DICHIARAZIONE DEI COMPAGNI DI PROGETTO COMUNISTA IN DIREZIONE NAZIONALE


Il testo presentato unanimemente dalla segreteria -al di là di elementi di accordo sull’analisi della fase ("disgelo") che, come ha riconosciuto il segretario nella sua relazione, sono da tempo comuni sia alla maggioranza cha alla minoranza del partito- non avanza, a nostro giudizio, una proposta politica positiva e conseguente con il progetto di una forza coerentemente comunista. L’apparente radicalismo verbale racchiude in realtà la riproposizione, in forme nuove, della precedente linea politica del partito.

In primo luogo il testo rimuove totalmente il tema del bilancio di lungo periodo della nostra politica e in particolare del sostegno accordato per metà della precedente legislatura al governo di centrosinistra, nel momento di massima offensiva delle sue politiche antipopolari (dalle finanziarie "lacrime e sangue" al "Pacchetto Treu"). Tanto più nel momento dell’affermazione del governo Berlusconi-Bossi-Fini il bilancio complessivo del centrosinistra non può essere disgiunto dal bilancio del nostro rapporto con esso. Questo mancato bilancio si salda con la riproposizione di una prospettiva di sinistra plurale "che si candida al governo su un programma riformatore": cioè nei fatti di una ricomposizione in vista di uno schieramento di governo con l’apparato liberale DS per il dopo Berlusconi, senza alcuna esclusione dello stesso centro borghese tradizionale (Margherita). Il fatto che questa prospettiva venga perseguita da un versante di movimento, non solo non cambia la sua natura ma la aggrava: invece che sviluppare nel movimento la coscienza politica dell’autonomia, delle sue ragioni sociali e la sua contrapposizione alle forze borghesi e liberali, di fatto si assume il movimento come base di pressione e come strumento di ricomposizione con quelle forze. E’ di fatto la coazione a ripetere della politica fallita di dieci anni.

La prospettiva politica della sinistra plurale di governo svuota, più in generale, le ragioni stesse di una battaglia di egemonia anticapitalistica nel movimento e nei movimenti, battaglia di egemonia che del resto il testo rifiuta apertamente. E’ significativo che le evocazioni anticapitalistiche del testo sui temi della transizione, della proprietà, del potere non solo restino prive di qualsiasi traduzione di merito, ma si accompagnino all’esaltazione di quella cultura egemone "neoriformistica" nei gruppi dirigenti anti-global che è esattamente basata sulla rimozione di quei temi. Nei fatti invece di una battaglia strategica di fondo nel profondo della giovane generazione per ricostruire il senso della necessità di una prospettiva rivoluzionaria contro ogni vecchia e nuova illusione riformistica si realizza un blocco con le direzioni riformiste dei movimenti a tutto danno non solo del partito ma dei movimenti stessi.

Infine la mancanza di una profonda strategia alternativa si salda nello stesso testo con l’assenza o l’estrema genericità delle indicazioni politiche di fase: sullo stesso terreno della costruzione e indirizzo dei movimenti oggi contro il governo delle destre mancano indicazioni di proposta su forme di organizzazione e di lotta; è assente una proposta di rivendicazioni unificante per la ricomposizione di un movimento di massa contro il governo. E’ assente lo stesso obiettivo di fondo, per noi centrale, della cacciata del governo Berlusconi-Bossi-Fini come terreno di radicalizzazione politica dell’opposizione di massa in funzione di una prospettiva di alternativa di classe. Infine la stessa istanza dell’"apertura" del partito ai movimenti -in assenza di un progetto anticapitalistico alternativo e di una battaglia nei movimenti per l’egemonia- si trasforma in una confusa soluzione organizzativa e di diluizione delle strutture, a partire dai circoli, in reali o presunti "luoghi" di movimento: col rischio di produrre non un salto positivo di radicamento sociale del partito, ma un indebolimento del partito nei movimenti stessi.

Noi riteniamo che il V congresso del partito debba sancire invece un cambio di rotta. Proprio l’irrompere sul campo di una giovane generazione e il principio di svolta che essa segna in Italia nel quadro di un processo di radicalizzazione su scala mondiale richiedono più che mai il rilancio e la riattualizzazione di un programma comunista e dell’alternativa anticapitalistica come unica reale risposta di fondo alle istanze che gli stessi movimenti sollevano, come base della politica di massa del partito, come vincolo di coerenza delle sue scelte politiche piccole e grandi. E’ su queste basi che il nostro partito deve insersi pienamente nei movimenti, costruendo una battaglia per l’egemonia non in termini organizzativo-burocratici (secondo le tradizioni delle fasi di degenerazione, socialdemocratica e stalinista, del movimento operaio) ma in termini politici rivoluzionari (secondo le migliori tradizioni del movimento comunista, quelle del leninismo, fatto proprio in Italia da Gramsci), per "rappresentare nel movimento il futuro del movimento stesso".

Per tutto questo dichiariamo la nostra intenzione di presentare al prossimo CPN una proposta alternativa di indirizzo congressuale.
 

MARCO FERRANDO, VITO BISCEGLIE, ANNA CEPRANO, FRANCO GRISOLIA, LUIGI IZZO, MATTEO MALERBA, FRANCESCO RICCI, MICHELE TERRA