociali dagli attacchi della destra, a livello locale
e nazionale, sferrati anche attraverso l'attacco a singoli esponenti dei
centri. Cosi facendo ribadiamo la necessità di pratiche di confronto
e lavoro comune con i diversi soggetti della costellazione che compone
il movimento.
Coerentemente invitiamo il Partito ad interrogarsi sul significato
degli eventi accaduti allo "zona bandita" . L'obiettivo di blindare la
discussione ed imporre una linea ed una azione politica senza confronto
dialettico, ma tramite accordi tra vertice delle organizzazioni, nasconde
solamente pratiche di egemonia burocratico/muscolare.
Il Partito deve esprimere la propria posizione, frutto del proprio
dibattito interno , in qualsivoglia ambito politico. L'accordo con Verdi
e centri sociali, anche a livello istituzionale, deve prevedere la possibilità
di esprimere punti di vista e strategie indipendenti del Partito, che nel
confronto con gli alleati del momento fa nascere l'indirizzo per un'eventuale
azione politica comune.
Doro Francesco, Calzavara Luciano, Marin Lino, Demin Massimo, Pellegrini
Enrico, Zollo Sergio, Bozzato Luigi, Marceca Antonino
MOZIONE RESPINTA DAL CONGRESSO
Mozione contro la privatizzazione del patrimonio abitativo del
comune di Venezia
O.D.G. V° CONGRESSO PROVINCIALE P.R.C. VENEZIA
Il Congresso Provinciale del Prc di Venezia in rigorosa osservanza delle
posizioni espresse dal Partito risolutamente avverso alle privatizzazioni
dei servizi, come si riscontra nelle tesi congressuali votate a maggioranza
(la tesi 34 recita testualmente: ".. il Partito deve intersecare il movimento
sul terreno delle questioni locali, nella capacità di rilanciare
anche mediante la pratica della disobbedienza civile la lotta alle privatizzazioni
dei servizi e dei diritti"), e nel documento conclusivo del Congresso Nazionale
di Rimini votato a maggioranza (dove si afferma testualmente: "Confermiamo
la nostra generale opposizione alle politiche di privatizzazione" e "Le
prossime elezioni amministrative vanno affrontate come una concreta possibilità
di costruire modalità di governo che si contrappongono agli indirizzi
nazionali. In questo senso imposteremo la ricerca di alleanze con le altre
forze di opposizione sulla base di accordi programmatici che, ad esempio
difendano il carattere pubblico dei servizi"); recependo lo spirito dell'odg
sulla Legge 431/98 votato all'unanimità nella precedente sessione
del Congresso Provinciale del 24 marzo;
impegna
il grippo consiliare del Partito e l'assessore Paolo Cacciari a chiedere
il ritiro della delibera che costituisce la società per azioni "Abitare
Venezia S.p.A." che la Giunta Comunale ha costituito per gestire il patrimonio
immobiliare pubblico, esponendo quest'ultimo agi interessi della rendita
immobiliare;
respinge
qualsiasi ipotesi di gestione diretta da parte di esponenti del Partito
della S.p.A. medesima;
chiede
che la proprietà del patrimonio abitativo rimanga del Comune
anche sul piano giuridico e che venga attuato un piano di recupero e potenziamento
del patrimonio abitativo pubblico, tale da rispondere alle esigenze più
volte avanzate dai movimenti di lotta degli inquilini.
Venezia 11/05/2002
Doro Francesco, Calzavara Luciano, Marin Lino, Demin Massimo, Pellegrini
Enrico, Zollo Sergio, Bozzato Luigi, Marceca Antonino
MOZIONE RESPINTA DAL CONGRESSO
ODG CONCLUSIVO PER IL V CONGRESSO PROVINCIALE DEL PRC
Federazione di Venezia
11 maggio 2002
Il V Congresso provinciale di Venezia ritiene necessaria l’assunzione
di una diversa impostazione strategica della sua proposta politica a partire
da un bilancio degli ultimi tre anni di lavoro; nel periodo intercorso
dall'ultimo Congresso provinciale ad oggi, infatti, il lavoro del nostro
Partito ha presentato carenze ed errori importanti su diversi terreni:
· l'intervento importante sui temi internazionali (soprattutto
attraverso manifestazioni e petizioni) non si è caratterizzato nel
senso della denuncia dell'origine imperialista dei conflitti militari più
recenti e della solidarietà di classe internazionale verso le vittime
di essi bensì per un pacifismo generico ampiamente tributario delle
posizioni dell'area riformista e cattolica; è mancato cioè
da parte del Partito un approccio autonomo, su base marxista, capace di
svolgere efficacemente un ruolo di indirizzo e di proposizione di iniziative,
su quelle questioni, ai propri militanti e al "movimento" in generale.
Infatti Marx definisce il movimento comunista come un movimento internazionale,
sottolineando la necessità che i lavoratori di ogni paese sentano
come proprie le lotte e gli obiettivi dei loro compagni in ogni altra parte
del mondo con i quali va costruito un collegamento internazionale. Non
sono stati messi in evidenza gli intrecci e le contraddizioni di classe
che stavano alla base, sia nei paesi imperialisti che nei paesi dipendenti,
delle guerre. La guerra in Yugoslavia e il ruolo lì giocato dai
paesi europei (tra cui, in posizione eminente, l'Italia e lo stesso Vaticano
) e degli USA; l'intervento imperialista in Afganistan giustificato, da
parte della maggioranza del Partito, se sotto l'egida dell'ONU, tacendo
di questo organismo il ruolo storico di foglia di fico delle potenze egemoni;
l'appiattimento del Partito sulle posizioni della componente nazionalista
borghese del movimento palestinese con l'appoggio acritico alla proposta
di Arafat e dei paesi arabi di soluzione della crisi attraverso la formula
" due popoli, due Stati" che comporterebbe la costruzione di una grande
prigione per il popolo palestinese; l'assenza di qualsiasi iniziativa di
appoggio alle lotte sempre più radicali del proletariato argentino
da parte della maggioranza del Partito con la conseguente sottovalutazione
del potenziale rivoluzionario della crisi argentina e degli insegnamenti
da trarne per i militanti del nostro Partito e per i lavoratori italiani.
A queste carenze come area programmatica Progetto comunista abbiamo cercato
di dare una risposta di classe, di educazione e formazione dei militanti
mediante conferenze (sulla crisi capitalistica, sulla Yugoslavia, sull'Afganistan,
sull'Argentina), interventi nel movimento e volantinaggi.
· È mancata da parte della maggioranza del Partito una
iniziativa politico-culturale, anche di carattere formativo su temi di
rilevanza teorica, storica e sociale; iniziative di controinforrnazione
sulla new economy e sui suoi risvolti sociali; un approfondimento della
storia dei Comunisti in Italia (a partire da Amedeo Bordiga, spesso citato
a caso, di Antonio Gramsci, di Pietro Tresso, di Nicola Di Bartolomeo,
ma anche della successiva degenerazione riformista del Partito di Togliatti
e Berlinguer) e nel mondo; l'approfondimento del pensiero e dell'azione
dei fondatori del movimento comunista (Engels, Marx, Lenin, Trotsky, R.
Luxemburg), senza i quali la rifondazione comunista è una pia illusione.
· la mancanza di un serio tentativo di radicamento e coordinamento
dei comunisti nel movimento sindacale (extra-confederale e confederale),
ciò che comporterebbe un posizionamento più favorevole per
l'intervento tra i lavoratori e il movimento in atto che oggi deve rappresentare
il nostro terreno centrale di lavoro.
· è mancata ogni autonomia dal Centrosinistra fino alla
collaborazione nella Giunta comunale e provinciale di Venezia, rinunciando
quindi ad attivare un'opposizione sociale nella Città e nei quartieri
alle politiche di privatizzazione e speculative dell'Amministrazione Cacciari
prima e Costa dopo. Le S.p.A. ormai abbondano: Casinò, Insula, Edilvenezia,
Arti, Venis, Venezia spiagge, La immobiliare veneziana, Venice cards, ACTV,
VESTA, ed infine Abitare Venezia, (in queste S.p.A. la partecipazione del
Comune varia dal 7,5% al 100%), ai vertici di queste S.p.A. c'è
spazio per tutti, mentre abbondano i consulenti del Comune secondo logiche
strettamente spartitorie e privatistiche, non mancano infine i finanziamenti
a cooperative e centri sociali strettamente collegati a partiti della sinistra
plurale. E' mancato il passaggio delle informazioni tra gli amministratori
nei vari livelli istituzionali e i militanti del Partito, le informazioni
si hanno dai giornali borghesi o dalle soffiate degli scontenti di turno.
· Il pur lodevole intervento contro il razzismo e in solidarietà
con gli immigrati ha lasciato in ombra una connotazione di classe finalizzata
alla sempre più urgente unità d'azione tra lavoratori immigrati
e italiani.
· manca uno strumento collettivo, accessibile a tutte le tendenze
e sensibilità del Partito, di informazione sulla attività
della federazione.
L'intervento tra i giovani (innanzitutto giovani lavoratori, precari,
disoccupati) e la loro conquista al Partito va assunta come la priorità
del lavoro della Federazione e dei circoli: tanto più a fronte della
media generazionale particolarmente elevata dei nostri iscritti. Ciò
significa affrontare una discussione nuova su sedi e strumenti dell'intervento
tra i giovani, sia nei movimenti, sia sul territorio, nei luoghi di lavoro,
nelle scuole. La formazione dell'organizzazione provinciale dei giovani
comunisti va attivata in rapporto a questo salto di elaborazione ed iniziativa.
Dopo la grave aggressione subita dai giovani comunisti di Venezia all'inizio
di questo mese deve essere interrotta l'unità organizzativa dei
cosiddetti disubbidienti e del polo rosso-verde veneziano.
Il nostro intervento nei movimenti e nelle organizzazioni sindacali
deve diventare terreno di confronto e di elaborazione collettiva, cessando
di essere, come troppo spesso è accaduto, o spazio riservato agli
addetti ai lavori, o ambito di volontariato individuale. E vale per l'intervento
sindacale, in particolare nella CGIL, dove va evitata ogni logica di lavoro
"separato", senza discussione nella Federazione, così come ogni
logica di adattamento alla burocrazia sindacale. In questo senso si tratta
di costituire la Commissione Lavoro del partito come struttura realmente
funzionante fuori da ogni carattere di istanza virtuale che determinerebbe
un danno serio per la stessa coesione del nostro lavoro sindacale.
La questione Formazione deve essere finalmente affrontata. Grave è
stata, nel passato, la totale latitanza del nostro impegno al riguardo,
con il conseguente risultato che altri esercitano l'egemonia teorica e
politica sui giovani iscritti al partito (vedi manifesti antimpero dei
giovani comunisti, discorsi sulla fine della centralità della contraddizione
tra Capitale e Lavoro salariato). La formazione non può essere ne
considerata un optional, ne affidata alla sola autogestione individuale.
Va assunta come problema della Federazione, come un settore importante
del suo lavoro politico: tanto più nel momento del possibile avvicinamento
al Partito di una nuova leva di giovani.
L'autonomia dal Centrosinistra anche sul terreno delle politiche amministrative
deve essere assunta e sviluppata, in coerenza con la nostra opposizione
di classe a quelle politiche liberiste di cui le Giunte di Centrosinistra
sono state e sono strumento esecutivo. Ciò significa innanzitutto
la fuoruscita dalla maggioranza di Governo di sinistra plurale sia nel
Comune che nella Provincia di Venezia, una certezza di collocazione all'opposizione
in questa e come nella prossima legislatura come naturale coronamento e
sbocco della scelta di presentazione elettorale autonoma e alternativa
del PRC alle prossime amministrative.
Occorre sgombrare definitivamente il campo da ogni ostacolo improprio
sul terreno delle relazioni interne al Partito, riconosciamo che, a parte
qualche spiacevole episodio di intolleranza, le relazioni tra maggioranza
e minoranza congressuali sono state improntate ad un rapporto di reciproca
correttezza pur in presenza di forti divergenze strategiche, fuori da ogni
personalismo che rappresenterebbe un fattore di impoverimento della vita
di Partito e la misura di una immaturità politica, è indispensabile
contrastare unitariamente queste patologie sul terreno politico favorendo
l'educazione alla discussione politica interna, sia in relazione ai temi
nazionali ed internazionali, sia in rapporto all'intervento locale della
Federazione e ai problemi della sua costruzione. Per consentire all'insieme
del Partito di comprendere le diverse posizioni nella loro effettiva realtà
politica, fuori da ogni lettura distorta e personalistica.
Nel quadro di queste considerazioni generali il Congresso provinciale
promuove la fondazione unitaria dei gruppi dirigenti della Federazione
a tutti i livelli. Nel rispetto, com'è naturale, delle posizioni
congressuali; ma anche con la volontà comune, al di là delle
mozioni, di valorizzare tutte le reali disponibilità di lavoro e
di impegno.