L’annunciata apertura all’Ulivo da parte della segreteria nazionale
del PRC [con le dichiarazioni e le interviste rilasciate alla stampa dal
segretario nazionale in questi ultimi giorni] è salutata con comprensibile
gioia dal centrosinistra ma incontra un dissenso netto e una critica diffusa
nel corpo profondo del nostro partito.
L’opposizione a Berlusconi, sul terreno della mobilitazione,
è certo una priorità dei lavoratori e dei giovani: ed anzi
va rivendicata l’unità d’azione tra tutte le forze che si basano
sul movimento operaio attorno a una comune piattaforma di lotta ad oltranza
che miri alla cacciata del governo. Ma l’opposizione dei lavoratori contro
il governo non ha niente a che spartire con l’opposizione borghese dei
Rutelli, dei Dini, dei Treu, dei D’Alema, già sostenitori dell’attacco
all’articolo 18 ed oggi preoccupati unicamente di ritessere i legami con
le grandi famiglie del capitalismo italiano per tornare a governare in
loro nome.
Già cinque anni di subordinazione del movimento operaio al centrosinistra hanno regalato l’Italia a Berlusconi. Oggi solo una piena autonomia del movimento operaio dal centro borghese dell’Ulivo può consentirgli di battere il governo e di preparare le condizioni di una vera alternativa di classe.
E’ grave che la segreteria nazionale del PRC invece di sviluppare l’autonomia dei movimenti di lotta dal centrosinistra finisca col teorizzare la loro ennesima subordinazione all’accordo con l’Ulivo (come nelle stesse elezioni amministrative del 26 maggio). Ma certo ciò chiarifica il senso vero della proposta avanzata dalla maggioranza dirigente del PRC per il V Congresso del partito: non il “movimentismo” ma il cavalcamento dei movimenti come leva di pressione per la ricomposizione –graduale e negoziale- di schieramenti di governo; non la “svolta a sinistra”, ma la riproposizione della linea perseguita (e fallita) per dieci anni.
E’ la conferma più chiara delle ragioni di fondo della
proposta congressuale alternativa. Ma anche un’importante occasione di
riflessione per una vasta area di militanti e iscritti del PRC, ben più
ampia di quella raccoltasi attorno al secondo documento, che esprime una
sincera domanda classista e anticapitalista.