Bertinotti apre all'Ulivo
comunicato stampa di Marco Ferrando


L’annunciata apertura all’Ulivo da parte della segreteria nazionale del PRC [con le dichiarazioni e le interviste rilasciate alla stampa dal segretario nazionale in questi ultimi giorni] è salutata con comprensibile gioia dal centrosinistra ma incontra un dissenso netto e una critica diffusa nel corpo profondo del nostro partito.
 L’opposizione a Berlusconi, sul terreno della mobilitazione, è certo una priorità dei lavoratori e dei giovani: ed anzi va rivendicata l’unità d’azione tra tutte le forze che si basano sul movimento operaio attorno a una comune piattaforma di lotta ad oltranza che miri alla cacciata del governo. Ma l’opposizione dei lavoratori contro il governo non ha niente a che spartire con l’opposizione borghese dei Rutelli, dei Dini, dei Treu, dei D’Alema, già sostenitori dell’attacco all’articolo 18 ed oggi preoccupati unicamente di ritessere i legami con le grandi famiglie del capitalismo italiano per tornare a governare in loro nome.

 Già cinque anni di subordinazione del movimento operaio al centrosinistra hanno regalato l’Italia a Berlusconi. Oggi solo una piena autonomia del movimento operaio dal centro borghese dell’Ulivo può consentirgli di battere il governo e di preparare le condizioni di una vera alternativa di classe.

 E’ grave che la segreteria nazionale del PRC invece di sviluppare l’autonomia dei movimenti di lotta dal centrosinistra finisca col teorizzare la loro ennesima subordinazione all’accordo con l’Ulivo (come nelle stesse elezioni amministrative del 26 maggio). Ma certo ciò chiarifica il senso vero della proposta avanzata dalla maggioranza dirigente del PRC per il V Congresso del partito: non il “movimentismo” ma il cavalcamento dei movimenti come leva di pressione per la ricomposizione –graduale e negoziale- di schieramenti di governo; non la “svolta a sinistra”, ma la riproposizione della linea perseguita (e fallita) per dieci anni.

 E’ la conferma più chiara delle ragioni di fondo della proposta congressuale alternativa. Ma anche un’importante occasione di riflessione per una vasta area di militanti e iscritti del PRC, ben più ampia di quella raccoltasi attorno al secondo documento, che esprime una sincera domanda classista e anticapitalista.