Lettera  ai compagni di Progetto Comunista AMR

  

SONO TRANSGENDER PERCHE' SONO COMUNISTA

Di Klaus Mondrian

(candidato al Comune di Roma per Rifondazione)

Maggio 2006

Cari compagni, vi chiedo di sostenere la mia candidatura al Comune di Roma nelle Liste di Rifondazione non solo perché condivido e ho votato la mozione 'Progetto Comunista ma soprattutto perché il mio atteggiamento transgender deriva proprio dal mio essere comunista.

Mi spiego meglio.

Dieci anni fa ho iniziato quasi in solitudine a promuovere il concetto di transgenderismo a Roma e in Italia, attraverso articoli sui giornali, partecipazioni televisive, incontri ma soprattutto nella pratica di un locale, il 'Gender', che nel 1998 nacque come  una sorta di 'centro sociale della sessualità', di fatto il  primo locale transgender italiano.

Transgender significava e significa immaginare una società senza classi sessuali, una società che pone al centro la persona e i suoi bisogni e non il suo ruolo sociale e il suo orientamento erotico.  

Nella convinzione che la propria identità di genere (ciò che ci si sente) non sempre coincide con la propria biologia (ciò che si è, il corpo che si ha).  

Ma è una questione anche politica.   Transgender non è un nuovo genere sessuale ma piuttosto l'atteggiamento di chi non risponde alle aspettative di ruolo e, deludendole, si pone come motore di cambiamento sociale.    In ultima analisi, destrutturando il duopolio sessista omo/etero,  aderisce a un'idea marxiana di società liberata, società comunista appunto.

E' inutile dire che il transgenderismo che in questi mesi è stato proposto da Rifondazione non ha colto questa grande novità ed è stato piuttosto la glorificazione di una nuova (falsa) categoria sessuale, quella dei transgender in quanto sinonimo politicamente corretto di transessuale o travestito.

In due mesi è stato spazzato via un lavoro di anni che persone come me hanno faticosamente portato avanti sottotono.

L'aver istituito il 'transgenderismo' come nuovo 'genere' è stato un errore terminologico oltre che politico, un'occasione mancata per affermare invece la fine dei generi-ghetto nei quali gli uomini e le donne da secoli vengono collocati loro malgrado.

D'altra parte Rifondazione è sembrata più interessata all'operazione estetica intorno a questo concetto che a quella sostanziale.     Il 'transgender' come è emerso, era più fresco e commerciale del 'gay' (già consumato in tv) e più spendibile nella video simpatia degli italiani, persino  più impolitico in quanto coincidente con lo spettacolo (il travestimento, il trucco, l'ambiguità).

E che la questione transgender sia stata spettacolarizzata  a fini elettorali (nuova legge elettorale) lo dimostra il fatto che a nemmeno un mese dalle elezioni il partito ha completamente abbandonato la questione e isolato chi, come me, ha inteso promuoverla anche nelle politiche per il Comune di Roma .

Non che io dovessi godere o meritare un trattamento speciale, né che mi aspettassi una apertura, questa sì transgender, verso un candidato di una minoranza del partito, niente di tutto questo sia chiaro.

Ma è innegabile che passare in così poco tempo da un'accentazione sfrenata e disinvolta del transgenderismo al suo oblio totale la dice lunga  su un'operazione che rischia di  apparire solo di marketing politico e di innovazione del costume parlamentare.

Altrimenti come spiegare il 'gradualismo' bertinottiano verso le Unioni Civili o   la mancata adesione del partito alla buona proposta Grillini sui Pacs?

Come può un partito comunista dire che il 'giuramento e la lealtà a Prodi sono più importanti dei diritti umani delle persone?

Come può un partito comunista farsi superare su questi temi persino da Rosi Bindi?   Rinunciare alla lotta gridando continuamente la propria fedeltà al governo, quasi per un complesso di colpa.

E analogamente si potrebbe dire per le questioni relative alla guerra e alla mai specificata idea renatozeriana di 'nonviolenza' in un teatro di occupazione.

Parole, sembrano parole, post-it elettorali, slogan affascinanti, radical-choc,   trasgressivi ma non troppo, comunque mai  oltraggiosi verso l'industria, il mercato, il potere, l'omologazione politica.

Ecco, io credo che non si possa continuare a campare di parole.

Dietro la parola 'transgender' ci sono persone che amano, che fanno sesso, che pensano, che soffrono, come tutti.

Persone che chiedono diritti come tutti, perché sono come tutti.

Un partito che si definisce comunista non rinuncia all'uguaglianza perché ha detto 'lo giuro .   Se questo giuramento prevale sui fondamenti, quel partito ha esaurito la sua funzione di critica dinamica e di cambiamento e si avvia a esistere unicamente per esistere.