Ordine del giorno sui fatti di Argentina
presentato all'assemblea nazionale dei Giovani Comunisti (dicembre 2001)



L'odg è stato presentato dal compagno Alberto Madoglio, dell'Esecutivo nazionale dei GC, all'Assemblea nazionale che si è tenuta nei giorni prima di Natale a Foligno e che ha avviato il percorso verso la Conferenza nazionale dei Giovani comunisti (nei prossimi giorni vi invieremo un resoconto di Foligno fatto dai compagni che vi hanno partecipato e la prima bozza di documento alternativo presentato dai compagni giovani della nostra area per la Conferenza -che si terrà subito dopo il V Congresso del PRC). L'odg specifico di solidarietà con il processo rivoluzionario argentino non è stato posto ai voti perché la presidenza dell'assemblea ha prima temporeggiato, poi ha prodotto un altro testo, infine ha deciso di "assumere" i due odg senza votazione accampando risibili motivazioni ("si era deciso che l'Assemblea non avrebbe votato", "non è un'Assemblea regolarmente eletta", ecc.). In realtà l'imbarazzo nasceva dal fatto che la maggioranza dirigente del partito ha assunto -nel pieno sviluppo delle grandi mobilitazioni argentine- una posizione assai "timida": uno scarno comunicato della segreteria nazionale si limitava a condannare la brutale repressione poliziesca del governo di Buenos Aires e arrivava a chiedere persino al governo italiano (cioè a Silvio Berlusconi, artefice della repressione di Genova) di sollecitare "l'Europa" (cioè l'imperialismo europeo) perché invocasse un atteggiamento meno violento da parte del governo argentino... Così pure nei giorni successivi su Liberazione si è data una informazione distorta di quelle entusiasmanti giornate, insistendo solo sull'aspetto repressivo o presentandole come puro "caos" impolitico; come peraltro continua a fare ancora oggi il Manifesto che -anche dopo gli assalti di massa ai palazzi del potere- cerca di presentare il tutto come un misto di complotto di settori peronisti e di vandalismo plebeo. In altre parole: si parla tanto di rivoluzione (pensiamo al documento di maggioranza per il prossimo congresso) ma quando se ne vedono i primi segnali si preferisce sperare in altre soluzioni, meno traumatiche...

Ordine del giorno sui fatti di Argentina

L'assemblea nazionale dei Giovani Comunisti saluta con gioia le manifestazioni di piazza di queste ore dei lavoratori e dei giovani argentini che hanno cacciato il governo De La Rua. Solo dalla loro lotta potrà emergere quella soluzione politica a favore delle masse sfruttate del Paese che nessun governo della borghesia, di centrodestra o centrosinistra, di "unità nazionale, potrà offrire alla bancarotta economica, politica e sociale dell'Argentina.
La lotta delle classi subalterne dell'Argentina è la nostra lotta. E' la lotta di quei milioni di giovani e di lavoratori che, in tutto il mondo, hanno ripreso a mobilitarsi nelle piazze, nelle scuole, nelle fabbriche, per contrapporre al volto barbaro di questo sistema sociale un altro mondo: un mondo sottratto alle logiche di sfruttamento, guerra, razzismo e miseria che costituiscono l'essenza irriformabile del capitalismo.
I lavoratori, i giovani, i disoccupati argentini, che sfidando coraggiosamente la repressione poliziesca, assaltano i palazzi del potere, si battono nelle strade, erigono barricate, costituiscono oggi l'avanguardia delle lotte proletarie nel mondo. Essi sono un esempio completo per tutti coloro che vogliono porre fine al capitalismo.
Solo le masse oppresse, in Argentina come nel resto del mondo, possono, "espropriando gli espropriatori", riprendere nelle proprie mani quel futuro che ci appartiene. E' questo il compito della rifondazione comunista, di noi Giovani Comunisti. Un compito che oggi, grazie anche al sacrificio di quei giovani compagni che sono caduti nelle strade di Buenos Aires, colpiti dalle pallottole della polizia, può conoscere un nuovo grande balzo in avanti.
Per questo esprimiamo la nostra solidarietà militante ai manifestanti argentini. Per questo ci auguriamo la vittoria della loro lotta, a cui contribuiremo in ogni modo possibile e intensificando la nostra lotta qui in Italia.
Il proletariato non ha nazione!
Venceremos!