ORDINE DEL GIORNO DI PROGETTO COMUNISTA PER LA DIREZIONE NAZIONALE DEL PRC (11/11/2000)
 

La candidatura a Premier di Francesco Rutelli  da parte del Centrosinistra non nasce solamente dalla ricerca di una soluzione d'immagine a fini elettorali, né dalla sicura affidabilità del Sindaco del Giubileo e delle privatizzazioni capitoline: ma rientra nella prospettiva strategica di costruzione del "partito democratico" come rappresentanza centrale della borghesia italiana. Prospettiva su cui convergono con numerose contraddizioni, sia i Democratici di Prodi, sia la maggioranza dell'apparato burocratico dei D.S., a guida Veltroni e D'Alema.
 
La stessa identificazione sempre più chiara di F. Rutelli con i programmi della grande borghesia, a partire dall'ulteriore riduzione del prelievo fiscale sulle imprese è suggerita dalla volontà di consolidamento e ricomposizione attorno alle forze costituenti del "partito democratico" di settori decisivi della classe dominante. I cui interessi sono stati gestiti organicamente dai governi di centrosinistra dell'intera legislatura e dalle loro scelte: non ultime le operazioni condotte o avallate, attorno all'ENEL, alla privatizzazione delle municipalizzate, alle concessioni UMTS, alla controriforma dei cicli scolastici..
 
Tutto ciò conferma l'indicazione della rottura col "Centro" formalmente avanzata dal nostro partito. Ma ci obbliga a una traduzione coerente di questa indicazione. Rottura col Centro deve significare rottura con la classe dominante, con i suoi interessi, con i suoi candidati e rappresentanti, di Centrodestra e di Centrosinistra: e quindi rottura col tradizionale Centro politico borghese ed anche con quella burocrazia liberale D.S. che ha rotto col movimento operaio e con la sua stessa rappresentanza socialdemocratica. Rottura col Centro significa parallelamente rivendicazione dell'autonomia del movimento operaio attorno a un proprio polo di classe: con l'appello unitario rivolto non solo ai lavoratori ma a tutte le forze della sinistra critica (v. Sinistra D.S.) che ancora si basano sul movimento operaio perché rompano col Centro, quindi col Centro Sinistra, e realizzino con i comunisti un fronte unico d'azione attorno ad obiettivi di classe.
E' una politica di unità del mondo del lavoro che al tempo stesso incalza le contraddizioni della sinistra critica e amplia gli spazi dell'egemonia alternativa dei comunisti.
 
Questa politica è incompatibile con una "non belligeranza" col Centro Sinistra in sede elettorale. I Comunisti non possono realizzare la non belligeranza verso lo schieramento di governo del grande capitale. Tanto più a bilancio di una legislatura che ha visto l'apice dell'attacco padronale e governativo alle condizioni di massa e la gestione di una guerra imperialista. Tanto più a fronte del fatto che tutte le lotte e i movimenti che si sono prodotti in questi anni, si sono sviluppati contro il Centrosinistra, i suoi governi, i suoi rappresentanti e ministri di Centro e D.S. (dal movimento contro la guerra alle lotte degli insegnanti).
Nessuna concessione redistributiva alla vigilia del voto, nessuna eventuale riforma della legge elettorale possono minimamente  scalfire questo bilancio di classe, o modificare la natura delle forze in campo.
 
La proposta politica del polo autonomo di classe ha una sola traduzione coerente: la presentazione autonoma del PRC sia al Senato sia alla Camera, sia sul livello proporzionale sia nei collegi maggioritari, in alternativa al Centrodestra e al Centrosinistra.
La scelta eccezionale di desistenza unilaterale può essere praticata solo verso gli esponenti di quella sinistra critica che sfidiamo alla rottura col Centro (a fronte di esponenti non governativi e nei soli collegi in cui la presenza dei comunisti è determinante per il risultato). Ma proprio a partire dalla logica del polo autonomo di classe, non in contraddizione con essa.
 
In questo quadro la Direzione Nazionale del PRC avanza la candidatura a premier di Fausto Bertinotti in contrapposizione a Berlusconi e Rutelli (come eventualmente a Di Pietro e D'Antoni), quale unica espressione politica del mondo del lavoro e dei disoccupati, e dei loro interessi indipendenti. Parallelamente la D.N. impegna il partito ad elaborare una nuova proposta programmatica che si rivolga non al C.S., in una logica negoziale, ma alle grandi masse in una logica di alternativa anticapitalistica; una proposta che quindi colleghi le rivendicazioni immediate (per forti aumenti salariali unificanti; la riduzione progressiva dell'orario; un vero salario sociale ai disoccupati, senza finanziamento alle imprese, realmente alternativo a soluzioni di precariato, l'abolizione del Pacchetto Treu) ad una soluzione complessiva di rottura con l'ordine capitalistico.
 
In ordine alle imminenti elezioni amministrative che coinvolgono anche grandi città (a partire da Milano e Roma) la D.N. orienta il partito alla presentazione indipendente delle liste comuniste e di classe, in alternativa a Centrodestra e Centrosinistra: in particolare respinge ipotesi di apparentamento di governo col Centro Sinistra sia al primo che al secondo turno elettorale preservando o affermando la collocazione del partito all'opposizione.
La D.N. chiede al partito un forte impegno di promozione e partecipazione alla scadenza di mobilitazione internazionale a Nizza contro le politiche liberiste: con una impostazione politica e programmatica fortemente caratterizzata che tracci un legame tra le istanze antiliberiste e quella prospettiva di alternativa socialista che, sola, può conseguentemente realizzarle. In particolare, in alternativa alle illusioni riformistiche circa la possibilità di un'Europa "sociale" in ambito capitalistico e imperialistico, è centrale la rivendicazione strategica degli Stati Uniti socialisti d'Europa.
 
La D.N., infine, decide su queste basi la convocazione urgente del CPN entro la prima metà di dicembre.