II CONFERENZA NAZIONALE DEI GIOVANI COMUNISTI
(Marina di Massa, 5-6-7 luglio 2002)

Ordine del giorno conclusivo
presentato da Nicola Di Iasio per il documento 2


In questi anni le giovani generazioni hanno conosciuto un crescente protagonismo nella lotta al dominio del capitalismo internazionale e alla sua politica fatta di guerre, miseria ed imbarbarimento di ogni aspetto della vita di milioni di persone.
Sono giovani i combattenti della seconda Intifada, che lottano per porre fine al dominio coloniale dello Stato sionista di Israele su tutta la Palestina, e che hanno dato il maggior contributo di sangue a questa eroica guerra di liberazione alla quale va tutto il nostro sostegno incondizionato.
Sono in gran parte giovani i protagonisti dell’insurrezione iniziata in Argentina che neanche il piombo del governo De La Rua ieri e di Duhalde oggi è riuscito a fermare.
Una nuova generazione è stata protagonista in questi anni delle mobilitazioni noglobal.
I giovani lavoratori sono in prima fila nelle mobilitazioni di piazza contro l’attacco antioperaio del governo Berlusconi.

Avvenimenti che costituiscono, per un verso, la dimostrazione dell’attualità di un approccio classista e rivoluzionario e dall’altro di quanto l’unica utopia sia la riformabilità del capitalismo e sia necessaria ed urgente la costruzione di una direzione politica alternativa del movimento operaio.
Avvenimenti che sono la dimostrazione altresì delle potenzialità unificanti della classe lavoratrice e della necessità della battaglia di egemonia (politica e non burocratica) di un partito rivoluzionario sulla base di un programma di rivendicazioni transitorie condizione indispensabile affinché le istanze profonde dei movimenti non vengano tradite (Italia ’94). E’ necessario un partito che contrasti l’influenza pervasiva dell’ideologia dominante superando con l’organizzazione permanente dell’avanguardia gli inevitabili riflussi dei movimenti, che faccia del programma generale dei comunisti non argomento per studi seminariali ma per fonderlo con l’esperienza viva di ampi settori di lavoratori e di giovani nelle lotte. Come diceva Marx: “la classe operaia può agire come classe solo costituendosi in un partito politico autonomo, indipendente e contrapposto a tutti gli altri partiti politici”.

 Non è su questa strada che si sono mossi i GC e il nostro partito. Le teorizzazioni sull’abbandono della centralità della contraddizione capitale-lavoro e di conseguenza della centralità operaia a favore di una indistinta “moltitudine”, la politica dell’atto eclatante, della “disobbedienza” civile e sociale, sono state una ripresentazione di vecchie concezioni riformistiche contro cui il movimento comunista è nato.

La II Conferenza nazionale dei GC riconosce quindi la necessità di un cambiamento dell’impostazione strategica della linea politica, e la necessità di una nuova prospettiva: consistente nel rafforzare l’organizzazione dei GC, le sue strutture interne, la partecipazione democratica, la formazione teorica e politica dei militanti per fare dell’organizzazione dei GC lo strumento di una battaglia di egemonia tra le giovani generazioni attorno al progetto comunista e rivoluzionario.

Sul piano nazionale i GC assumono come prioritario l’intervento nelle mobilitazioni contro il governo a partire dallo scontro sull’articolo 18; intervento che sappia andare necessariamente oltre la sola campagna referendaria coniugando assieme:

- la necessità di una piattaforma di mobilitazione unificante di lavoratori e disoccupati, che rivendichi ad esempio: l’abolizione del Pacchetto Treu con l’assunzione a tempo indeterminato di tutti i lavoratori precari, estensione a tutti i lavoratori dell’articolo 18, la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario senza flessibilità, di un salario sociale per i disoccupati, del ritiro della controriforma Moratti e della cancellazione della legge razzista Bossi-Fini.

- altre forme di lotta: non scioperi centellinati ma uno sciopero prolungato capace di paralizzare il Paese e di sconfiggere il governo.

- L’autorganizzazione dei lavoratori attraverso un’assemblea nazionale di delegati eletti sui luoghi di lavoro che possa assumere democraticamente le scelte su forme e contenuti della lotta al governo

- l’obiettivo della cacciata del governo Berlusconi non al fine di aprire la strada, come nel ’94, all’alternanza borghese e a un nuovo governo antioperaio di centrosinistra, ma all’alternativa di classe, cioè a quello che Marx definiva un “governo dei lavoratori per i lavoratori”.
 

Questa battaglia non può essere racchiusa nei confini nazionali. Bisogna ripartire dal concetto fondante del movimento comunista fin dalle sue origini secondo cui il proletariato ha bisogno in ogni fase di un partito mondiale d’avanguardia, cioè di un’internazionale. Questa esigenza è posta oggi nei fatti dallo sviluppo delle mobilitazioni su scala mondiale contro la globalizzazione capitalistica e dalla contemporanea bancarotta delle vecchie direzioni del movimento operaio, staliniste e socialdemocratiche. L’Internazionale che è necessario oggi rifondare è la IV Internazionale. Intendendo con questo nome non provenienze individuali o un’organizzazione già esistente ma di un partito comunista internazionale basato sul recupero e l’attualizzazione degli assi fondamentali del programma marxista rivoluzionario: la concezione della conquista del potere politico come leva decisiva della transizione al socialismo; la necessità di un programma transitorio che riconduca gli obiettivi immediati e il livello di coscienza dei lavoratori alla necessità della rottura anticapitalistica, in una prospettiva socialista, l’unica in grado di risolvere la crisi storica dell’umanità.