Cinque dirigenti nazionali della Cgil fanno appello ad uno sciopero generale immediato.


Cinque dirigenti con incarichi nazionali in Cgil, tra cui due componenti del direttivo nazionale della Confederazione (Bruno Manganaro, segretario confederale della Liguria e Pietro Milazzo, segretario della Funzione Pubblica Sicilia) appartenenti all’area di sinistra “Lavoro e Società-Cambiare Rotta”, hanno emesso una dichiarazione in cui fanno appello alla convocazione immediata di uno sciopero generale contro la finanziaria e le misure collegate del governo, contro la guerra e lo sviluppo delle spese belliche, in difesa del salario, della scuola e della sanità pubbliche. I firmatari ritengono di trovarsi di fronte ad un attacco di tale gravità a fondamentali diritti dei lavoratori e ad una tale dispersione delle risposte di lotta, pur presenti e importanti, da chiedere che la propria area sindacale avanzi una richiesta ultimativa alla Cgil perché proclami subito tale sciopero. In caso contrario propongano che sia la stessa area di “Lavoro e Società-Cambiare Rotta” a far appello alla realizzazione, congiuntamente con tutti gli altri settori classisti del sindacalismo, ovunque collocati, le Rappresentanze Sindacali Unitarie e i delegati sindacali, di uno sciopero generale autoconvocato.

Dichiarazione

Il movimento operaio e sindacale italiano si trova di fronte a una situazione drammatica. Il padronato e il governo stanno tentando di attaccare fondamentali diritti acquisiti. Ad una finanziaria solo formalmente “leggera” ( e non a caso definita di guerra) si aggiunge infatti la volontà di utilizzare lo strumento della delega a legiferare al governo proprio su materie fondamentali come la previdenza e la flessibilità del lavoro. Sul terreno pensionistico dopo anni di controriforme viene avanzato, con l’avvallo e la spinta delle istituzioni internazionali, un nuovo attacco, che cerca addirittura di porre in questione il diritto certo alla quiescenza. Viene riproposta nei fatti l’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, nonostante tale ipotesi sia stata pesantemente respinta nella consultazione referendaria del 2000. Il salario reale dei lavoratori continua a diminuire, sia per l’aumento - a parità di prestazione – dei costi dei servizi pubblici e la loro restrizione reale; sia per il meccanismo di riduzione del salario diretto creato con la concertazione, attraverso il riferimento ai tassi d’inflazione programmata; sia attraverso il mancato recupero del fiscal drag. Viene portato avanti un attacco senza precedenti alla scuola pubblica e al sistema sanitario.
La guerra – inaccettabile e da combattere in sé – viene utilizzata per cercare di far passare in sordina questi attacchi e limitare la risposta del movimento operaio e sindacale. In esso il ruolo di Cisl e Uil, al di là di aspetti marginali, è quello di agenzia di rappresentanza delle esigenze padronali, come si è visto ad esempio nella firma separata del contratto dei metalmeccanici e nelle disponibilità offerte al governo di centro destra rispetto alle proposte da questo avanzate nel confronto con le organizzazioni sindacali.
Diversi settori e categorie del movimento sindacale hanno reagito, ma questa reazione – a volte molto limitata negli obbiettivi dichiarati – è ad oggi assurdamente dispersa. Così noi vediamo gli insegnanti della confederazione Cobas scioperare il 31 ottobre, quelli di Cgil e Gilda il 12 novembre; la confederazione unitaria di base e il pubblico impiego  il 9 novembre; i metalmeccanici della Fiom il 16. Per quanto importanti e significative siano queste lotte, senza un’unificazione tra esse e con l’insieme del mondo del lavoro e anche dei disoccupati e dei giovani si rischia di non riuscire a battere i programmi padronali e governativi.
Sergio Cofferati, segretario generale della Cgil, aveva ipotizzato, di fronte all’offensiva in corso contro i lavoratori, lo sviluppo di un autunno di mobilitazione sociale. Ancora una volta alle parole non hanno corrisposto i fatti, neppure in minima misura. La linea della concertazione – cioè della collaborazione di classe – resta l’asse dominante reale della politica della Cgil.
Per questo riteniamo che oggi una grandissima responsabilità ricada sulla sinistra Cgil (l’area programmatica “Lavoro e società – cambiare rotta”). Essa si è pronunciata nelle strutture della confederazione per lo sciopero generale. Ma oggi questo non basta più. Di fronte alla drammaticità della situazione ed al rischio di una sconfitta che potrebbe annullare la ripresa di capacità di lotta dimostrata dal movimento operaio nell’ultima fase, Lavoro e società – cambiare rotta deve porre un ultimatum al gruppo dirigente della confederazione. O la Cgil proclama nei prossimi giorni lo sciopero generale oppure tocca alla sua sinistra assumersi la responsabilità inevitabile di fare appello autonomamente ai lavoratori, perché – coalizzando unitariamente tutti i settori classisti del sindacalismo, ovunque collocati, le Rsu e i delegati – si realizzi tale mobilitazione generale contro la Finanziaria e le deleghe al governo, contro la guerra e le spese militari, per la difesa del salario, della scuola pubblica, della sanità.
Questo come primo passo verso una vertenza generale che unifichi il mondo del lavoro, i giovani e i disoccupati intorno alle loro esigenze fondamentali, condizione per battere finalmente padronato e governo.
Come militanti e dirigenti della Cgil e di Lavoro e società – cambiare rotta ci batteremo perché questa scelta, determinante e assolutamente urgente, sia fatta propria dalla sinistra Cgil, individuandola come banco di prova della sua capacità di rappresentare effettivamente una linea di alternativa strategica alla disastrosa politica della concertazione.

Bruno Manganaro – Direttivo nazionale Cgil, Segreteria regionale Cgil Liguria
Pietro Milazzo- Direttivo nazionale Cgil, Segreteria regionale Funzione Pubblica Sicilia
Franco Grisolia- Dipartimento organizzazione Cgil nazionale
Piero Acquilino- Comitato Centrale FIOM
Claudio Cornelli- Co-garante nazionale “Lavoro e Società-Cambiare Rotta” in Fisac-Cgil

1/11/2001