Documento della ReteCosenza, febbraio 2006

La crisi economica e sociale all'interno del nostro territorio assume, ormai, proporzioni devastanti. Prova ne è la continua chiusura di indotti produttivi (vedi vertenze Polti Sud, DNE, Foderato...) e i continui tagli per la produzione di beni immateriali (servizi culturali come scuola, biblioteche, università e ricerca) che determinano una schiera sempre più folta di precari, disoccupati, nuovi poveri ed emarginati sociali. A tutto questo i governi hanno risposto con distruzione dello stato sociale, attraverso un decennio di leggi tese a garantire e tutelare le classi dominanti, che del profitto hanno fatto il loro credo, e a precarizzare sempre più la vita delle fasce sociali più deboli.
Assistiamo ancora oggi, nonostante il crescente degrado sociale, allo spreco più sfrenato di fondo pubblici in grandi opere inutili (Ponte, Tav, Mose, MAP etc. etc.) quando gran parte della popolazione non sa come arrivare alla metà del mese, a pagare affitto e bollette (sempre ammesso che abbiano un reddito ed una casa).
Ed alle proteste scaturite dalle popolazioni il governo ha risposto con manganelli, repressione indiscriminata e carcerizzazione delle "emarginazioni".

Non crediamo che queste siano solo "politiche di destra": l'attacco ai diritti sociali e al lavoro, la repressione e il neo-liberismo sono bipartisan! Basta pensare che la legge 30 è figlia del pacchetto Treu così come la Bossi-Fini lo è della Turco-Napolitano, e la Moratti della Zecchino-Berlinguer. D'altronde come anche il candidato Prodi ha ribadito <<per poter essere "produttivamente competitivi" bisogna attingere ad una "figura professionale più flessibile" rispetto a quella del precario >>.

Ricostruire un opposizione necessaria alle politiche del capitalismo italiano.
L'illusione delle Primarie dopo essere state considerate, da tanta parte delle leadership dei partiti della sinistra radicale e del movimento, come strumento utile a determinare alcune scelte di base del programma dell'Unione ha presto lasciato il posto alla realtà dei fatti. Gli unici risultati prodotti sono stati l'investitura di Prodi come leader indiscusso dell'Unione e l'illusione di poter scegliere il futuro presidente del consiglio lontano dalle seti dei partiti di Confindustria e della finanza rossa.

E' rispetto a questo stato di cose che dobbiamo avviare una riflessione fatto non solo di criticità, ma di contrapposizione politica contro tutto ciò intorno a cui ruotano gli interessi dei poteri forti e contro ogni ipotesi di governo, a tutti i livelli, che traduca l'appoggio della sinistra radicale, sindacale e di movimento al governo in una copertura delle politiche liberali e antipopolari del futuro probabile governo dell'Unione muovendo verso la concertazione sindacale e ponendo di fatto un freno all'ascesa diretta del conflitto sociale che inevitabilmente si svilupperà attorno a nuove finanziarie "lacrime e sangue" e politiche dei "necessari sacrifici".

Crediamo che sia arrivato il momento di invertire la rotta verso la costruzione di un percorso che miri realmente a porre le basi per un alternativa di società e di potere rompendo in primo luogo con le giunte unioniste locali che hanno già ampiamente sortito i propri effetti di aggressione alle classi economicamente più deboli: dalla giunta regionale piemontese Pro Tav, alla giunta cofferatiana, dalla giunta regionale calabrese alla questione che sta investendo in questi giorni il Comune di Cosenza.

In questa ottica ci sembra riduttivo che la sinistra radicale cosentina si limiti ad uno sterile dibattito sul pro o contro Catione o sul pro o contro DS.
Sappiamo bene che nessun segno di discontinuità politica ha diviso la Catazone dai vari partiti della maggioranza (DS e PSE). Anche perché la crisi di palazzo dei Bruzi avviene senza una motivazione politica reale ( se non per problemi lontani dalla politica o per una guerra di incarichi) in quanto la giunta Catizone non cade  per diversità di vedute su come risolvere il problema dei fitti a Cosenza o su come frenare l'emorragia continua di posti lavoro, ne tanto meno  rispetto a divergenze sullo strumento urbanistico.
Questa giunta, nessun escluso, ha portato la città sull'orlo di una crisi senza ritorno. Disoccupazione, disagio sociale, mancanza di uno sviluppo e di una riqualificazione ambientale della città, tentativo di privatizzazione del servizio idrico, cementificazione selvaggia di interi quartieri della città  a tutto vantaggio degli speculatori edili.
In questo stato di disagio economico-sociale si è verificato un continuo proliferare della criminalità organizzata che oramai ha agganci forti sia nel tessuto politico che produttivo della nostra terra. Al contrario chi ha tentato di fermare il disagio tramite mobilitazioni è stato puntualmente criminalizzato e represso.

Un programma di lacrime e sangue.
Non lasciamo che anche il prossimo governo continui i processi di privatizzazione, di ulteriore flessibilizzazione del lavoro e di precarizzazione della vita, non lasciamo che proseguano politiche di guerra e di corse al ri-armo che incalcolabili fondi distolgono alle economie nazionali, come già ampiamente annunciato anche dalle 274 pagine del programma dell'Unione.
Infatti in campo internazionale l'Unione rivendica una linea di cogestione multilaterale della politica imperialistica internazionale, con tanto di sviluppo della stesse spese militari. La cooperazione con gli Usa, l'Alleanza atlantica, il nuovo modello di difesa europeo, attraverso la dotazione di una forza militare di pronto intervento gestita da un coordinamento militare degli stati maggiori.
In politica economico-sociale si parla di  rilancio della competitività italiana sul mercato mondiale. Da un lato un nuovo travaso di risorse pubbliche al profitto privato: crediti all'esportazione, alla ricerca, alle nuove tecnologie; sgravi fiscali per le fusioni d'impresa, per il capitale di rischio, per gli investimenti al Sud. Dall'altro la centralità della stretta finanziaria sulla spesa sociale finalizzata a reperire risorse per le imprese: rigoroso rispetto del Patto di stabilità europeo, controllo più rigido sul Patto di stabilità interno, peggioramento della controriforma Dini sulle pensioni, con l'estensione del contributivo per tutti e l'aumento dell'età pensionabile. Sullo stesso terreno delle politiche di flessibilità si propone semplicemente la regolamentazione del lavoro precario come forma del suo consolidamento a partire dal famigerato Pacchetto Treu.
La politica di precarizzazione dell'esistente e portata avanti anche a livello europeo con la famigerata direttiva Prodi-Bolkestein. Tale direttiva si configura come un violentissimo attacco allo stato di diritto poiché tramite il principio del paese di origine realizza un vero e proprio "dumping" sociale verso le legislazioni dei Paesi a più alta protezione sociale e del lavoro, affinché riducano, in nome della competitività, i propri standard di garanzie.

Unire la sinistra rompere con il centro liberale dell'Unione.
Oramai è inevitabile leggere che il conflitto sociale sta esplodendo in maniera sempre più diffusa e capillare sul territorio nazionale e non solo, abbracciando settori sempre più vasti della società.
Proprio per questo è necessario rilanciare da oggi, in maniera più decisa, un'opposizione politica, sociale e di classe contro le politiche dei bancari degli industriali, del capitale e dei padroni siano esse di centrodestra o centrosinistra, attorno ad una piattaforma unificante di lotta. Tesa ad unire a livello nazionale le singole lotta territoriali in unica lotta contro l'attuale modello di sviluppo e sistema economico .

- abolizione di tutte le leggi di precarizzazione del mondo del lavoro (dal pacchetto Treu alla legge 30) senza nessuna contropartita di flessibilità;
- riduzione dell'orario di lavoro a parità di salario;
- reddito sociale per disoccupati;
- nazionalizzazione delle fabbriche che licenziano, inquinano e producono armi sotto il controllo diretto dei lavoratori;
- abolizione dei fondi per "grandi opere e appetiti privati" a favore di un forte rilancio della spesa pubblica in diritti sociali (diritto alla casa, all'istruzione, alla salute…);
- chiusura immediata dei CPT senza nessun trasformismo e abolizione della Turco-Napolitano e della Bossi-Fini;
- cancellazione della legge Fini-Giovanardi e liberalizzazione delle droghe leggere;
- riforma della giustizia e cancellazione delle leggi relative ai reati d'opinione e associativi;
- amnistia generalizzata;
- ritiro immediato delle truppe italiane dai tutti i territori di guerra (Iraq, Afghanistan, Kosovo)

Facciamo appello a tutti i partiti, associazioni, movimenti e sindacati della sinistra che in questi anni hanno mantenuto viva il conflitto sociale  a rompere con il centro liberale dell'Unione ed unire queste nostre lotte nella prospettiva di un'aggregazione autonoma, anticapitalista e di classe legata alle istanze delle classi sociali economicamente più deboli.

A tale fine guardiamo con estremo interesse sia la mobilitazione nazionale contro la Bolkestain del 14 Febbraio a Napoli che L'assemblea Nazionale dei movimenti che si terrà a Bologna il 4/5 Marzo come passo iniziale per un tentativo di unificazione delle lotte e come embrione di una futura opposizione di piazza al prossimo governo nazionale che sia esso di centrodestra o centrosinistra.
 

ReteCosenza: (A.m.r. Progetto Comunista - Sinistra del PRC - Cosenza;
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