Cari compagni, care compagne, vi forniamo alcune informazioni sull'ultima
riunione della Direzione nazionale, tenutasi venerdì scorso (23/2)
e avente come punto in discussione la composizione delle liste per le prossime
elezioni politiche. Ulteriori informazioni sul dibattito possono essere
lette su Liberazione di sabato 24/2.
La proposta avanzata dalla Segreteria nazionale
a maggioranza (in segreteria hanno votato contro i due compagni dell'area
"soriniana", Grassi e Pegolo) è stata sostanzialmente questa: basare
il ragionamento sui voti presi dal partito alle ultime elezioni regionali;
individuare quindi i collegi dove "sicuramente" (salvo imprevisti) il partito
eleggerà deputati, individuare i nomi corrispondenti da candidare
come capolista, per quanto riguarda la parte proporzionale della Camera
dei deputati (come è noto per la parte uninominale della Camera
il partito rinuncia a presentarsi, "non belligerando"). Si è quindi
discussa la proposta di tredici nomi avanzata dalla maggioranza della segreteria.
I nomi proposti sono: Bertinotti, Mantovani, Giordano,
Vendola, Titti De Simone, Alfonso Gianni, Marilde Provera dell'area bertinottiana
cui si aggiunge Pisapia (indipendente) ed Elettra Deiana per il Forum delle
donne; Graziella Mascia, per la costituenda nuova corrente in maggioranza
(Mascia - Crippa, di cui abbiamo saputo dai giornali dei giorni scorsi);
Fausto Sorini per l'area neo-togliattiana; Russo Spena per l'area di Ferrero,
cui si aggiunge Agnoletto (della Lila, indipendente) riconducibile sostanzialmente
alle stesse posizioni.
Come è evidente dall'elencazione fatta in
questo modo (ovviamente in Direzione non si parla in termini espliciti
di aree, al limite si accenna pudicamente alle "sensibilità"), la
parte del leone la fa la corrente del segretario, mentre sono penalizzate
le altre aree (in particolare i soriniani, cui va un solo compagno eleggibile,
e Bandiera Rossa cui non va, per il momento almeno, nessuno). Questo ha
portato i soriniani (Grassi e Pegolo) a votare contro in segreteria e ad
astenersi in Direzione (10 astensioni) sollevando a difesa della critica
una serie di obiezioni generali anche sostanzialmente condivisibili (in
particolare quella sull'assenza di lavoratori).
L'area di Bandiera Rossa (Maitan e Turigliatto)
ha contestato in modo esplicito la lista, criticando in particolare l'esclusione
della propria "sensibilità di maggioranza" ma anche l'esclusione
completa della minoranza congressuale, cioè della nostra area. Ma,
con la coerenza di cui hanno già dato ampia prova in questi anni,
in fase di votazione hanno dato una "approvazione condizionata" (sic) alla
proposta (in italiano corrente si direbbe: hanno votato a favore) riservandosi
una definitiva valutazione quando la proposta sarà chiusa e varata
dalla Direzione; mentre hanno votato contro la proposta avanzata dalla
minoranza (quando, visti gli inteventi fatti, avrebbero potuto anche astenersi,
senza compromettersi più di tanto...).
Le nostre critiche (avanzate nell'intervento del
compagno Grisolia) sono state queste. Primo, è grave, non solo per
la minoranza ma per l'intero partito, che per l'ennesima volta la minoranza
congressuale venga esclusa dalla rappresentanza istituzionale del PRC.
Si tratta di una evidente contraddizione del carattere "pluralista" della
rifondazione di cui si sente parlare spesso. Il secondo fatto, di estrema
gravità, è che su tredici nomi non c'è un solo lavoratore
in produzione; carenza che non è certo colmata dalla presenza di
una sindacalista, la compagna Provera (segretaria FIOM del Piemonte). Per
un partito che si proclama "dei lavoratori" e che ha enfaticamente discusso
della "questione operaia" nel recente convegno nazionale di Treviso, non
c'è male! Ancora più significativo è il fatto che
in diversi interventi (compreso quello del segretario) si è risposto
a questa obiezione dicendo che non ha senso porre la questione in questi
termini (che sarebbero "operaistici"), in quanto (è il segretario
ad affermarlo) "un operaio certo si sente meglio rappresentato da Bertinotti
che da sé stesso"...
In aggiunta a questi due elementi di particolare
gravità (l'esclusione della minoranza del partito, l'esclusione
dei lavoratori) si aggiungono altri aspetti preoccupanti. Non c'è
nella lista dei realmente eleggibili nemmeno un compagno dell'organizzazione
giovanile del partito (Giovani Comunisti); infine si viola palesemente
lo Statuto che esclude esplicitamente di riproporre compagni che hanno
già fatto due o più mandati in parlamento.
A differenza di tutti quelli che hanno protestato,
mugugnato e brontolato -per poi approvare in conclusione la proposta o
al limite astenersi - i compagni della minoranza hanno votato contro, proponendo
anche al voto una esplicita modifica della composizione dellal lista. Abbiamo
proposto che: a) il compagno Marco Ferrando venisse candidato come capolista
in Liguria; b) venisse individuato almeno un compagno o una compagna di
una realtà operaia e di lotta significativa (la Fiat, la Zanussi,
ecc.) da far eleggere. Su questa proposta tutte le anime della maggioranza,
anche quelle che avevano sollevato obiezioni e argomenti convergenti con
i nostri, hanno ritrovato una piena unità, votando contro.
Ora si apre un percorso (una "consultazione") che
-almeno formalmente- dovrebbe coinvolgere nella discussione le strutture
dirigenti periferiche del partito (federazioni, regionali) per discutere
la proposta della Direzione, integrarla con le candidature "di servizio"
(cioè di quei compagni e compagne che, salvo sconvolgimenti, non
saranno eletti) per poi concludere il tutto in una nuova riunione della
Direzione nazionale che chiuderà le liste per entrambi i rami del
parlamento (compreso cioè il Senato, su cui non si è discusso:
anche perché evidentemente non è ancora esclusa -almeno a
quanto apprendiamo dalla lettura dei giornali- nonostante lo stesso pronunciamento
maggioritario del CPN, una qualche forma di desistenza limitata ed incrociata
col Centrosinistra nei collegi).
Come compagni della minoranza, a differenza di altri,
non abbiamo mai subordinato il nostro quotidiano lavoro per il partito
e per la rifondazione -né tantomeno l'esplicitazione del nostro
dissenso strategico- all'ottenimento di qualche poltrona di partito o istituzionale
(e per questo siamo regolarmente eslcusi dalle strutture esecutive o organizzative
o istituzionali). D'altra parte la denuncia della discriminazione verso
la minoranza e l'esclusione dalle liste di lavoratori è evidentemente
un aspetto importante della battaglia che conduciamo contro la concezione
del partito (e dei suoi scopi) sostenuta dalla maggioranza del gruppo dirigente.
Per questo riteniamo importante che questi elementi di critica e di proposta
alternativa emergano con forza anche nella discussione che si aprirà
nei prossimi giorni nelle strutture locali. Esclusione del pluralismo interno
(c'è spazio per candidare due indipendenti ma non per candidare
un dirigente del partito come Ferrando) ed esclusione degli operai dalla
rappresentanza istituzionale di Rifondazione: ecco una dimostrazione pratica
di cosa significa la "non belligeranza" con lo schieramento di governo
della grande borghesia.
Francesco Ricci