Nota informativa sulla Direzione Nazionale del Prc del 23 gennaio 2001

Primo: la Direzione confermava la linea della maggioranza proprio nei giorni in cui cadeva anche l'ultimo preteso "argomento" a suo sostegno ("la non belligeranza ci sottrae all'accusa di far vincere le destre"): nei giorni, cioè, dell'attacco dell'intero centrosinistra al PRC (o con insulti, vedi Pdci e dalemiani, o con generose proposte di un naufragio comune, vedi Rutelli, veltroniani e sinistra Ds). In realtà la "non belligeranza" con quello che si è dimostrato in questi anni lo schieramento di governo della grande borghesia, lungi dal sottrarci agli attacchi e a pulsioni ingenuamente unitarie eventualmente presenti nel "popolo di sinistra", ci espone su entrambi i fianchi: apparendo ad alcuni una posizione troppo poco unitaria, e ad altri viceversa l'ennesimo compromesso a perdere (cui magari sottrarsi con la fuga astensionistica e la passivizzazione). In altre parole, la "non belligeranza" ci espone agli attacchi del centrosinistra appunto perché lasciando il partito in una collocazione ambigua impedisce di educare larghe masse alla necessità di costruire nelle lotte un polo di classe autonomo dai due poli borghesi.
 
Secondo: Bertinotti e la maggioranza dirigente hanno nuovamente argomentato questa linea in termini generali, evidenziando che (a differenza di quanto vorrebbero lasciar credere alcuni interpreti "di sinistra", v. area legata a Ferrero o Bandiera Rossa) le vere motivazioni sono di ordine strategico e non derivate da presunte necessità tattico-elettorali. La "non belligeranza" è stata infatti nuovamente inquadrata dal segretario nazionale nella prospettiva di costruzione della fantomatica "sinistra plurale" (con i vertici burocratici della sinistra liberale) in cui l'interlocuzione con la cosiddetta "sinistra antagonista" (intesa peraltro come aree culturali e ceti politici) è vista in funzione ausiliaria (il segretario ha annunciato la preparazione in tempi brevi di una "assise nazionale" della sinistra antagonista, soddisfando così anche la "sinistra" interna alla maggioranza). La "non belligeranza" alle prossime elezioni politiche -combinata, come diremo tra poco- con l'accordo politico, elettorale e di governo col centrosinistra per le grandi città in cui si voterà tra pochi mesi (forse nello stesso giorno delle elezioni politiche), Milano, Torino, Roma e Napoli, è funzionale a proseguire un'interlocuzione a tutto campo e a tenere aperta, nel "peggiore" dei casi, la strada di un rapporto organico con gli apparati della cosiddetta "sinistra moderata" (col Prc in funzione di "pungolo" o ala critica), nel migliore (si fa per dire) dei casi, cioè nel caso improbabile di una vittoria elettorale dell'Ulivo, a una ricomposizione di governo tra Prc e centrosinistra. E il fatto di "garantire" oggi che il PRC sarà comunque collocato all'opposizione del futuro governo è al contempo una promessa difficile da credere e che costa poco (non abbiamo dubbi che nel caso -ripetiamo, molto improbabile- di vittoria del CS, si aprirebbe, con i giusti tempi, il consueto "confronto programmatico"...).
 
Terza considerazione. La conferma migliore di quale sia l'asse su cui ruota la "non belligeranza" elettorale col centrosinistra viene dalla decisione di stringere un accordo (ovviamente da sottoporre alla consueto "confronto programmatico"...) col centrosinistra per le elezioni amministrative della prossima primavera.
L'accordo è in via di definizione a Milano e Torino (il ritardo è dovuto solo al fatto che il centrosinistra stenta a trovare un candidato) ed è praticamente cosa fatta a Roma e a Napoli.
A Roma il partito si prepara a sostenere come candidato sindaco un certo... Walter Veltroni. L'argomento formalmente ineccepibile avanzato da Bertinotti è quello per cui in nome della "rottura col centro" la candidatura dell'attuale segretario dei DS non poteva essere respinta a priori. Che poi Veltroni abbia in questi anni gestito gli interessi del centro borghese ben più di un qualsiasi Mastella (che in genere gestisce solo gli interessi della sua famiglia) è cosa che non disturba il ragionamento del segretario. Così come non costituisce un problema il fatto che Veltroni sia il principale agente del processo di rottura della maggioranza dirigente dei DS con il movimento operaio appunto in nome di una ricollocazione al centro nella prospettiva della costruzione di un partito democratico borghese.
Per Napoli, invece, dopo aver respinto Mastella in nome appunto della "rottura col centro" (rottura che però non verrà praticata nei collegi uninominali della Camera dove saranno presenti i candidati mastelliani ma non quelli comunisti), dopo un triplo salto logico (senza rete) si è deciso il sostegno a... Rosa Russo Jervolino. Avendo persino l'ardire di sostenere(è il caso del segretario della federazione napoletana, Migliore) che si tratta di una candidatura "che rompe la gabbia del centro". In che cosa consista questa rottura col centro da parte della democristiana doc Jervolino è cosa difficile da spiegare: e difatti lo stesso Migliore non ci tenta neppure...
 
Come minoranza della Direzione abbiamo contrapposto a questo impianto tattico e strategico la proposta già avanzata in altre sedi. E cioè quella della necessità di una autonomia del movimento operaio e dei comunisti dalla borghesia, dai suoi governi e dalle sue rappresentanze politiche, nella prospettiva della costruzione di una nuova direzione della classe. Ciò che deve tradursi in temini elettorali in una presentazione pienamente autonoma del PRC con candidature comuniste sia nella parte proporzionale che nei collegi, per entrambi i rami del parlamento (fatta salva la possibilità di non presentazione, in collegi in bilico, a fronte di candidati riconoscibili del movimento operaio); la presentazione del segretario nazionale come candidato del movimento operaio in contrapposizione ai due candidati premier della borghesia, l'articolazione di un programma anticapitalistico in cui le ragioni dell'alternativa socialista emergano come unica risposta alla crisi distruttiva di questa società. Una prospettiva socialista cui guadagnare la maggioranza del proletariato, non un orizzonte indefinito di cui parlare la domenica (magari a Livorno).

Francesco Ricci