Questa lettera è stata inviata nelle settimane scorse a Liberazione,
scritta da due nostri compagni di Roma per ricordare l'anniversario dell'assassinio
di Pietro Tresso, dirigente del Pcd'I con Gramsci, animatore della battaglia
contro la svolta stalinista dell'Internazionale e del Pc italiano. Una
figura importante per i rivoluzionari, a cui abbiamo dedicato pagine anche
sulla stampa di Progetto comunista.
Purtroppo il giornale del partito, come spesso accade, non ha trovato
spazio per la pubblicazione.
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Sono ormai passati sessant'anni da quando Blasco, Pietro Tresso, uno
dei padri del movimento operaio italiano ed internazionale perse
tragicamente la vita.La sua testa cadde come tanti altri rivoluzionari,
per opera della tetra scure dello stalinismo ,colpevoli solamente di opporsi
alle menzogne fabbricate da Mosca...
La vita di Tresso fu piena di privazioni, sofferenze e miseria.
Nato nel 1893, quarto figlio di un ex mezzadro di Venezia divenuto
manovale, e a nove anni dovette lasciare la scuola, imparando sin dalla
tenera età il mestiere di sarto.
Entrò presto nella gioventù socialista, e fu insieme
a Bordiga e Gramsci, uno dei fondatori del PCI. Grande organizzatore di
sindacati contro il fascismo, responsabile del centro interno clandestino
del PCI in Italia, rappresentò il partito comunista italiano a Mosca
nel novembre del 22 durante il IV congresso dell'Internazionale comunista.La
sua figura e il suo prestigio nella sinistra italiana gli costarono
virulenti attacchi da parte dei fascisti che cercarono anche di ucciderlo.
La sua personalità dotata di grandi capacità politiche
e organizzativa,f u descritta in maniera esemplare da Ignazio Silone :"Sotto
molti aspetti,Pietro Tresso era in effetti un comunista esemplare. Caso
poco frequente nel movimento operaio italiano,era un dirigente di origine
proletaria che conservava intatte le qualità di freschezza e attività
della sua classe sociale.Benché autodidatta,la sua viva intelligenza
s'applicava allo studio degli argomenti più differenti,anche quelli
che erano estranei alle necessità del lavoro pratico che il partito
gli affidava.Nella conversazione con gli amici,gli piaceva manifestare
il suo gusto per la conoscenza disinteressata .Era coraggioso di
natura e, nelle circostanze più drammatiche del lavoro clandestino,non
perdeva mai il suo buonumore."
Nel 1930 venne espulso dal PCI, insieme a due compagni dell'Ufficio
politico, Alfonso Leonetti e Paolo Ravazzoli, a causa della spiccata
tendenza trotskista
Diede battaglia con tutta la sua tenacia alla linea avventuristica
dello stalinismo, aderì all'Opposizione di Sinistra Internazionale
fondata da Trotskij;da quel momento in poi lavorò fino alla morte
al suo fianco, nelle file del movimento trotskista internazionale.
Nei primi anni 30, Blasco si impegnerà a costruire e a dirigere,
in Italia e in Francia, la lotta sistematica alla burocrazia sovietica.
Egli era infatti oramai convinto del processo degenerativo in atto nell'URSS,
processo che portò il partito di Stalin e dei suoi lacchè
alla divisione della classe operaia, bollando i socialisti come "socialfascisti",
contribuendo così alla vittoria del nazismo in Germania.
Nel 1943 tra il 26/27 ottobre la sua vita giunge all'epilogo: verrà
giustiziato a sangue freddo, in Francia,da sicari di Stalin..."gli affossatori
della rivoluzione".
Il partito del PRC, avendo chiuso definitivamente con Stalin, si è
liberato degli ultimi strascichi di stalinismo rimasti di rimbalzo nel
partito dopo l'implosione del PCI non può e quindi non deve dimenticare
compagni come Pietro Tresso.
Militanti che hanno dedicato la vita per il socialismo, militanti che
si sono opposti alle tragedie della burocrazia staliniana, militanti che
hanno lottato per l'internazionalismo comunista meritano un adeguato riconoscimento;
è giunto il momento di dare il giusto respiro a figure del
calibro di Pietro Tresso a cui, la storia non ha ancora reso il reale
valore...
Per troppo tempo le vittime dello stalinismo sono state usate
e portate ad esempio dalla destra come strumento di propaganda anticomunista.In
ciò le organizzazioni operaie non sono esenti da responsabilità.
Proprio perché non hanno voluto e saputo assumersi per tempo il
compito, (sicuramente difficile, ma necessario dopo la caduta del fascismo
e la "rinascita"della democrazia borghese in Italia) di spiegare in modo
autonomo e persuasivo come e perché nel paese della rivoluzione
di ottobre sono potuti accadere simili orrori...
Eugenio Gemmo e Tiziano Latini