(22 aprile 2002)
Il liberismo temperato del governo Jospin, col suo primato di privatizzazioni
e flessibilità, ha clamorosamente fallito trascinando alla disfatta
il PCF e spianando la strada alla inquietante ascesa di Le Pen. La "sinistra
plurale", indicata per anni da Fausto Bertinotti come modello di riferimento,
è crollata nel peggiore dei modi. L'unica sinistra che avanza è
la sinistra trotskista che contro il governo Jospin-Hue e contro le destre
ha raccolto complessivamente l'11% dei suffragi e milioni di voti operai:
senza la presenza sul campo di questa sinistra di opposizione la stessa
astensione avrebbe registrato un successo ancor più marcato negli
strati popolari, delusi dal governo e colpiti dalla crisi.
In particolare, nonostante i suoi profondi limiti settari e la sua
logica autoconservativa di piccola organizzazione, Lutte Ouvrière
e la sua candidata Laguiller hanno registrato un significativo consenso
attorno a una piattaforma dal profilo d'immagine anticapitalistico. E'
un fatto: milioni di lavoratori hanno votato per la nazionalizzazione senza
indennizzo delle aziende in crisi, per l'apertura dei libri contabili e
il controllo operaio, per la tassazione progressiva dei profitti, delle
rendite, dei grandi patrimoni.
E' la riprova che la crisi del capitalismo e del vecchio riformismo
aprono uno spazio storico potenziale, fino a ieri impensabile, per una
nuova sinistra rivoluzionaria nel mondo. Il successo crescente del trotskismo
dopo l'89, dall'Argentina alla Francia, ne è la misura. Il declino
dei vecchi partiti comunisti riformisti di estrazione staliniana ne rappresenta
indirettamente un riflesso.
Peraltro solo una nuova sinistra coerentemente anticapitalistica può
arginare e battere la ripresa delle destre. Perché solo una lotta
vera per un'alternativa di società e di potere può indicare
la via d'uscita reale dalla crisi sociale, oggi alimento del populismo
reazionario.
Per tutto questo i trotskisti francesi sono ora chiamati dal loro successo
ad una responsabilità politica nuova: quella di costruire in Francia
-col concorso unitario di tutte le forze disponibili- un partito comunista
rivoluzionario con influenza di massa capace di porsi come direzione alternativa
del movimento operaio. La rinuncia a questa prospettiva, la preservazione
del vecchio spirito di setta e/o di culture minoritarie e subalterne, rappresenterebbe
tanto più oggi la dispersione di una opportunità storica
per il marxismo rivoluzionario internazionale.