DALLA PARTE DELL'IRAK. L'ATTACCO DELLA STAMPA BORGHESE A PROGETTO COMUNISTA
Una nostra dichiarazione dei giorni scorsi (testo n. 1 che riportiamo di seguito) in cui ribadivamo la nostra posizione di rifiuto di ogni neutralismo -in una guerra che vede da una parte le potenze imperialiste e dall'altra un Paese dipendente aggredito- ha suscitato l'attenzione malevola della stampa borghese. Vittorio Feltri ci ha dedicato il titolo scandalizzato a tutta pagina del suo giornalaccio (Libero, 23 marzo); la "notizia" è stata commentata in un dibattito (con Feltri) a Domenica In (domenica 23) e infine la trasmissione radiofonica Radio Anch'io (prima rete RAI) ha concesso al compagno Marco Ferrando lo spazio per sostenere la nostra posizione in una lunga intervista in diretta (martedì 25).
Di seguito riportiamo anche una lettera di argomentazione della nostra posizione inviata a Liberazione nei giorni scorsi e finora non pubblicata (testo n. 2) e un comunicato stampa di precisazioni (testo n. 3).
Francesco Ricci
1) DALLA PARTE DELL'IRAK
Progetto comunista - sinistra del PRC -
non abbraccia il neutralismo pacifista: sta incondizionatamente dalla parte
dell'Irak contro l'aggressione criminale angloamericana.
Per questo rivendica ed auspica la
sconfitta dei Paesi aggressori e delle loro mire coloniali in Medio Oriente,
e in ogni caso si augura che l'invasione comporti i più grandi costi
militari e politici per gli invasori.
La superpotenza americana sembra
invincibile sul campo di battaglia. Ma la grande ripresa della mobilitazione
delle masse arabe, a partire dall'Egitto, contro gli stessi governi arabi
corrotti e asserviti, ricorda all'imperialismo angloamericano che non tutto
è deciso dalla forza militare. Una possibile e auspicabile sollevazione
araba contro l'imperialismo coloniale scompaginerebbe l'intero quadro
politico mondiale, rafforzerebbe la lotta di tutti i popoli oppressi,
darebbe una prospettiva nuova allo stesso popolo palestinese. Ed
emarginerebbe il terrorismo fondamentalista.
Per questo Progetto comunista sostiene
senza riserve la mobilitazione in corso della nazione araba come il più
prezioso contributo alla causa antimilitarista del pacifismo occidentale.
Quanto a Saddam Hussein, egli è certo
nemico del suo popolo, del popolo kurdo, delle masse sciite: ma siano le
masse irakene a rovesciare il regime a favore di un proprio governo, non i
bombardieri angloamericani a favore di un governo fantoccio e coloniale. La
sconfitta della missione coloniale è dunque condizione decisiva per una
reale liberazione dello stesso popolo irakeno.
Progetto comunista, impegnato in questo
ore in tutte le mobilitazioni unitarie contro la guerra, porta e porterà
nel movimento questa posizione coerentemente antimperialista.
MARCO FERRANDO
(Direzione nazionale PRC -
portavoce di Progetto comunista, sinistra del PRC)
2) UNA RISPOSTA
DOVUTA A VITTORIO FELTRI
Ieri Vittorio Feltri a
"Domenica In", oggi il foglio reazionario chiamato Libero,
attaccano Progetto comunista, sinistra del PRC, per aver rivendicato
apertamente la sconfitta dell'aggressione imperialista all'Irak e "i più
alti costi militari e politici per gli invasori". Nulla da eccepire e
tanto meno da ritrattare.
Ma vi hanno aggiunto, come è loro
costume, la punta calunniosa del veleno insinuando un nostro sostegno
politico a Saddam Hussein. E ciò richiede una replica demistificante.
Come comunisti rivoluzionari siamo
sempre stati oppositori intransigenti di Saddam Hussein. Anche quando il suo
regime godeva dei sostegni politici e militari dell'Occidente e in
particolare degli USA. Anche quando Saddam colpiva spietatamente i militanti
trotskisti kurdi nell'indifferenza generale di tante coscienze liberali e
delle forze maggioritarie del movimento operaio. Anche quando i dirigenti
del PC irakeno, agli ordini di Mosca, sceglievano di sostenere quel regime e
di entrare nel suo governo (1973) preparando così la tragica sconfitta del
proprio partito e del movimento operaio irakeno.
In piena coerenza con questa
posizione abbiamo rivendicato e continuiamo a rivendicare una rivoluzione
popolare in Irak che rovesci il regime di Saddam Hussein a favore di un
governo operaio e contadino: un governo che possa realizzare l'autentica
liberazione del popolo irakeno, sospingere una più generale sollevazione
araba contro i regimi corrotti e asserviti del Medio Oriente, minare la
presenza imperialista nella regione a vantaggio di tutti i popoli oppressi,
e innanzitutto del popolo palestinese.
Ma proprio questa prospettiva oggi
richiede la sconfitta dell'aggressione imperialista anglo-americana all'Irak.
L'imperialismo vuole rovesciare Saddam Hussein per interessi esattamente
opposti a quelli del popolo irakeno: per impossessarsi del suo petrolio,
instaurare il proprio governo fantoccio, rafforzare la propria dominazione
in Medio Oriente contro tutte le rivendicazioni e ragioni della nazione
araba. Una sconfitta militare e/o politica di questa operazione coloniale è
dunque condizione decisiva di ogni prospettiva di Liberazione del popolo
irakeno e arabo.
Per questo non ci attestiamo sulla
parola d'ordine neutralista "né con Bush né con Saddam", ma
rivendichiamo senza esitazione la difesa incondizionata dell'Irak
dall'aggressione anglo-americana. Nonostante e contro Saddam Hussein.
MARCO FERRANDO
24 marzo 2003
3) UNA RISPOSTA
A VITTORIO FELTRI SULLA DIFESA DELL'IRAK
Il direttore di "Libero"
Vittorio Feltri nella trasmissione "Domenica In" del 23 marzo e il
caporedattore dello stesso giornale, Mattias Mainiero, nell'editoriale
odierno del quotidiano di destra, hanno aspramente polemizzato contro le
posizioni da noi assunte come minoranza di sinistra di Rifondazione
Comunista in merito alla guerra contro l'Irak, riferendosi in particolare ad
un nostro comunicato datato 23 marzo, che ne rivendicava la difesa
incondizionata contro l'attacco anglostatunitense.
Niente di più chiaro della abissale
opposizione tra noi e i sostenitori più aperti di quello che è una
evidente e criminale aggressione imperialista. I nostri avversari cercano
però di presentare la nostra posizione come un sostegno politico a Saddam
Hussein. La distinzione tra l'Irak in quanto tale e il suo dittatore è,
invece, per noi evidente e chiara. Infatti nel comunicato riferito
affermavamo "Quanto a Saddam Hussein, egli è certo nemico del suo
popolo, del popolo kurdo, delle masse sciite: ma siano le masse irakene a
rovesciare il regime a favore di un proprio governo, non i bombardieri
angloamericani a favore di un governo fantoccio e coloniale. La sconfitta
della missione coloniale è dunque condizione decisiva per una reale
liberazione dello stesso popolo irakeno".
Per l'Iraq contro l'aggressione
imperialista, non per Saddam, dunque. Rispetto a cui auspichiamo, anzi, si
creino, proprio nello sviluppo della resistenza nazionale e popolare, le
condizioni di un rovesciamento.
Aggiungiamo che non crediamo possano
dare lezioni di opposizione a Saddam coloro che, insieme a tanti altri
"democratici" lo appoggiavano o restavano in silenzio quando, in
accordo con i governanti degli USA (e non solo), reprimeva i lavoratori,
uccideva i comunisti e massacrava con i gas il popolo kurdo; mentre noi,
insieme con i trotskisti di tutto il mondo, e del Medio Oriente in
particolare, ci impegnavamo a favore della resistenza al regime del Baath e
della lotta per l'autodeterminazione, fino all'indipendenza, del popolo
kurdo.
Marco Ferrando,
Direzione Nazionale
PRC; portavoce di "Progetto Comunista", sinistra del PRC.