IL TRANSGENDERISMO? NON INTERESSA
LASCIO IL PARTITO PERCHE' E' INTERESSATO PIU' AL MARKETING
di Klaus Mondrian
La mia
sconfitta elettorale è la prova che la questione transgender non interessa gli
elettori comunisti di Rifondazione né tantomeno la dirigenza del partito e
ancor meno il deputato Luxuria che ha completamente rovinato e travisato un
concetto che non significa assolutamente, come lui ha furbescamente divulgato,
travestito o transessuale. Uso il termine 'lui' poiché in vent'anni di
conoscenza si è sempre fatto chiamare al maschile da me e da tutti e non si
comprende questo improvviso uso strumentale della sua identità 'grammaticale'.
Ma la questione
non interessa neanche i tanti transgender che frequentano da anni i miei locali
che evidentemente sono rassegnati a una vita solo di sesso e senza diritti.
Non ho ricevuto
nessun sostegno dal partito in questa campagna elettorale né Rifondazione ha
promosso iniziative importanti a sostegno delle Unioni e dei Diritti Civili a
Roma. Il quotidiano 'Liberazione' ha pubblicato molti miei interventi in questi
mesi tranne quelli relativi al concetto di transgenderismo ritenuti troppo
critici nei confronti del 'transgenderismo all'amatriciana' profuso da
Rifondazione negli ultimi tempi.
Lo stesso
Luxuria non ha voluto partecipare ad alcuno dei miei incontri dimostrando una
totale ingratitudine e indifferenza per chi, come me, ha contribuito da dieci
anni a promuovere un concetto che lui ha tardivamente assunto e miseramente svilito
socialmente, intellettualmente, politicamente.
Tutto questo
dimostra che il dissenso mio e di altri come Helena Velena ed Imma Battaglia di
due mesi fa contro Bertinotti e Luxuria era motivato e giustificato.
L'operazione
Luxuria, come denunciavamo allora, era solo un'operazione di
politica-spettacolo che non aveva nulla a che fare con il concetto di
transgenderismo, assunto solo in una valenza psicologistica e non più
giustamente politica.
D'altra parte
le conseguenze di questa superficialità sono sotto gli occhi di tutti: Luxuria
usa il partito come un'agenzia di spettacolo. Parla delle sue minigonne più che
dei diritti umani, elogia Fini (dimenticandosi che qualche anno fa ha inveito
contro gli insegnanti gay), si fa superare sui Pacs persino da Rosi Bindi , non
firma per primadonnismo la buona proposta Grillini, pensa al 'terzo gabinetto'
(quando invece in un'ottica transgender andrebbero abolite le distinzioni tra
maschio e femmina) insomma è un comunista 'falce e pailettes' come tanti
pseudo-comunisti di Sinistra Europea che stanno colonizzando il partito.
Luxuria è
l'emblema decadente della deriva al centro moderato di Rifondazione Comunista
che non a caso, anche a Roma, ha eletto due su tre candidati di Sinistra
Europea che altro non è che un'ala 'trans' dei ds che entro l'anno toglierà a
Rifondazione l'identità e la parola 'comunista' nella speranza di far avanzare
un partito fermo sempre sul 5/6 per cento malgrado Luxuria e Bertinotti, o
forse proprio per questo.
Per questa
ragione, io che credo ancora nel transgenderismo (o meglio nel no-genderismo
visto che ormai il termine transgender è stato sputtanato) e che credo ancora
in un partito comunista che lotti per l'uguaglianza dei diritti umani, lascio
Rifondazione e aderisco al progetto di Ferrando del nuovo Partito Comunista dei
Lavoratori, avendo peraltro due anni fa appoggiato la sua mozione e avendo
riscontrato in questi anni l'egemonia organizzativa e politica della
maggioranza bertinottiana.
Non posso
continuare a stare in un partito che usa le questioni sociali in modo
estetizzante, che fa avanspettacolo politico, che parla dei diritti civili come
post-it.
D'altra parte
la mia sconfitta dimostra anche che non c'è un elettorato di Rifondazione
sensibile ai diritti delle persone transgender e che il 'miracolo
Luxuria' è stato possibile unicamente per imposizione del marketing della
dirigenza del partito che non ha saputo/voluto creare una coscienza politica
diffusa su queste questioni.
Vladimir
Luxuria, stando al mio cattivo risultato e se avesse avuto anche lui bisogno
delle preferenze, non sarebbe stato mai eletto in quanto transgender e ciò la
dice lunga sull'elettorato 'comunista' di Rifondazione.
Da oggi
Rifondazione e Luxuria sappiano che non esiste nessun movimento elettorale
transgender , e forse è anche meglio così.
Questi anni di
vita di partito mi hanno fatto conoscere dentro Rifondazione un sacco di gente
perbene, ex partigiani, operai, impiegati, gente che ci crede veramente.
Ma purtroppo le
scelte dei vertici del partito sviliscono queste energie, riducono la
democrazia e il dibattito interno, hanno portato Rifondazione a essere più un
partito di strategia che di lotta.
Non lascio il
partito perché sconfitto (avevo già una settimana fa aderito pubblicamente al
progetto di Ferrando), ma lascio il partito perché è ormai rassegnato alla via
socialdemocratica, moderata, buonista, cattocomunista e se ne frega ampiamente
di transengender e via dicendo.
L'ha fatto
prima accettando che Prodi non inserisse le Unioni Civili nel Programma, l'ha
fatto ora non dando nessun sostegno a un candidato che è stato uno dei primi in
Italia a parlare di transgenderismo.
Due mesi fa
Rifondazione ha posto questo concetto al vertice di tutto, sembrava che gli
italiani non potessero neanche andare al bagno senza sapere di transgenderismo.
Oggi che la
festa è finita, di quella pseudo-sensibilità c'è traccia zero.
E ciò è grave
non nei miei confronti che in fin dei conti sono stato un candidato come tanti
ma nei confronti dei tanti elettori che avevano creduto alla buona fede di
Bertinotti e al suo 'coraggio' nel candidare una drag queen.
Coraggio che
oggi si rivela solo come operazione di mercato politico. Innovazione del
costume parlamentare. Dietro alla quale non c'è alcuna sensibilità specifica
del partito e nessuna volontà di far cambiare idea a Prodi, Rutelli, Mastella e
D'Alema sui diritti civili uguali per tutti.
E tuttavia un
nuovo orizzonte è possibile oggi in Italia; e sono certo che il nuovo partito
di Ferrando accoglierà con decisione e determinazione la battaglia sui diritti
civili e sulle unioni civili (con identici diritti del matrimonio, comprese le
adozioni).
Ho perso una
tappa (e con me l'ha persa Rifondazione) ma non rinuncio alla corsa per una
società più giusta, dove le persone non siano etichettate per il loro
orientamento sessuale, godano degli stessi diritti di tutti, abbiano uguale
diritto alla felicità come tutti gli italiani e come tutte le italiane.