Progetto comunista
(area programmatica marxista rivoluzionaria del Prc)

SEMINARIO NAZIONALE
Marina di Massa, 30 giugno - 1 luglio 2001

ORDINE DEL GIORNO RESPINTO

Questo ordine del giorno, presentato da:
Marco Cataldo - Pasquale D'Angelo - Antonello Manocchio -
Emanuele Eramo - Antonina Albino - Mario Morese - Paolo Consolaro,
è stato respinto con 17 voti a favore, 59 voti contro, 7 astenuti


A due anni da Bellaria, é inevitabile il bilancio oggettivo dell'esperienza di Progetto Comunista.
Positivo l'aver dato continuità, in forma organizzata, alla battaglia politica dentro il PRC e   assicurato, pur con limiti non scevri da viziature alteranti di elaborazione e di confronto interno, stabilità di presenza di indirizzi generali e posizioni di merito.
Fra i limiti più evidenti, la vita interna dell'area opacizzata da preoccupanti elementi di burocratizzazione e una presenza nel partito, retta sul filo della formalizzazione della prassi democratica.
Ma ancor più preoccupante è stata la mancanza di una strutturalità che permettesse un confronto vero e permanente al nostro interno, massimamente fra le sensibilità componenti l'esperienza di Progetto Comunista in questi anni, ma ancor prima di quella sinistra comunista che sin dal secondo congresso si é opposta alle tendenze revisionistiche e socialdemocratiche nel partito.
Di conseguenza si é progressivamente affievolito in Progetto Comunista quel pluralismo, che é la motivazione prima della rifondazione, fino a scemare, man mano, quella ricchezza di modulazioni dei suoi stessi termini costitutivi.
E' un fatto che, a partire dalla prima esperienza congressuale dei "blocchi emendativi" e poi dei "documenti alternativi", le aree organizzate e le differenti e non poche sensibilità sono purtroppo mano mano saltate. Senza contare la sfiducia, il senso di impotenza e di inadeguatezza, che hanno spinto e spingono molti altri compagni verso il ripiegamento individualistico.
Non può essere autoassolutoria la constatazione che talvolta si è trattato di aree e compagni che hanno deciso loro di andarsene, come è stato, ad esempio e tra altre, per le aree di "Bandiera Rossa", dei fiorentini o di parte dei compagni napoletani in passato; o che altre volte siano state divergenze "insanabili" a determinare "forzature" o "atti amministrativi", come l'attuale vicenda dei compagni di "Falce e Martello", al di là dell'infelice contrapposizione al documento dell'area in cpn, che comunque non é proprio forzabile in contrasto con l'impianto generale della seconda mozione congressuale; oppure che, altre volte ancora, aree e compagni portatori di proprie specificità e di contributi utili al pluralismo abbiano ritenuto necessario, per senso profondo di responsabilità e costruttiva esigenza di unità, non forzare la sottolineatura della propria legittima identità. Cosa che la situazione, ormai, non rende più ripetibile per il futuro.
Al punto in cui siamo, non é più solo grave limite di metodo, né solo segno di  contraddizione di merito, ma fatto discriminante l'effettività dell'indirizzo rifondativo. Un  indirizzo che nel confronto e nella pratica del pluralismo fa coincidere democrazia sostanziale e prospettiva comunista,  supera il verticismo, di cui lo stalinismo  risulta solo una delle espressioni e che, nei fatti, persiste dentro l'organizzazione politica e vertenziale di lotta,  scongiura attraverso l'azione processuale concreta ogni logica di monolitismo centralizzante e ogni tendenza all'egemonismo da pensiero unico.
L'appiattimento monolitico non certifica l'assenza di diversità, le quali si manifestano solo se hanno spazi e possibilità. Se può essere legittima, per il contesto delle singole modulazioni, la richiesta di omogeneità a salvaguardia della propria identità, la stessa richiesta non può essere estesa al complesso di un'area come Progetto Comunista, pluralistica in quanto risultante della libera convergenza di identità differenti, individuali o organizzate che siano, sulla base di un comune minimo denominatore di intenti generali dentro il partito; anch'esse in legittimo diritto di convergere, senza per questo dover forzare la propria identità.
Il pluralismo non é fatto spontaneo e nemmeno riferibile a semplici "intese", ancorché frutto di tutta la "buona volontà" che si voglia, specie per le distorsioni che nascere e vivere in una società capitalistica produce nella soggettività umana, anche tra le più avanzate.
Il pluralismo va assunto come carattere di identità, come attento e permanente processo di crescita per chi sceglie di stare a sinistra, va coltivato, alimentato, garantito e sorretto, ne vanno costantemente valorizzati, mai elisi, i termini e le occasioni, accresciuti e consolidati gli spazi di effettività.
Non é cosa semplice. Tanto é vero che, per responsabilità di cui ciascuno non può non portare la propria "quota parte", nell'oggettività dei fatti, la progressiva elisione dei termini e degli spazi di pluralismo dentro Progetto Comunista ha fatto, man mano, coincidere quest'ultimo sempre più e solo con l'associazione "Proposta"; l'associazione che,  legittimamente e nonostante talune "forzature" in sede congressuale e dopo, s'è fatta la componente largamente maggioritaria, e dunque nella condizione concreta di disporre di maggiori agibilità.
Più di una volta, invece, a prevalere han finito per essere la richiesta di "omogeneità" interna all'area, uno sbrigativo incasso di egemonia di posizioni, un controllo "garantito" di spazi e strutture dentro il partito.
La stessa azione e le battaglie condotte sono risultate in concreto orientate ad agire "sul partito", alimentando un latente e pericoloso senso di "separatezza", piuttosto che dentro il suo corpo vivo, per riconsegnarlo questo partito alla gestione diretta dei suoi militanti, per contribuire a liberarlo dalle incrostazioni verticistiche, dalle gabbie istituzionalistiche e dal veleno maggioritario, nonché dalle scorie del centro-sinistra che minacciano in permanenza le prospettive del partito e la sua stessa unità.
Così la sinistra nel PRC rischia lo strumentalismo e perde la possibilità di rendere il partito come necessario per reggere in piedi una rifondazione per l'alternativa di classe. Al punto in cui siamo la legittimità dell'esistenza di Progetto Comunista sta proprio nel disporsi per risultare l'avanguardia di questa esigenza, ad ogni livello.
La constatazione non basta. Al nostro interno gli sforzi vanno concentrati per prevenire l'esaurimento del pluralismo politico e di identità, per valorizzare e garantire tutte le sensibilità e la ricchezza di proposte ancora presenti nel suo corpo militante di riferimento e accrescerle. Vanno individuati e praticati modi, tempi e strumenti per rendere strutturale e permanente il confronto interno, permettere verifica e sintesi vera degli elementi di convergenza e di divergenza. E' un salto di qualità indispensabile, che dobbiamo avere la forza di determinare tutti insieme, e fare in modo che questo avvenga in tutto il partito.
Fra l'altro, é necessario indagare e riflettere sulle cause che hanno indotto compagni alla separazione dal partito o addirittura giungere a coprire da sinistra la maggioranza. E ciò, nonostante le segnalazioni di preoccupazione per le sorti del pluralismo interno giunte ai nostri compagni nella Direzione del partito da parte di numerosi compagni ed aree di Progetto Comunista.
Il confronto, programmato nei tempi e garantito negli spazi e nelle modalità, deve poter investire, nella maniera più ampia possibile e in modo non alterabile, il nostro corpo militante e coinvolgere anche quello reale e più attivo del partito. Una sfida verso la maggioranza e una capacità di "contaminazione" che rappresenta per noi il primo vero e necessario elemento di verifica.
Aumentano le cose di cui dentro Progetto Comunista non si é riusciti mai a parlare, o comunque non lo si é potuto fare a fondo e con il coinvolgimento di tutti, e che invece sono divenute "linea", magari perché spinti dalle incombenze, dalle emergenze e dalla mancanza di spazi, determinando di fatto sovrapposizioni e talvolta forzature, inaccettabili per chi vuole per davvero non permettere che si chiuda il processo della rifondazione comunista.
A Bellaria si era faticosamente tentato, e la grande maggioranza dei compagni lo ha assunto come impegno comune ancor prima che lo facesse proprio la presidenza di quell'assemblea, di individuare temi di confronto, spazi, assetti interni, strumenti di garanzia e percorsi per far vivere Progetto Comunista. In questi due anni l'unico spazio di confronto, oltre le sbrigative esigenze di un raccordo sul contingente della presenza in cpn ritagliato tra le pieghe del suo svolgimento, è stato utilizzato per pur necessarie esigenze di immagine pubblica; il resto è rimasto intenzione, buono solo a chiudere unitariamente l'assemblea di Bellaria, mentre è risultata realtà, ci auguriamo fortemente sia stato non intenzionale, la gestione politica ed organizzativa monolitica dell'unica forza di Progetto Comunista ora rappresentata nella Direzione del partito.
Intanto, da subito, incombe l'esigenza di confrontarsi sui modi attraverso cui rispondere all'esigenza di un riferimento internazionale, che non sia la sola esperienza della IV internazionale indicata da "Proposta", che superi il concetto del monolitismo e dell'egemonia di una maggioranza centralizzata sul resto dell'organizzazione comunista e risulti la confluenza di tutte le modulazioni non revisioniste scaturite dalla storia del movimento comunista nel mondo.
C'è, poi, la comune maturazione di una condivisa ed efficace nozione pluralistica. Così come é necessario affrontare la questione della "transizione", oltre la sola agitazione di  obiettivi rivendicativi e ponendo all'ordine del giorno questioni concrete e di strategia, relativi al piano politico e a quello vertenziale, attinenti al come, quando, con chi e con quali mezzi riconquistare rapporti di forza favorevoli e da questi operare per riavviare il processo dell'alternativa di sistema.
Scontata, perciò, sul piano istituzionale, l'opposizione a governi la cui "alternatività" sia limitata a mitigare i danni che il potere padronale provoca sulla vita delle masse e sull'ambiente, invece che perseguire la realizzazione di programmi qualificati da elementi di controtendenza alla continuità dell'egemonia capitalistica sulla società. E perché l'alternativa di sistema si conformi risposta ai reali bisogni della gente, é necessario abbia come riferimento quello che scaturisce da una lotta per l'alternativa alla base della società.
Si tratta di apertura per un confronto ineludibile, di cui questo seminario di Massa Carrara è impegnato ad avviare l'individuazione degli elementi, delle garanzie e degli strumenti per dargli continuità. Non si può concludere senza essersi confrontati e per confrontarsi abbiamo bisogno dei tempi e degli spazi necessari.
Il congresso del partito é annunciato in tempi che ci consentono di rendere attuabile e credibile un percorso di effettivo coinvolgimento di tutti i compagni e delle sensibilità che riusciremo a motivare.
I compagni presenti nella Direzione del partito per Progetto Comunista, per un necessario compito di coordinamento, sono impegnati  a formulare una indicazione di documento con il quale dare continuità alla nostra battaglia alternativa nel PRC, il più aperto possibile al confronto fra le diverse opzioni per le specificità, che possa risultare il documento di tutti, indipendentemente dai rapporti di forza interni.
E' necessario che questa proposta sia fruibile entro il mese di novembre 2001, recepita da tutti i nostri rappresentanti nel cpn e da questi utilizzata per aprire la discussione e offrire ai singoli compagni e alle realtà territoriali del partito la possibilità di far pervenire, entro gennaio 2OO2, osservazioni e proposte alla struttura nazionale, affiancata per il percorso congressuale da altri compagni che completino la ricchezza delle modulazioni interne a Progetto Comunista, che avrà il compito di girarle "in rete" a tutte le realtà.
C'è poi che il collegamento diretto fra i compagni e tra le diverse realtà é fatto di primaria importanza, qualificante il carattere stesso del confronto, specie nella circostanza precongressuale. E', perciò, necessario che siano fruibili da tutti gli strumenti idonei ad assicurare il collegamento, primo fra tutti almeno l'indirizzario e-mail e/o tradizionale dei compagni presenti nel cpn.
Così come certamente dovrà essere soddisfatta in futuro l'esigenza di uno strumento di raccordo, politico ed organizzativo, a livello nazionale, strumento di coordinamento effettivo della pluralità e della ricchezza di Progetto Comunista.
Il problema é delle garanzie di confronto e di conseguenti rappresentanze pluralistiche, oltre alla possibilità di rapporto umano fra i compagni di Progetto Comunista, a partire dai membri del cpn.
Solo alla fine di questo percorso e individuate tutte le necessarie garanzie, potrà essere tenuta l'assemblea nazionale di varo del documento congressuale, di copertura delle scadenze procedurali e di avvio del lavoro organizzativo, anche qui attraverso forme di raccordo e di gestione, che contribuiscano ad aumentare motivazione, coinvolgimento e slancio per il nostro corpo militante.