IL CONGRESSO REGIONALE DEL PRC IN LOMBARDIA

 

di Fabiana Stefanoni

 

Domenica 20 novembre si è svolto a Milano il Congresso regionale del Prc. Il fatto stesso che il Congresso si sia esaurito in una sola giornata è indice della volontà di azzerare il dibattito, di ridurre il Congresso stesso alla mera ratifica degli organismi dirigenti.

Ciò che emerso dalla gestione del Congresso, oltre alla conferma della linea governista del partito, è la totale mancanza di organizzazione: la stessa votazione dei documenti e degli ordini del giorno si è svolta nella più totale confusione e nel disprezzo di qualsiasi regola.

 

I documenti politici finali e gli ordini del giorno

La maggioranza bertinottiana (1° documento, compresa l'area Vinci-Ferrero) ha presentato in commissione politica un documento politico finale basato sostanzialmente sulla rivendicazione degli accordi di governo con il centrosinistra e dell'adesione del partito all'Unione. Progetto Comunista è stata l'unica area a presentare un documento politico alternativo (che potete leggere qui sotto).

Per quanto riguarda le cosiddette "aree critiche", l'Ernesto (2° documento) ha proposto alcune modifiche al testo della maggioranza (la discussione in commissione si è focalizzata quasi esclusivamente sull'opportunità di un richiamo al Partito della Sinistra europea, contrastato dai compagni dell'Ernesto). La decisione dell'Ernesto di convergere sul documento di maggioranza si basava su un accordo - confermato nella votazione del Comitato politico regionale convocato per la sera stessa - sulla segreteria, basata su un blocco tra le due aree.

Per quanto concerne l'area "Erre-Sinistra Critica" (4° documento), Luciano Muhlbauer in commissione politica, evitando qualsiasi discussione sui contenuti politici del testo di maggioranza (!), ha dichiarato la disponibilità all'astensione in cambio di un impegno a integrare, magari con un allargamento, la segreteria regionale all'indomani delle elezioni politiche. Ha chiesto che il documento esplicitasse un richiamo in questo senso.

I delegati del V documento ("Falce Martello") - benché presenti in scarso numero al congresso stesso - hanno alla fine deciso di sostenere il nostro documento, pur con una presa di distanza dalla nostra posizione di critica alla partcipazione di Bertinotti alle Primarie.

 

La votazione... nella confusione più totale

La votazione dei documenti politici finali si è svolta nella confusione più totale, cosa che ha penalizzato in particolare la presentazione del nostro documento alternativo. In particolare, dopo la lettura del documento di maggioranza, si è sviluppato un'accesa discussione in merito al punto sindacale (Congresso Cgil). Il documento presentato dalla maggioranza della commissione politica nella versione originaria presentava un "invito" a sostenere gli emendamenti di Rinaldini. Questo ha provocato le rimostranze di alcuni delegati dell'area Patta, che sono intervenuti chiedendo la cancellazione di questo punto specifico. Allo stesso tempo, una gran parte dei delegati di maggioranza non era disposta ad accettare un compromesso su questo terreno. Per questo la commissione politica è stata riunita di nuovo - senza dare la possibilità a noi nemmeno di leggere il nostro documento, che invece su questo punto portava una posizione chiara - e ha proposto una soluzione intermedia, cancellando l'invito a sostenere gli emendamenti Fiom e richiamandoli semplicemente come ambito d'intervento privilegiato. Tuttavia anche questa soluzione, una volta riportata al congresso, non è stata accettata dai pattiani, né da chi chiedeva una presa di posizione più netta a sostegno degli emendamenti Fiom. Dopo l'ennesima riunione della commissione politica, sono stati messi ai voti 2 emendamenti su questo punto (presentati rispettivamente da Lareno e Vinci). Alla fine è passato a maggioranza il secondo testo presentato dalla commissione politica.

Finalmente, nel trambusto più generale, siamo riusciti a leggere il nostro documento politico, che è stato messo ai voti in contrapposizione a quello di maggioranza + Ernesto. Come da regolamento, nel caso di documenti politici finali contrapposti si procede alla votazione dell'uno o dell'altro, più eventuali astensioni. Non è prevista nel Prc, da che mondo è mondo, la possibilità di voto contrario a entrambi i documenti. Tuttavia, sia perché l'accordo con la segreteria non era andato a buon fine sia, forse, per le rimostranze di una parte dei delegati del 4° documento, l'area "Erre-Sinistra Critica" aveva concordato un voto contrario a entrambi i documenti (sia per evitare che i voti convergessero sul nostro documento, sia per incassare alcuni voti di delegati di maggioranza non disposti a sostenere una presa di posizione ambigua sul sindacato, sia, soprattutto, per non prendersi la briga di presentare un documento poltico alternativo, che avrebbe significato una rottura con la maggioranza stessa). Il documento di maggioranza ha ottenuto 105 voti, il nostro 15 voti. Dopo le astensioni (7), la maggioranza, in accordo coi dirigenti Erre, ha tentato di far passare anche una modalità (antistatutaria) di voto contrario a entrambi i documenti (per salvare capra e cavoli...). Ovviamente abbiamo protestato e hanno dovuto fare marcia indietro, ammettendo l'inapplicabilità della cosa. Alla fine, nel marasma generale, parte dei delegati ha abbandonato il Congresso.

 

Organismi pletorici e mancata votazione degli ordini del giorno

Altro grave fatto: subito dopo la votazione dei documenti politici finali, si è proceduto con le votazioni del Comitato Politico Regionale. Di fatto, non sono stati discussi né messi ai voti gli ordini del giorno presentati in Commissione politica, tra cui un ordine del giorno presentato dal circolo delle poste di Milano, riguardanti le sorti di centinaia di lavoratori che subiscono gli effetti della privatizzazione (sul quale i lavoratori avevano chiesto un intervento specifico al congresso stesso). Di fronte alle nostre proteste, ci è stato risposto in malo modo, di fatto proponendo un'impossibile votazione degli stessi... dopo la consegna delle deleghe!

La proposta numerica in relazione al Comitato politico regionale da parte della maggioranza è stata di 101 membri: l'intento era quello di trovare un accordo tra tutte le aree e sotto-aree, trasformando il Comitato politico stesso in un organismo pletorico, di mera ratifica, accentrando tutti gli incarichi politici nelle mani della Segreteria. Come sempre accade, quando si propongono organismi così larghi (come per il Comitato politico nazionale del Prc) il fine è trasformare gli stessi in meri parlatoi, che ovviamente non possono essere convocati che poche volte nel corso dell'anno, privati di funzioni politiche effettive. Per questo, in Commissione elettorale abbiamo proposto che il Cpr fosse diminuito a 51 membri. Nonostante in Commissione la nostra proposta sia stata rifiutata da tutte le altre aree, una volta ripresentata al congresso, pur essendo respinta, ha ottenuto 29 voti a favore e 9 astensioni (complessivamente circa il 25% del congresso). La Presidenza ha fatto di  tutto per impedire questa votazione, che si è svolta soltanto dopo le nostre proteste. Sono episodi come questo che danno l'idea di come la gran parte della direzione del Prc, anche a livello regionale, sia attenta solo agli equilibri interni (perfino nella spartizione dei posti di un Cpr...) e completamente sganciata dalle lotte e dalla società reale.

Alla fine del Congresso e prima della riunione del Comitato politico regionale, abbiamo scritto un testo - che abbiamo chiesto di mettere a verbale - di critica alla gestione del congresso, che ha penalizzato fortemente la discussione politica, in particolare in relazione alla votazione dei documenti politici finali e degli ordini del giorno. Su questo testo abbiamo raccolto anche firme di delegati di altri documenti.

 


Il documento politico di Progetto Comunista

PER UNA REALE ALTERNATIVA ANTICAPITALISTA

 

 

 

I recenti gravissimi attacchi del governo Berlusconi nei confronti dei lavoratori e delle lavoratrici, delle condizioni di vita e di lavoro di tanti giovani – dalla devolution al presidenzialismo, dalla controriforma Moratti alla finanziaria di guerra – sono anche il frutto di quattro anni di mancata opposizione da parte delle forze dell'Unione. Nonostante le numerose e radicali mobilitazioni di questi anni, che hanno visto coinvolte anche le città della nostra Regione (basta pensare alla lotta degli autoferrontranvieri a Milano, Brescia, Cremona, ai lavoratori dell'Alfa di Arese, alla recente occupazione dell'università Statale a Milano), è mancata da parte della maggioranza dirigente del nostro partito una chiara indicazione in direzione della cacciata del governo Berlusconi e di una reale alternativa anticapitalistica.

 

Al contrario, la scelta di entrare a far parte dell'Unione e l'annunciato sostegno (con tanto di ministri) ad un futuro probabile governo Prodi si sono tradotti nell'allontanamento del nostro partito dalle lotte e dalle mobilitazioni. La stessa partecipazione alle Primarie – nonostante l'inaspettata partecipazione, indice di un bisogno di cambiamento nel paese – è stata una sconfitta per il Prc: ha implicato il riconoscimento della carta dei "principi dell'Unione" (le ferree regole di Maastricht; i patti militari, Nato inclusa; le guerre dell'Onu, ecc.) e più in generale l'accettazione di un patto di legislatura già siglato, con tanto di impegno a sostenere lealmente il prossimo governo dell'imperialismo italiano, fatta salva la possibilità - così prevede l'accordo dei segretari dell'Unione, controfirmato in giugno - qualche astensione parlamentare.

 

I fatti ci dicono a chiare lettere che il centrosinistra non è affatto cambiato, né a livello locale che nazionale. Basta pensare alle vicende di Bologna, dove il sindaco Cofferati, salutato anche dal nostro partito come il sindaco della svolta, non esita a sgomberare famiglie d'immigrati o a far caricare i manifestanti dalla polizia. La presenza del Prc in quella giunta non può che allontanare il nostro partito dalle ragioni di quei soggetti che dovremmo rappresentare, dagli studenti agli immigrati, dai lavoratori ai movimenti. Similmente, anche in Lombardia, la decisione da parte delle giunte di centrosinistra di Crema e Cremona – senza una seria opposizione del Prc che fa parte della maggioranza di governo - di lasciare spazi pubblici ad esponenti di forze neofasciste (Forza Nuova) ha compromesso gravemente la credibilità del nostro partito. Così la Provincia milanese di Penati sta portando avanti i progetti di privatizzazione avviati dalla precedente giunta di centrodestra, senza nessun segno reale di una svolta (basta ricordare, a titolo d'esempio, gli accordi bipartisan tra Albertini e Penati in relazione alla gestione del Cda della Milano-Mare).

 

Con la decisione di entrare a far parte di un governo Prodi-bis questo quadro si aggraverà. Non passa giorno in cui non troviamo sulle pagine dei quotidiani, nelle dichiarazioni degli esponenti dell'Unione indicazioni chiarissime sulla natura di classe di un futuro probabile governo dell'Unione. Prodi ha annunciato l'intenzione di mantenere le truppe italiane "in tutte le situazioni in cui sono impegnate", con l'eccezione dell'Irak dove… verranno sostituite da "forze per la ricostruzione". Fassino e D'Alema ci annunciano un "miglioramento" dell'attività legislativa di Berlusconi. Lo stesso Prodi ha illustrato il suo progetto di "umanizzare" i Cpt e magnificato la "direttiva Bolkestein". Tutto questo proprio nei giorni in cui si svolgevano manifestazioni per la chiusura dei lager per immigrati e le vie di Roma si riempivano per una partecipata manifestazione contro la Bolkestein. Così, nelle settimane in cui riprende vigore la mobilitazione studentesca, con occupazioni delle università di tutta Italia per protesta non solo contro la riforma Moratti ma anche contro il suo prologo di centrosinistra, il responsabile scuola dei Ds ci spiegava che la "riforma" Moratti non verrà abrogata, mentre Rutelli insisteva sulla necessità di valorizzare maggiormente le scuole private di stampo confessionale.

 

La borghesia intende arruolare Rifondazione nel futuro governo, rimuovendo così una sponda politica di opposizione per i movimenti e le lotte dei lavoratori, facilitando un processo di "pace sociale": in questo quadro s'inserisce il pieno coinvolgimento dei sindacati e della Cgil in un ruolo collaterale al governo. Il prossimo congresso della Cgil ha appunto la funzione di garantire la neutralizzazione preventiva di un'opposizione sindacale al futuro governo dell'Unione, in un'ottica concertativa: ciò anche tentando di emarginare ogni opposizione a Epifani all'interno del sindacato. La manovra di assunzione - in ogni senso (con tanto di garanzie di ruoli e funzionari) - di una parte della sinistra interna (guidata da Patta) ha questo scopo.

 

Per offrire una rappresentanza e una prospettiva agli interessi dei lavoratori e delle lavoratrici, alle nuove generazioni costrette alla precarietà del lavoro, agli immigrati e agli sfrattati, agli studenti in lotta contro la svendita della scuola e dell'università pubblica è necessario che il Partito della Rifondazione Comunista rompa con l'Unione, s'impegni a garantire un'opposizione comunista in Italia ai governi della borghesia (siano essi di centrodestra o centrosinistra), s'inserisca nelle lotte e nelle mobilitazioni - a partire da quelle contro lo scippo del Tfr e contro le privatizzazioni dei servizi - per una reale alternativa di società e di potere.