Comunicato sull’incontro del 24 marzo
tra Bertinotti e l’Unione Industriali di Napoli
“Vuoi vedere che cambia davvero?”: Rifondazione
Comunista incontra gli Industriali…e allora è cambiata davvero!?!
Quando
dicevamo “o con i lavoratori o con gli industriali” non facevamo una
provocazione, ma indicavamo il rischio di uno scenario concreto in cui le
ragioni dei lavoratori e dei movimenti venivano abbandonate per far posto a
quelle della borghesia.
Ed
è ciò che si va materializzando.
Il
segretario del PRC, nonché Presidente della Sinistra Europea, silenziosamente,
al riparo da possibili contestazioni, incontra gli industriali napoletani,
quelli che licenziano, sfruttano e si lagnano che il “lavoro costa troppo”, per
rassicurarli: nel prossimo governo dell’Unione, Rifondazione per loro
rappresenterà, come in questa occasione, un interlocutore leale, strenuo
promotore di pace sociale e concertazione.
E
cosa ha promesso agli industriali Bertinotti? Con una soffice critica al
precariato, che infatti si trasforma dalla richiesta di cancellazione della
legge 30 ad un più innocuo “valorizzare le tipicità”,
ha promesso la riduzione dell’IRAP, l’imposta
regionale sulle attività produttive, e più in generale la diminuzione del
cuneo fiscale per le imprese. Ha annunciato cioè nuovi sacrifici perché la
riduzione del costo del lavoro palesa la volontà confindustriale di aumentare i
profitti polverizzando il sistema previdenziale e delle tutele.
Giorni
fa Bertinotti aveva affermato che la lotta di classe è superata, dando il via
all’operazione chirurgica per plasmare una forza riformista e di governo che
sostituisca “il concetto di classe con quello di persona”. Così, a Palazzo Partanna,
la rifondazione socialdemocratica stringe le mani di Lettieri e riceve il
plauso di Confindustria, mentre i lavoratori
fanno i conti con la precarietà e stentano ad arrivare a fine mese.
Siamo
sicuri che i lavoratori oggi più di ieri percepiscono sia le profonde
differenze sociali sia la necessità di organizzarsi per un’alternativa di
sistema, e non solo di componenti di governo, per tali ragioni alle operazioni politiche
di Bertinotti preferiamo la vecchia, ma più che viva, lotta di classe.
AMR
– Progetto Comunista
Sinistra
del PRC
Collettivo
di Napoli
www.stampaoperaia.splinder.com
Sullo scioglimento dei Comuni nel napoletano
Quello del Comune di Brusciano in
Provincia di Napoli, non è che l’ennesimo di una lunga serie di scioglimenti di
amministrazioni comunali che ha visto la magistratura scuotere i consolidati
assetti di potere tra criminalità e politica in Campania.
Già da tempo intensi litigi tra
consiglieri sulla suddivisione di cariche e appalti tra amici e familiari,
costellavano l’operato della Giunta che per due volte conferiva la delega
assessorale a Nicola Marotta, rimosso dalla carica per comprovate cause di
ineleggibilità. E mentre il sindaco Angelo Antonio Romano di Forza Italia si
affannava in proclami tesi a rivendicare l’infondatezza di tali accuse, nel
paese si erigevano freneticamente piazze, piazzette, parcheggi sotterranei,
rotonde, marciapiedi. Fiorivano opere e cantieri, mentre le casse del comune
finivano, nel giro di due anni, in rosso. Attività, quelle dell’ente locale,
sviluppate, soprattutto, in funzione di guadagni facili da parte dell’organo
esecutivo del Comune. Ed alla fine, dopo quasi cinque anni, è arrivato lo
scioglimento.
E’ chiaro che quanto accaduto a Brusciano
c’entri ben poco col contemporaneo scioglimento del Comune di Boscoreale o con
quello meno recente che ha coinvolto il Comune di Pozzuoli, e neppure ha punti
di legame con la vasta rete clientelare sviluppata dalle istituzioni campane.
Ma resta rilevante il fatto che
Non invochiamo come altri la “questione
morale” per poi spartirci le poltrone. La camorra ha nella storia dello
sviluppo capitalistico italiano, ed in particolare del meridione, un ruolo da
protagonista nell’economia così come nella politica, dove opera in senso
propulsivo garantendo arricchimento di lobbies affaristiche locali, soprattutto
nell’edilizia, ruolo smascherato solo occasionalmente nella fratricida
concorrenza con altri gruppi finanziari. Non invochiamo quindi l’indignazione
degli “onesti”, né auspichiamo una improbabile autonomia della politica
dall’economia: il problema è congenito al sistema. La strada da percorrere è esattamente
costituita da quei cento passi che separavano l’abitazione di Peppino Impastato
da quella del boss siciliano Badalamenti, quella della presa di coscienza del
proletariato della necessità di un cambiamento così vasto da strappare il
potere dalle mani della borghesia e dei suoi caporali per consegnarlo a chi nei
cantieri comunali ci lavora, magari in nero. L’irrompere nella scena dei
lavoratori organizzati fuori da logiche concertative e non più preda della
camorra è l’unica ipotesi in grado di sancire l’unico vero cambiamento morale
possibile, quello dal capitalismo al socialismo.
AMR Progetto Comunista – Sinistra del PRC
Collettivo di Napoli
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8 MARZO
L’8 marzo
Nel 1884 uscì la 1° edizione de "L'origine della
famiglia, della proprietà privata e dello Stato" di Engels, uno studio che
mostra come alle donne nelle società originarie venne attribuito esclusivamente
il lavoro domestico e il ruolo di madre. Esse furono allontanate dalla vita sociale,
costrette all’isolamento per assicurare fedeltà e figli a cui trasmettere la
proprietà privata. Così, la famiglia, essendo il mezzo per la perpetuazione
della forma dominante di proprietà, acquisendo con la fine della comunione dei
beni il carattere patriarcale e monogamico, diviene un’istituzione sociale
fondamentale per l’oppressione femminile.
Più tardi, col capitalismo, alla schiavitù domestica si
aggiunse quella salariata: la donna è immersa nel mondo del lavoro e, al tempo
stesso, il lavoro domestico e l’allevamento dei figli continuano ad essere a
suo carico. Ciò comporta un ulteriore peggioramento della sua esistenza, ma la
doppia condizione di lavoratrice e casalinga diventa per molte donne una
necessità per sopravvivere. Questa è certamente una delle cause della grande
presenza delle donne nel mondo del lavoro in nero, senza diritti né tutele,
soprattutto al Sud, sottoposte al ricatto costante del padrone, costrette
all’accettazione di lavori anche pesanti, mal pagati e spesso vittime di abusi.
Il ministro delle pari opportunità Prestigiacomo e i
governi susseguitisi in questi anni hanno proprio questa responsabilità: l’aver
condotto politiche anti-operaie e anti-donne che hanno largamente eroso diritti
e conquiste delle lavoratrici.
Si ripete una vecchia storia: in diverse epoche la
borghesia industriale ha sollecitato l’inserimento della donna nel mondo del
lavoro, con l’intento di utilizzare manodopera femminile non qualificata e
quindi a basso costo. Di fatti, la lotta per l’eguaglianza retributiva ha
prodotto, a partire dagli anni ’60, una nuova espulsione delle donne dalla
produzione, mascherata da una propaganda che esaltava i valori di madre e
moglie. Quando, poi, negli anni settanta, sul finire di un ciclo economico
espansivo, l’industria si è aperta di nuovo alle donne, allora sono riemersi i
problemi concernenti il doppio ruolo di madre e lavoratrice.
Ma le nuove mobilitazioni che scuotono il mondo del lavoro
vedono protagoniste giovani donne combattive, lavoratrici d’ogni ramo che in
prima linea rifiutano concertazione e guerra. Sono queste forze le migliori
leve dell’alternativa operaia e socialista che si fa strada nelle lotte
quotidiane per i diritti e il salario.
AMR Progetto Comunista
Collettivo di Napoli
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Al fianco dei
lavoratori Fiat.
No all’accordo, no
alla repressione.
Le
lettere di contestazione con sospensione cautelativa immediata dal lavoro
giunte a diversi esponenti dello Slai Cobas di Pomigliano, sono la risposta
padronale all’ampio rifiuto dell’ipotesi di contratto nazionale che è
palesemente emerso ai referendum aziendali.
Viene
a galla una intesa di fondo tra azienda e confederali, entrambi interessati a
far digerire questo contratto bidone ai lavoratori, senza esclusione di colpi,
sino a ricorrere all’utilizzo di gravi atti intimidatori.
Si
prefigura così già oggi quel che le forze politiche e sindacali di
centro-sinistra intendono fare una volta al governo: deragliare la lotta
operaia su piani concertativi chiedendo nuovi e cospicui sacrifici con la scusa
del “governo di sinistra”. Questo progetto riceve la benedizione tanto di
Montezemolo quanto della “sinistra radicale” guidata da Bertinotti che per
l’appunto ha sostenuto l’accordo e cerca di legare i movimenti al carro
dell’Unione.
Con
questi provvedimenti che potrebbero trasformarsi in licenziamenti l’azienda da
un lato ha voluto calmare gli operai scomodi in prima linea nelle lotte, e
dall’altro ammonire i lavoratori sul comportamento da tenere in fabbrica. Per
tale ragione è necessario reagire a tutto ciò con una mobilitazione immediata
dei lavoratori per protestare contro i provvedimenti e spezzare il ricatto
padronale con la solidarietà.
Allo
stesso tempo urge continuare la mobilitazione per il NO all’accordo siglato da
Fiom-Fim-Uilm per il secondo biennio economico del contratto nazionale che
riduce l’aumento reale medio in busta paga tra i 50 ed i 60 euro, ben al di
sotto di quello dei precedenti rinnovi (2001 e 2003), barattandolo con un folle aumento della flessibilità, e più in
generale riapre la stagione della
concertazione.
Salutiamo
quindi con gioia la notizia della bocciatura dell’accordo anche all’Alenia,
testimonianza diretta che la mobilitazione operaia non cesserà.
ASSOCIAZIONE MARXISTA
RIVOLUZIONARIA-PROGETTO COMUNISTA
SINISTRA DEL PRC
COLLETTIVO DI NAPOLI
Sabato lavorativo? No grazie!
Sosteniamo la lotta dei lavoratori di
Pomigliano
Non cediamo né sul salario né
sull’orario
“Competitività” nel vocabolario operaio significa innanzitutto aumento dei ritmi, flessibilità, più ore di lavoro e zero sicurezza: in una sola parola “sfruttamento”. E’ con la semplice volontà di massimizzare la produzione, infatti, che l’azienda tenta di rispondere alle gravi strozzature impiantistiche che affliggono la produzione Fiat, lasciando in secondo piano qualità del prodotto e condizioni lavorative.
Di fatti, a Pomigliano, oltre
alla possibilità di imporre l'orario
plurisettimanale, che generalizza i turni variabili da
A questa scandalosa politica aziendale, la risposta dei lavoratori si manifesta nell’evidente crescita dell’opposizione in fabbrica, espressa con il no al referendum e la riuscita dei scioperi contro i sabati lavorativi. La repressione che ha coinvolto i dirigenti dello Slai è inoltre il sintomo che l’azienda sente progressivamente sgretolare il proprio potere ottenuto con la collaborazione dei sindacati accondiscendi.
Ma i lavoratori devono sapere di poter contare solo sulle proprie forze, senza cadere nel tranello delle illusioni seminate per fini elettorali da quegli stessi signori che ieri accettarono il pacchetto Treu e domani rafforzeranno la legge Biagi in modo da rendere più produttivo il precariato.
Centro-sinistra, Confindustria e
Confederali vanno a braccetto con l’obbiettivo di congelare il conflitto
sociale e a nulla servono le vuote parole elettorali degli onorevoli Tommaso Sonado
e Franco Giordano che, imbarazzati dalla protesta montante negli stabilimenti di
Pomigliano, inneggiano ad una “politica industriale
del Mezzogiorno” che si ridurrebbe, lo sappiamo, nei soliti sgravi fiscali per
i padroni.
Si
arrampicano sugli specchi per difendere un contratto che a loro detta “qui crea
notevoli difficoltà perchè molti lavoratori sono del terzo livello, e quindi
gli aumenti salariali sono solo di pochi spiccioli”, ma Rifondazione non può
sottrarsi alle critiche degli operai. Ha sostenuto un contratto che non è
dignitoso neppure per i lavoratori di primo livello, e che soprattutto apre una
nuova stagione di concertazione svendendo miseramente la tenacia e la
combattività che i lavoratori, in decine di ore di scioperi e blocchi, hanno
faticosamente messo in campo.
Per
tali ragioni sacrosanta è la lotta dei lavoratori che sciopereranno in questi 4
sabati lavorativi e riceve il nostro pieno sostegno nella prospettiva di un
sindacalismo di classe sciolto dalla logica delle compatibilità col sistema,
coscienti che la costruzione di una opposizione sociale alla concertazione
dev’essere affiancata dalla costruzione di una opposizione politica a qualsiasi
governo confindustriale.
Associazione
Marxista Rivoluzionaria “Progetto Comunista”
www.progettocomunista.it
Collettivo di Napoli
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