Caro Cofferati,
se ci rivolgiamo a te, pubblicamente, è perché la fiducia
che in te ripongono milioni di lavoratori e lavoratrici, ti carica di una
grande responsabilità.
Ad essere sinceri- com’è nostro costume- noi comunisti non abbiamo
condiviso e non condividiamo quella fiducia. Ti riteniamo responsabile,
come sai, di una politica di concertazione con padronato e governi che
per dieci anni ha colpito il lavoro, ha compresso i salari, ha punito la
previdenza pubblica, ha accettato le privatizzazioni, ha ingrassato unicamente
i profitti padronali.
Una politica fallimentare per i lavoratori e per i disoccupati, che
ha concorso, a fianco dell’Ulivo e dei suoi governi (Prodi, D’Alema, Amato)
a spianare la strada a Berlusconi.
Ma oggi prendiamo atto che proprio contro il governo Berlusconi si
è aperta nel paese una stagione nuova.Riprendono le lotte, si affaccia
una nuova generazione, si diffonde una domanda di svolta, carica anche
di una forte critica ai vertici D.S., e ai gruppi dirigenti del centrosinistra.
Tu sei stato e sei (è un fatto) il principale destinatario di quella
domanda, di quella ricerca di un riferimento nuovo e alternativo.
Proprio per questo, allora, hai il dovere e l’onere della chiarezza.
Prima come segretario della CGIL poi come esponente politico, hai impugnato
la bandiera dell’articolo 18, come conquista di civiltà, contro
l’attacco di Berlusconi. Come puoi oggi dichiararti contrario ad un referendum
che vuole estendere quella conquista a tutte le lavoratrici e i lavoratori?
Affermi che il referendum non è l’”arma idonea” e che occorre puntare
su una legge. Ma come puoi pensare che un governo Berlusconi - Bossi- Fini
e un centro dell’Ulivo presidiato da Rutelli e Treu possano concordare
una legge estensiva dell’articolo 18? E in ogni caso: se il referendum
non è l’arma idonea, perché la direzione della CGIL ha evitato
ed evita, da un anno e mezzo, la via maestra di una piattaforma generale,
comprensiva di quel diritto, e di una lotta a oltranza che la sostenga?
La scelta degli scioperi generali centellinati ogni sei mesi e senza obiettivi
vertenziali si è forse rivelata “idonea”? La verità e che
il movimento di lotta contro il governo è oggi a un’impasse . E
che Berlusconi, scampato alla stretta, va rilanciando una nuova offensiva:
sociale, politica, istituzionale.
Tanto più oggi allora, la tua responsabilità è
grande. E non la puoi eludere.
Se, forte della tua popolarità, ti schiererai al nostro fianco
nella battaglia del Sì all’estensione dell’articolo 18 potremmo
insieme conseguire il quorum e con esso, una possibile vittoria per i lavoratori,
carica di potenzialità positive per lo stesso rilancio delle lotte.
Se invece la tua popolarità sarà spesa, in un modo o
nell’altro, contro il referendum, allora certo troverai il plauso del centro
liberale dell’Ulivo ma rischierai di regalare la vittoria a Berlusconi
e al padronato. E certo non potrai, a quel punto, scaricare su altri l’enorme
responsabilità della Tua scelta e dei suoi effetti .
Questo è il bivio che ti sta di fronte.
Non è un bivio “referendario”, o “tattico”, è un bivio
di fondo, che chiama in causa, in ultima analisi, la prospettiva politica,
e non solo sindacale, che vuoi offrire al movimento operaio e ai nuovi
movimenti.
Rivendichi l’accordo col centro, persegui l’incontro con Romano Prodi,
porti a quell’incontro la dote della CGIL e delle tue innumerevoli relazioni
con i movimenti. Ma a fianco del centro liberale, c’è forse un possibile
futuro per le domande dei lavoratori e dei giovani che ti sostengono?
Prodi e Rutelli, Amato e D’Alema hanno rappresentato e rappresentano
in questo paese-sgomitando tra loro- gli interessi del grande capitale.
Certo si “oppongono” a Berlusconi, ma dal versante delle grandi imprese.
Denunciano i suoi interessi di clan e familistici, ma in nome dell’interesse
generale del capitalismo italiano. Gli rimproverano persino il fallimento
sociale del suo governo: ma per il fatto di “aver accantonato la concertazione”,
di “aver riacceso scioperi e conflitto”, di aver favorito insomma il cosiddetto...
"massimalismo” della CGIL. In una parola: chiedono ai padroni di puntare
nuovamente sul centrosinistra quale più affidabile garante dei loro
interessi e della pace sociale, e ai lavoratori di fare nuovamente da utile
sgabello
Ti chiediamo: è questa la prospettiva “nuova” che vuoi offrire
alla classe operaia e ai movimenti di massa? La verità è
che a braccetto col centro liberale non solo non può esservi una
alternativa reale nel futuro, ma neppure una lotta coerente nel presente:
né per l’estensione dell’articolo 18 né su un piano ancor
più impegnativo, per lo sciopero generale contro la guerra.
Per questo noi comunisti nel proporti innanzi tutto una lotta comune
e coerente sull’articolo 18 e contro la guerra, ti proponiamo un’altra
prospettiva politica generale.
Ti proponiamo di rompere col centro liberale e la borghesia italiana.
Di archiviare, realmente e definitivamente,la concertazione. Di costruire
con noi la più ampia unità di lotta dei lavoratori, di tutti
i movimenti, delle loro organizzazioni attorno a un comune programma di
svolta: per cacciare insieme il governo Berlusconi, non nel 2006 ma ora:
per realizzare insieme un’alternativa anticapitalistica quale unica vera
alternativa. Perché nessuna alternativa vera potrà realizzarsi
senza porre in discussione il potere della proprietà, senza realizzare
il potere alternativo delle lavoratrici, dei lavoratori, della maggioranza
della società
A te dunque la scelta
Sapendo che i comunisti svilupperanno comunque, tra le masse e nelle
lotte, questa prospettiva generale:con te, se lo vorrai, senza di te, se
ti defilerai o contro di te, se ti opporrai. E non saranno disposti a farsi
arruolare una seconda volta in un governo padronale dell’Ulivo.
Progetto Comunista sinistra marxista rivoluzionaria del Prc
7 febbraio 2003