Il I Congresso Regionale Siciliano del Partito della Rifondazione Comunista,
prende atto positivamente delle modifiche statutarie apportate dal V Congresso
nazionale del PRC.
In particolare, la riformulazione dell’art. 8, realisticamente riconosce
l’esistenza di fatto di diverse correnti di pensiero che concorrono, assieme
e dialetticamente, allo sviluppo della linea politica nel nostro Partito.
Ciò appare di particolare e preminentemente utilità per
una formazione politica come la nostra che si propone l’arduo compito di
rifondare sulle proprie basi, adeguandola ai tempi moderni, quella visione
del mondo che, prendendo le mosse dal pensiero di Marx e di Engels, ha
portato, a seguito della rivoluzione del 1917, alla nascita dei partiti
comunisti e alla loro espansione nel mondo.
Dopo il rovinoso fallimento dei regimi dell’Est europeo e, per quanto
riguarda l’Italia, dopo la fine del vecchio PCI, il ruolo dei comunisti
sembrava destinato, per lungo tempo, ad una funzione di testimonianza in
attesa di tempi migliori. Solo un decennio dopo, assistiamo invece alla
rinascita imponente di uno spontaneo moto di protesta, sia tra i lavoratori
che vedono sempre più minacciati i loro concreti interessi, sia
tra strati vasti della popolazione mondiale.
Tutto ciò, aprendo nuove possibilità d’azione per i comunisti,
pone, peraltro, delle sfide inedite per un Partito come il nostro, privo
tuttora di un pensiero compiuto, di una prassi consolidata e di un quadro
dirigente pienamente sperimentato.
I comunisti devono, perciò, attingere pienamente al ricco serbatoio
di pensiero, lascito delle varie tradizioni comuniste e del movimento operaio,
dall’inizio del secolo sino al declino degli anni ’70, incarnato oggi nelle
diverse tendenze presenti nel nostro Partito.
Consapevoli che solo il dibattito pienamente dispiegato al nostro interno
sarà in grado di evidenziare gli errori del passato, separarli dagli
elementi propulsivi, riconoscere le tematiche obsolete da quelle di vigente
attualità e delineare, infine, la via per il comunismo del terzo
millennio, essi devono impegnarsi nel pieno sviluppo di tale dibattito.
Alla luce di tutto ciò, il Congresso regionale del PRC impegna i futuri organismi dirigenti e tutto il Partito Siciliano a:
1. Riconoscere tutte le tendenze al proprio interno, così come
delineate dall’art. 8 dello Statuto, garantendone la piena legittimità
statutaria e la piena dignità politica, nonché il diritto
a concorrere alla formazione della linea politica complessiva del Partito;
2. Rifiutare ogni atteggiamento settario di chiunque verso le varie
tendenze, siano esse quelle di minoranza ovvero quella maggioritaria;
3. Ad utilizzare le competenze di tutti i compagni, sia che appartengano
alla linea maggioritaria, sia a quelle minoritarie, sia che non appartengano
a nessuna di esse, nella conduzione e nella crescita complessiva del Partito;
4. A riconoscere che non esiste alcuna preclusione di principio all’assunzione
di cariche dirigenziali, anche esecutive, da parte di compagni che
si riconoscano in tendenze di minoranza, vincolandoli, così come
vale per tutti, al rispetto leale delle decisioni assunte a maggioranza.
Parimenti, impegna quei compagni che si riconoscono nelle diverse tendenze e sensibilità a:
1. Rispettare, con piena lealtà, le decisioni assunte a maggioranza;
2. Rifiutare ogni atteggiamento settario e discriminatorio: sia al
proprio interno, sia verso le altre componenti del Partito;
3. Rispettare la democrazia (e le regole a garanzia di essa) del Partito,
anche nel proprio funzionamento interno, soprattutto in vista di quei momenti
in cui essi sono chiamati separatamente a definire le proprie rappresentanze
negli organismi di partito e nelle liste elettorali;
4. Mettere sempre a disposizione del Partito l’elaborato del proprio
dibattito interno di area;
5. Mettere a disposizione del Partito le proprie competenze, tempo
e capacità, qualora ne vengano richiesti, sia sul terreno del Partito
che su quello elettorale. Devono impegnarsi, a tal proposito, qualora intervengano
elementi insormontabili che confliggano colla propria visione, a discuterne
lealmente negli organismi di Partito.