Occupare gli stabilimenti Fiat

Dichiarazione di Marco Ferrando (Direzione Nazionale Prc), 13 dicembre 2002

 
Mentre due cordate capitalistiche si disputano cinicamente le spoglie della Fiat e gli equilibri di potere sulla pelle degli operai, del loro lavoro e della loro vita, le direzioni del movimento operaio e della "sinistra italiana" mostrano una volta di più la propria complicità subalterna o il proprio bilancio fallimentare.
I vertici DS dopo aver fatto da scudo alla proprietà Fiat in nome del "libero mercato", contro ogni forma, persino simbolica, di "ingerenza pubblica", ora lamentano che il libero mercato abbia premiato la nuova cordata Agnelli-Mediobanca- Berlusconi e quindi si dispongono a difesa della cordata bancaria Intesa- San Paolo-Unicredito-Capitalia, principali mandanti dei licenziamenti operai. Per l'apparato DS l'importante è sempre scegliere un padrone di riferimento.
I vertici CGIL CISL  UIL, unicamente preoccupati del proprio status negoziale di burocrazia, balbettano, con toni diversi, parole confuse: e in sostanza prospettano il gioco di scambio tra una "apertura" all'operazione Mediobanca e il sospirato riconoscimento del proprio ruolo.
La maggioranza dirigente del PRC, che aveva puntato sull'"intervento pubblico" del governo, con tanto di lettera aperta a Berlusconi, si ritrova con l'unica forma di intervento pubblico di cui Berlusconi è capace: acquisire le leve di controllo del potere economico e della sua stampa a vantaggio del proprio potere politico, reazionario e di clan.
I fatti dimostrano che con questi gruppi dirigenti e con le loro politiche, gli operai non vinceranno mai.
I fatti dimostrano che dentro le regole del gioco della società borghese non c'è soluzione per gli operai e il loro diritto al lavoro.
Quelle regole vanno spezzate.
Solo l'occupazione generale di tutti gli stabilimenti Fiat da parte dei lavoratori in produzione e dei cassintegrati può segnare una svolta nella vicenda. Può sparigliare dal basso i giochi cinici dei pescecani del capitale, rovesciare i rapporti di forza, difendere i posti di lavoro, imporre l'immediato ritiro del piano Berlusconi- Fiat, avanzare l'unica prospettiva reale di tutela dei lavoratori: l'esproprio senza indennizzo  e sotto controllo operaio delle aziende Fiat.
In Argentina, nell'ultimo anno, centinaia di fabbriche in crisi (dalla Zanon alla Bruckmann) sono state occupate dai lavoratori e poste sotto il loro controllo, con la salvaguardia  di decine di migliaia di posti di lavoro e di salari, con lo sviluppo straordinario dell'autorganizzazione dei lavoratori, con la crescita attorno ad essi di una ampia solidarietà popolare. La forza e la determinazione dei lavoratori ha avuto dunque  ragione dei "diritti" della proprietà e dei riti di routine della burocrazie sindacali .
Perche tutto questo  sarebbe possibile in Argentina e non in Italia?
 
Marco Ferrando
(Direzione nazionale Prc)