Nota sul congresso regionale del Prc dell'Emilia-Romagna
di Michele Terra (18 ottobre 2002)
Il riassunto più fedele dei due giorni di congresso regionale
dell'Emilia-Romagna, che ha visto al centro la questione della partecipazione
del PRC alla Giunta regionale, lo ha fatto senz'altro l'Unità del
24/9/02: "Né rottura né verifica. Il congresso regionale
del Prc ha approvato un documento su cui si è ritrovata la stragrande
maggioranza dei delegati, l'85%. Il documento sancisce un "riorientamento
programmatico per un rilancio dell'alleanza in Regione" Dunque rientrano
i propositi dei bertinottiani, che all'inizio chiedevano una verifica nella
maggioranza, e si afferma la linea dei maselliani (i grassiani, NdR). Irriducibile,
invece, la minoranza trotzkista che ha votato contro il documento, continuando
a chiedere l'uscita da tutte le giunte in cui il PRC è insieme all'Ulivo."
Nei mesi precedenti il congresso regionale molti esponenti dell'area
bertinottiana, in primo luogo Ugo Boghetta e la deputata De Simone, avevano
abilmente fatto credere di rappresentare l'ala sinistra della maggioranza
del PRC, criticando aspramente l'operato della Giunta Errani, a volte convincendo
anche compagni che avevano in passato votato la mozione 2 che questo era
il giro buono per battere i moderati grassiani del partito. I bertinottiani
erano addirittura giunti a votare con Progetto Comunista, nel congresso
federale di Bologna, un O.d.G. che si configurava come un vero e proprio
ultimatum alla Giunta regionale.
Ma il gioco da trasformisti dei bertinottiani era buono giusto per
chi ci voleva credere a tutti i costi (ovvero Bandiera Rossa) o per qualche
ingenuo.
Alla vigilia del congresso regionale come Progetto Comunista abbiamo
lanciato un'offensiva sui giornali locali per offrire provocatoriamente
ai bertinottiani, che non disponevano della maggioranza assoluta dei delegati
ma solamente di quella relativa, un'alleanza per mettere in minoranza i
grassiani su un documento che sancisse la rottura con il centrosinistra
(Il Domani di Bologna titolava:"Dai trotzkisti la proposta di un patto
anti-Errani").
Ovvie le risposte dei fedeli del segretario nazionale: "Rifondazione
Comunista non ha alcuna intenzione di uscire dalla maggioranza che governa
l'Emilia-Romagna (..) non abbiamo alcuna propensione o volontà alla
rottura - sottolinea Ugo Boghetta - " (nota dell'agenzia Dire del 21/9/02).
Ancora più chiara l'on. Titti de Simone: "L'uscita dalla maggioranza
è fuori discussione anche se il giudizio sulle politiche di Errani
non è dei migliori" (agenzia Dire 21/9/02). Dei veri e propri estremisti
pericolosi 'sti bertinottiani!
Ma per fortuna c'è una nota Ansa che ci narra di una "Voce anomala
rispetto a questi schieramenti è quella di Corrado Scarnato (ex
mozione 2 al IV congresso NdR) , responsabile dell'organizzazione della
federazione di Bologna, bertinottiano poco conciliante, convinto della
necessità che Rifondazione esca dalla Giunta regionale, a meno che
non le si riconosca un ruolo più incisivo e un assessorato più
"pesante" politicamente come quello al lavoro" (nota Ansa del 21/9/02).
Insomma per i bertinottiani poco concilianti la questione Giunta è
risolvibile con uno cambio di assessorato.
Naturalmente nessuna intenzione più o meno bellicosa dei bertinottiani
è stata mantenuta fino in fondo. Così, mentre l'area Grassi
vantava inesistenti risultati positivi dell'azione del PRC in maggioranza
e Giunta regionale e l'assessore bertinottiano Pasi (quello che per sbaglio
votò l'assunzione degli interinali in Regione, quello che non per
sbaglio è fuggito dall'aula al momento della votazione sulla privatizzazione
della Fiera di Bologna, quello che chiede gli incentivi fiscali per gli
albergatori della riviera, ecc.) spiegava che tutto va bene, infine nasceva
il documento conclusivo comune di tutta la maggioranza.
Due giorni di congresso regionale, di risse verbali tra le anime della
maggioranza, per concludere che il PRC vuole "un riorientamento programmatico
per un rilancio dell'alleanza". All'elettorato comunista il "riorientamento
programmatico" verrà spiegato con lo slogan "Per una politica a
sud-ovest di Berlusconi"?!?!?
Una conclusione, quindi, che lasciando tranquilla la Giunta ha dato,
nei fatti, ai grassiani la vittoria morale e politica di vedere confermata
la loro linea politica.
Al momento è ancora in alto mare la questione del segretario
regionale, non avendo nessun candidato la maggioranza assoluta dei voti
in CPR, e così il Resto del Carlino del 13/10 ha giustamente scritto:"Gli
esponenti delle due aree forti in Emilia-Romagna (Tribi sostenuto dai bertinottiani
che contano sul 47% del CPR e Mangianti dagli emendatori al documento congressuale
che hanno il 37%) hanno dovuto cedere il passo alla terza componente, la
minoranza trotzkista che fa capo a Marco Ferrando, contraria a entrambi
i candidati e ferma nel chiedere l'uscita del PRC dalle giunte di centrossinistra,
in primis quella regionale".