Mitt. Associazione Culturale Papillon-Rebibbia onlus. www.papillonrebibbia.org
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Quale è stato il punto di partenza del lungo
percorso di vita di Giulio Salierno è ormai cosa nota. Quel che ci interessa
oggi è invece sottolineare il fatto che Giulio aveva via via maturato una
ragionata e profonda consapevolezza della necessità di battersi sempre e
dovunque per una società senza classi e senza galere.
Egli
aveva una chiara coscienza di classe ed era quindi un Comunista. Ma era un
Comunista che possedeva il dono di una passione d'altri tempi, un uomo che si
impegnava con umiltà e determinazione nel suo lavoro, all'università e nel
campo della ricerca scientifica, avendo sempre come riferimento principale la
classe a cui sentiva di appartenere ed in particolare gli emarginati e i
detenuti.
Qualcuno
ieri ha provato a tesserarlo post mortem con Rifondazione, ma ciò non è la
verità. Sotto il profilo storico, ad esempio, egli sorrideva ironicamente
dell’ideologismo d’accatto che sempre accompagna le strampalate teorie della
non violenza, sottolineando invece che purtroppo la violenza è insita nei
rapporti sociali dominanti e che negarne la funzione levatrice nei processi di
emancipazione delle classi subalterne serve soltanto per ingannare gli sfruttati.
Così come, sul piano della contingenza politica, tutti i suoi ultimi articoli
giornalistici cercavano di impedire che anche a sinistra venisse sottovalutata
la drammatica realtà delle carceri italiane e la necessità di reali e
generalizzati provvedimenti di indulto e di amnistia, sacrificandoli magari sui
tavoli di contrattazione interni all’Unione e mascherando tale svendita dietro
fumosi auspici per una ( impossibile) sollecita approvazione di un nuovo Codice
Penale.
Da oltre un anno Giulio collaborava con
Insieme abbiamo progettato e
realizzato iniziative culturali e percorsi di lotta contro la violenza e la
stupidità dell'istituzione carceraria, cercando sempre di coinvolgere quante
più situazioni sociali fosse possibile, ed in particolare quelle realtà di
lotta dei lavoratori, dei precari, dei senza tetto, degli emarginati e degli
studenti che sono ormai le vittime designate di quello stravolgimento
quotidiano di tutte le forme del Diritto che è tipico delle fasi in cui si
fanno strada il clima e la cultura della guerra.
A lui,
che con i suoi lavori ha contribuito in modo eccezionale alla creazione di un
ponte tra la realtà delle galere e la società esterna, dedicheremo
Ci auguriamo che nei prossimi mesi sia invece possibile dedicargli anche
quel Centro Sociale Pilota Polivalente che Giulio aveva progettato e che aveva
voluto lanciare insieme alla Papillon, raccogliendo su di esso il sostegno di
autorevolissimi esponenti della Cultura, della politica e del giornalismo
(Cerami, Albertazzi, Zincone, Franca Rame, e tanti altri).
Insieme avevamo individuato i locali dove costruirlo, a poche centinaia
di metri dal carcere di Rebibbia, e proprio un anno fa, davanti alla platea
strapiena del teatro Vittoria di Roma, lui e Don Luigi Ciotti avevano
“ammonito” alcuni Assessori ed ex Assessori capitolini a non mortificare un
progetto così semplice, bello ed utile, sia per i detenuti e gli ex detenuti
che per tutti i Cittadini di Roma.
Quel progetto prevedeva anche la creazione di
un centro di documentazione multimediale che
raccogliesse tutti i più importanti lavori prodotti internazionalmente
nel carcere e sul carcere, ed è questa la parte del progetto che per prima
vorremmo realizzare, anche a costo di essere costretti a violare
Infine,
a chi non ha avuto la fortuna di conoscerlo vorremmo soltanto dire che Giulio
era una persona semplice e bella, una di quelle figure che sapeva unire
intelligenza e passione in ogni cosa che faceva. Noi detenuti della Papillon
continueremo a volergli bene e a ricordarlo nelle cose che tentiamo di fare
ogni giorno, dentro e fuori dalle galere. A tutti chiediamo di ricordarlo
anzitutto come un uomo che sapeva lottare anche con il sorriso per una società
senza classi e senza galere.
PAPILLON