Le vicende delle Acciaierie di Cornigliano mettono a nudo il ruolo dei
padroni (in questo caso Riva) nel perseguire a tutti i costi il profitto;
il ruolo della destra nel volere scaricare sui lavoratori i costi delle
ristrutturazioni se necessario anche con le manganellate, ma anche la subalternità
di una sinistra (un nome che rappresenta sempre più una posizione
geografica e non politica) che sceglie di abbandonare gli operai al loro
destino dietro l'idea della fine della classe operaia e del ruolo fondamentale
che può svolgere nella messa in discussione dei meccanismi del mercato,
dello sfruttamento, del profitto.
Siamo in presenza di una fabbrica che crea sicuramente problemi ambientali,
ma anche occupazione dove più di 300 giovani trovano non solo salario,
dentro un contratto che, con tanti limiti, garantisce qualcosa di più
del lavoro interinale, del precariato o di contratti capestri nel commercio
o nella new economy, ma dove costruiscono anche una loro rappresentanza
sociale ed una loro forza tentando di non essere solo una merce o un soggetto
disadattato come magari tanti loro amici o coetanei. Una nuova generazione
di operai non solo nelle acciaierie di Cornigliano, ma in tante altre grandi
fabbriche che senza il peso di sconfitte ha la giusta arroganza di voler
dire la propria.
Tutto ciò non è senza contraddizioni nel rapporto fra
fabbrica e quartiere, fra operai e padrone, ed è allora necessario
indicare degli obiettivi che difendono i lavoratori e gli abitanti di quel
territorio.
Occorre mantenere la fabbrica, ambientalizzando la produzione di acciaio,
garantendo il controllo sulla nuova produzione e sull'ambiente da parte
dei lavoratori e degli abitanti del quartiere.
Mantenere la fabbrica riconoscendo che l'occupazione trova ancor oggi
soluzione in gran parte nella produzione industriale, e l'acciaio è
ancora una prodotto di questa società. Non esiste new
economy, a parte nella fantasia di radical chic di sinistra e nelle menzogne
della destra, senza una produzione industriale e materiale e non
esistono diritti nel lavoro senza una classe operaia industriale.
Vanno combattute soluzioni alla Bagnoli di Napoli o alla Ruhr in Germania
modelli fatto di centri direzionali e fast food e con enormi prezzi pagati
dai lavoratori (cassa integrazione, mobilità, rioccupazione in piccole
aziende con minor salario e diritti sindacali)
Ambientalizzare vuol dire scegliere la migliore e più costosa
tecnologia ed applicarla alla produzione facendo diventare prioritario
la qualità dell'ambiente in fabbrica e nel quartiere rispetto al
profitto dell'impresa. Significare imporre da parte dei lavoratori e dei
cittadini al padrone tutto l'investimento necessario a quest'obiettivo,
ed in assenza di questa volontà l'intervento sostitutivo dello stato
che espropria la fabbrica, mantenendo la produzione, riqualificandola.
Non si può solo chiedere alla magistratura di essere autoritaria,
bisogna chiederlo anche al governo se serve a mantenere la fabbrica, l'occupazione
ed a rendere il quartiere ambientalmente vivibile con tutti gli investimenti
economici necessari. E' evidente che ciò significa rimettere
in discussione la privatizzazione della siderurgia, ma dopo questi anni
di difficoltà fra ambiente e lavoro possiamo trarre un bilancio
negativo che dice chiaramente che tutto sarebbe stato più semplice
con una fabbrica gestita dallo stato e che le privatizzazioni servono al
profitto e non ai lavoratori ed ai cittadini?
Tutto ciò necessita del controllo diretto degli operai e degli
abitanti di Cornigliano non solo perché è giusto ma anche
perché le istituzioni hanno dimostrato tutto il loro fallimento
tese solamente a ricercare equilibri utili ad affrontare gli appuntamenti
elettorali.
Affianco alle strutture dei lavoratori bisogna affiancare delle vere
e democraticamente elette rappresentanze dei cittadini, un comitato che
rappresentando la maggioranza reale e non virtuale del quartiere operi
insieme per il raggiungimento di questi obiettivi.
Con questo spirito stiamo con gli operai dell'ILVA.
Bruno Manganaro Segretario regionale Cgil
Liguria
Piero Acquilino
Comitato Centrale Fiom Nazionale