IL MOVIMENTO E LA REPRESSIONE


“Ma almeno in questo dobbiamo riconoscere che Carlo Giuliani è stato tremendamente coerente con se stesso anche negli ultimi attimi della sua vita: infatti da punkabbestia è vissuto e da punkabbestia è morto. “

“Irruzione nella sede del GSF. Poco dopo la mezzanotte di ieri la Polizia ha fatto una irruzione all'interno dell'ufficio stampa del Genoa Social Forum situato nell'istituto scolastico Armando Diaz e nel centro di accoglienza per i manifestanti realizzato in un altro istituto situato dall'altra parte della strada, il Giovanni Pascoli, sede anche di Radio Gap. Le due scuole sono state lungamente perquisite e ci sono stati seri tafferugli che hanno causato 66 feriti, 12 dei quali sono stati ricoverati in ospedale. Una cinquantina gli arrestati. Nonostante le dichiarazioni di innocenza e di estraneità ai fatti contestati da parte dei portavoce del GSF, la Polizia ha sequestrato 3 bottiglie molotov, una mazza di ferro, varie stecche di piombo, 12 coltelli, blocchetti di porfido, maschere antigas e due sacchi colmi di indumenti neri, distintivo oramai riconosciuto del cosiddetto Black Bloc.
Nei piani superiori della Diaz sono state rinvenute molte grosse chiazze di sangue per terra, segno evidente che la scuola ha ospitato feriti in clandestinità.”

Delirio di qualche giornalista di estrema destra? Certo. Ma il fatto grave è che ad ospitare i due brani sopra riportati è la rivista on line di difesa e sicurezza “@lfabravocharlie” (http:www.alfabravocharlie.com/), ospitata nel sito ufficiale dell’Esercito Italiano, insieme alla più conosciuta “Rivista Militare” e ad “Analisi Difesa”.
“@lfabravocharlie” è diretta da Franco Maria Puddu, autore dell’editoriale di cui riportiamo le allucinanti righe di chiusura dedicate a Carlo Giuliani. Sarebbe interessante conoscere dal Ministro della difesa se, nei compiti istituzionali delle Forze Armate italiane, già resi più gravosi dal passaggio dalla difesa dei patri confini alla partecipazione alle varie “missioni di polizia” internazionali, c’è anche quello di dare voce a personaggi come il sopra nominato Puddu, di cui tutto c’è oscuro, salvo la collocazione politica.
Ma “@lfabravocharlie” offre alla lettura ben altri spunti di riflessione. Nel giugno di quest’anno, quindi a ridosso dell’appuntamento del G8, ha pubblicato un numero speciale dedicato all’evento. In questo inserto, oltre a giudizi infamanti sul “popolo di Seattle” è espressa un’analisi e sono dati alcuni consigli su come gestire l’ordine pubblico in occasione del vertice che, alla luce di quanto  poi è accaduto a Genova, sono di una sinistra preveggenza.
Nell’articolo: “G8, Genova e sicurezza”, tale Mephisto, dopo una disamina delle difficoltà imposte dalla conformazione della città e giudicando l’atteggiamento delle autorità (si riferisce in particolare al Prefetto) nei confronti del GSF di “un’irresponsabilità e una liberalità di concessione del tutto al di fuori della norma”, consiglia quali forze impiegare per arginare la contestazione:
“Per quanto riguarda il contenimento dei manifestanti forse la cosa migliore sarà far largo ricorso a uno dei migliori strumenti in fatto di contenimento di manifestazioni di piazza dei quali dispongono le Forze Armate italiane: i Carabinieri impiegati nelle Multinational Special Unit (MSU) … che sono all’avanguardia nel nostro Paese sia come dotazioni che come addestramento, specie nei compiti di livello estremo.
Senza voler mancare di rispetto a nessuno, il personale della Polizia di Stato non ha un addestramento identico e l’intenso (e spesso nefasto se guardiamo il numero degli agenti che a ogni manifestazione politica o partita di calcio finisce in ospedale) impiego che se ne fa non è condizione sufficiente a garantirne la qualità nell’impiego contro manifestanti di tipo particolare come i contestatori della globalizzazione”.
Le notizie più interessanti sono contenute però nell’articolo: “Ordine pubblico, un mistero italiano” di Giorgio Prinzi. L’autore relaziona dei contenuti del convegno organizzato a metà febbraio a Priverno dal Centro Alti studi per la lotta al Terrorismo e alla violenza Politica (CEAS), dal tema: “L’Intelligence del XXI Secolo” al quale intervenne, oltre a Maurizio Calvi, presidente del centro, anche Franco Frattini, allora Presidente del Comitato Parlamentare per i Servizi d’informazione e sicurezza e per il segreto di Stato, nonché attuale ministro per i servizi segreti.
Calvi e Frattini, secondo l’autore, sostennero che, dopo Göteborg “la prevenzione e la repressione di questo tipo di azioni è pertanto complessa e richiede un progetto di ampio respiro che deve coinvolgere le attività di intelligence, gli organi preposti alla sicurezza e le forze di polizia. Al contrario vi è stata sinora per il fenomeno solo scarsa attenzione, quasi una sorta di benevola reprimenda per le “esuberanze” del cosiddetto “popolo di Seattle” considerato come una folcloristica, anche se turbolenta, commistione di gente animata da buone intenzioni, sia pure espresse con eccessi da condannare … In realtà coloro che dicono di protestare contro la globalizzazione hanno essi stessi trasferito su un piano globale, tra “Paesi capitalisti e borghesi” e “Paesi proletari”, quella che una volta era la lotta di classe all’interno dei singoli Paesi.” E continua: “A più breve scadenza si presenta, invece, un problema di ordine pubblico di non facile soluzione e al quale le forze dell’ordine sono materialmente impreparate. D’altronde quando anche dovessero ricevere in dotazione mezzi adeguati per contenere gli assalti delle “tute bianche”, l’esperienza ci insegna che riceverebbero collateralmente delle disposizioni talmente restrittive sul loro impiego da vanificarne quasi del tutto il valore operativo… Probabilmente nel fare ciò sussistono maggiori difficoltà per i tempi di approvvigionamento dei materiali che non per l’emanazione delle relative norme di legge da parte dei due rami del Parlamento”.
Prinzi riferisce inoltre di una simulazione di gestione di crisi, svoltasi recentemente a cura del CEAS, nella quale “i giornalisti non sarebbero stati invitati ma sarebbero stati impersonati da ufficiali, rigorosamente in borghese e in tenuta “casual” per apparire più verosimili, che sembra abbiano interpretato l’insolito ruolo in maniera molto pertinente e puntuale” .
Interessante, vero?

Piero Acquilino

Genova, 28/07/2001.