Mozione di minoranza per la Direzione Nazionale del Prc del 23 gennaio 2001


L’attacco politico condotto in questi giorni dalle forze di Centrosinistra contro il PRC va respinto con tutta la nostra forza.

E’ paradossale che il Centrosinistra accusi Rifondazione di favorire la vittoria delle destre. In realtà essa è favorita proprio dalle politiche anti-operaie realizzate in questi anni dai governi Prodi, D’Alema e Amato. Una politica che ha minato la resistenza di classe, aggravato la passivizzazione dei movimenti, legato i lavoratori al carro delle politiche borghesi, grazie al ruolo centrale svolto dalle burocrazie dirigenti di DS e Sindacato, autentiche “agenzie della borghesia” in seno al movimento operaio. Quella politica, condotta dal Centrosinistra, schieramento di governo del grande capitale (che non a caso continua a preferire l’Ulivo al Centrodestra, in quanto più affidabile gestore dei suoi interessi) ha spianato la strada alle destre, la cui probabile vittoria elettorale poggia sulla costruzione di un blocco sociale reazionario, incentrato sulla piccola e media borghesia.

L’attacco politico che viene sferrato contro il nostro partito evidenzia più che mai l’inconciliabilità di classe tra PRC e centrosinistra borghese e rende non più rinviabile un bilancio delle nostre scelte in questa legislatura. In questo quadro è necessario che il partito, sulla via della ricostruzione di un’autonomia del movimento operaio, e di un’egemonia dei comunisti in esso, articoli una coerente tattica elettorale.

In questo senso la DN rettifica l’errata linea della “non belligeranza” col Centrosinistra, fin qui seguita. Tale linea, peraltro, si è rivelata non solo sbagliata nei suoi fondamenti strategici, ma si è anche  dimostrata inadeguata per respingere il tentativo odierno del Centrosinistra di scaricare sul PRC le responsabilità della probabile vittoria delle destre (al punto che la concessione della “non belligeranza” alla Camera, lungi dal risparmiarci l’accusa di favorire la destra, viene impugnata cinicamente contro la nostra scelta al Senato per rafforzare tale accusa). Anche su questo piano, dunque, la difesa del PRC passa per la costruzione nel senso comune di larghe masse dell’indispensabilità e alternatività di classe di Rifondazione e della prospettiva di un polo autonomo di classe in Italia.

La DN propone pertanto al prossimo CPN un’inversione di rotta generale e, di conseguenza, la presentazione elettorale pienamente alternativa e autonoma del PRC sia sul piano nazionale che in occasione delle elezioni amministrative.

Sul piano locale si propone la presentazione di nostri candidati sindaci escludendo da subito la possibilità di intese politiche coi candidati del Centrosinistra: a partire dal caso emblematico di Veltroni a Roma, che rappresenta il campione per eccellenza della rottura della burocrazia liberale DS con il movimento operaio e il suo insediamento sociale.

Sul piano nazionale la DN propone al CPN:
- la presentazione in ogni collegio, alla Camera come al Senato, nella quota proporzionale come nel maggioritario, di candidati comunisti in contrapposizione a quelli del Centrodestra e del Centrosinistra (senza escludere un’articolazione tattica, in collegi a massimo rischio, verso esponenti riconoscibili del movimento operaio: ma entro un quadro di contrapposizione aperta ai candidati del centro borghese di vecchia e nuova formazione);
- la presentazione del segretario nazionale, Fausto Bertinotti, come candidato premier contrapposto ai due candidati dell’alternanza borghese, Rutelli e Berlusconi;
- l’articolazione, in questo quadro, di un programma politico e d’azione che leghi le rivendicazioni immediate (e il rovesciamento delle controriforme attuate dal Centrosinistra) con una prospettiva complessiva di alternativa anticapitalistica. Un programma non ideologico, che parta dall’esperienza quotidiana di larghe masse, e dagli scandali ordinari della società borghese (“mucca pazza”, banche usuraie, bombe all’uranio e guerra imperialista, ecc.), per motivare la prospettiva socialista come unica reale soluzione all’imbarbarimento del capitalismo.