Marxismo rivoluzionario n. 5 – trent'anni fa la rivoluzione portoghese / analisi

 

IL RIFLUSSO DELLA RIVOLUZIONE DOPO IL 25 NOVEMBRE 1975

 

Ripubblichiamo un articolo sulla rivoluzione portoghese apparso sul Militante il 3/3/1976. Abbiamo provveduto a tagliare le parti che oggi risulterebbero difficilmente comprensibili, perché dense di riferimenti a fatti molto specifici o a organizzazioni politiche oggi sconosciute ai più. Ci è parsa, tuttavia, utile questa riproposizione, perché rende efficacemente l’idea dell’importanza di una rivoluzione oggi quasi completamente rimossa, l’ultima rivoluzione verificatasi nel continente europeo. Ugualmente interessante ci è sembrata la possibilità di valutare i giudizi politici e le posizioni assunte all’epoca dalle principali forse della sinistra extraparlamentare italiana.

 

 

di Franco Grisolia

 

[…] il mese di novembre aveva visto uno sviluppo formidabile del movimento di massa. Mai come nella manifestazione dei 40.000 edili, che avevano sequestrato l’assemblea costituente, nella manifestazione di 100.000 mila persone -operai, braccianti, soldati, contadini dell'Alentejo- durante lo sciopero del 16 novembre, il movimento di massa si era posto così direttamente in contrapposizione allo stato borghese.

In faccia a un apparato statale in piena crisi il proletariato poneva la prospettiva della rivoluzione socialista e della presa del potere.

Ma la volontà di lotta delle masse non poteva essere sufficiente.  Ciò che necessitava era la costruzione dello strumento che solo avrebbe permesso la presa del potere: l’assemblea nazionale dei consigli operai., contadini poveri e soldati. Tale struttura avrebbe materializzato l'alternativa del potere proletario, avrebbe potuto essere il mezzo per la necessaria costituzione di una potente milizia operaia che, in congiunzione con i reggimenti rossi avrebbe dovuto essere lo strumento della insurrezione vittoriosa.

Strutture embrionali di tipo sovietico erano state create in diverse situazioni In particolare l’esempio più importante veniva fornito dal consiglio operaio della Lisnave. Ma nessuna forza politica ha avuto la volontà di spingere alla generalizzazione e all’unificazione di queste strutture. La mancanza dì un’organizzazione unificante delle masse, causata dall'assenza di un partito rivoluzionario di avanguardia, sta alla base della sconfitta di novembre.

Il rifiuto di indicare la prospettiva sovietica trova la sua origine nella politica assolutamente opportunista di tutte le forze di opposizione al governo Azevedo.

Il Pcp, che del resto era ed è membro del governo, intendeva utilizzare la pressione del movimento di massa al solo scopo di ottenere un riequilibrio all'interno delle strutture dello stato borghese a proprio vantaggio: non certo con il ritorno alla situazione precedente la caduta di Gonçalves, ma semplicemente con un maggior peso per sé e per  i suoi alleati militari.

Le diverse organizzazioni del Fur (Fronte Unito Rivoluzionario), per parte loro erano invece in uno stato di completa confusione oscillando tra l'avventura putschista, l’accodamento al Pcp e una rinnovata fiducia nella manovra dei generali golpisti come Otelo de Carvalho.

In generale il Fur, a parte un certo ruolo nel movimento di base dei soldati (Suv) era incapace di ogni azione incisiva e, in più, ciascuna delle sue componenti agiva su una propria prospettiva.

In generale, però, tutte le forze del Fur, a eccezione della Liga Comunista Internacionalista (Lci) pablista, che, però, nascondeva stupidamente proprie posizioni nei confronti delle masse, partecipando a questo blocco                                              opportunista, nonostante la disastrosa esperienza dell’estate, continuavano ad avere un atteggiamento di sostanziale subordinazione all’azione degli ufficiali di “sinistra” continuando a concepire la vittoria del “poder popular” come il risultato di uno scontro all’interno dell’esercito.

Quanto all’Udp, maoista “di sinistra” essa si limitava semplicemente  a diffondere le posizioni acquisite come organizzazione, senza minimamente preoccuparsi dello sviluppo del movimento con una concezione da “lotta per la rivoluzione (democratico-popolare)” a passo di “tartaruga”, ciò che era particolarmente negativo nella misura in cui l’Udp ha un seguito importante in alcune fabbriche chiave, in particolare la Lisnave.  Del resto la stessa Udp condivide l’analisi che considera il Pcp “socialfascista”, cosa che l’ha portata a realizzare in alcuni sindacati liste in comune con il PS (per esempio nel sindacato metallurgico di Porto e tra gli impiegati delle assicurazioni).

 

E’ stata la criminale mancanza di ogni indicazione di politica indipendente da parte delle forze della sinistra che ha spinto i paracadutisti di Tancos, non a caso neofiti dello schieramento di classe, verso la loro ingenua avventura. Non si trattava certamente di un golpe, ma di un tentativo di realizzare un’enorme pressione sul Consiglio della Rivoluzione per “bloccare lo scivolamento a destra” e in particolare per far riassumere ad Otelo de Carvalho il comando della regione militare di Lisbona.

Certo era corretto che il movimento di massa si mobilitasse contro la destituzione di de Carvalho, non in difesa di questo squallido personaggio, ma contro l’offensiva di destra che passava anche attraverso la sua sostituzione. L’azione dei militari di Tancos però soffriva di quelle stesse illusioni sulla possibilità di spingere gli ufficiali dell’Mfa e il Consiglio della Rivoluzione a compiere un cambio di rotta, che tutta la sinistra sviluppava nelle masse. Così la loro azione offriva il pretesto che da tempo il governo ed il Consiglio della Rivoluzione cercavano per riprendere in mano la situazione.

Di fronte a un proletariato incerto e confuso,  di fronte a dei “reggimenti rossi” che non sapevano cosa fare, poco più di un migliaio di armati (i commandos dell’Amadora e i carristi della scuola di cavalleria di Sacavem) con l'appoggio dell’aviazione hanno vinto la partita.

Due organizzazioni del Fur: il Partito Rivoluzionario del Proletariato (Prp) e il movimento della Sinistra Socialista(Mes) hanno lanciato appelli alla mobilitazione di massa nei fatti all’insurrezione, in appoggio ai paracadutisti di Tancos. Questa scelta non deve ingannare. Parlando di un dirigente comunista tedesco  della sua epoca Gramsci scrive: “E’ un putschista perché è un destro”. Tali parole si adattano perfettamente, e meglio ancora , ai dirigenti del Pes e del Prp.  Nella misura in cui essi vedevano il problema centrale non nello scontro tra il proletariato e la borghesia, ma in quello tra le diverse fazioni militari,  era logico che facessero appello all’insurrezione in un momento in cui si giocavano le sorti dell'ala sinistra piccolo-borghese e populista dell'Mfa.

 

Non a caso in Italia una posizione analoga é stata assunta dai centristi di destra dì Avanguardia Operaia, che gìà erano stati i piú aperti sostenitori dell’estrema sinistra Italiana della prospettiva bonapartista borghese dell'ala “radical-populista” dell'Mfa e che per qualche giorno hanno potuto ringalluzzirsi, riempiendo il Quotidiano dei                   Lavoratori di rodomontate sulla necessità dell’insurrezione, sulla correttezza delle posizioni del Mes e del Prp e di denunce dell’operato del Pcp.

Non vi è dubbio: i dirigenti del Mes e del Prp (nonché di AO) erano pronti a portare il proletariato          all’insurrezione ed anche al macello…per dare il potere a Otelo de Carvalho e Fabiao (è evidente, perció, che definire il Mes e il Prp “ultrasinistri”, come hanno fatto ì pablisti, è privo di oqni senso).

Per fortuna, ad ogni modo,  il proletariato non ha risposto minimamente agli appelli insurrezionali tant’è che al luogo di raggruppamento (davanti al Ralis) si sono radunate solo duecento persone, nemmeno tutti

i militanti di Lisbona del Ppp e del Mes. Ecco i risultati raccolti da questi rivoluzionari da barzelletta.

Come abbiamo detto l’avventura dei paracadutisti é servita come pretesto al governo e al Consiglio della rivoluzione per realizzare un riequilibrio della situazione politica a favore proprio e della borghesia. Il proletariato, confuso ha visto gli avvenimenti svolgersi davanti ai propri occhi, senza essere capace di giocarvi un ruolo anche minimo. Quanto al Pcp, principale direzione del movimento operaio, dopo aver spinto allo sbaraglio i suoi simpatizzanti nell’esercito (cui si deve l’occupazione degli studi Tv il 25 novembre), ha immediatamente cercato di adattarsi alla nuova situazione, propagandando la “necessaria ritirata” e, naturalmente rimanendo in seno al governo. Come al solito una politica di difesa esclusivamente di interessi di apparato, senza niente a che vedere con gli interessi della rivoluzione proletaria.

Purtroppo questa situazione ha provocato un processo di forte demoralizzazione delle masse operaie, determinando un crollo della mobilitazione e mettendo fine alla situazione rivoluzionaria apertasi col 25 aprile 1974. Così il proletariato è stato incapace di dare una risposta alle misure antioperaie decise dal governo, come lo sblocco dei prezzi di alcuni generi alimentari, il blocco per quattro mesi dei salari, ecc. Se il proletariato é in una fase di riflusso, quali sono le prospettive e la volontá delle forze della borghesia, nonchè del Ps?

Molti commentatori dell’estrema sinistra hanno parlato di fascismo, o almeno di tendenza al fascismo, in origine a proposito di tutto lo schieramento vittorioso, in seguito solo di una parte dì esso (Ppd e Pds). Niente di piú falso. “Il fascismo é un sistema statale particolare, basato sulla eliminazione di tutti gli elementi di democrazia proletaria nella societá borghese” (Trotsky). E tenderebbe al fascismo un regime che non solo che ha il suo punto di forza nel Ps, partito operaio-borghese che ha bisogno della democrazia borghese come un uomo dell’aria che respira, ma che anche non mette fuori legge nemmeno quelle forze dell'opposizione sinistra che hanno appena fatto appello all'insurrezione armata contro di lui? Nemmeno lo scontro tra le diverse componenti dello schieramento governativo e borghese può essere visto come uno scontro tra un’ipotesi “democratico borghese” e una “fascista”.  Tutte le forze borghesi (ivi compreso il Cds) sanno che in questo momento un regime di democrazia borghese è il migliore e l’unico possibile per il dominio del capitalismo portoghese. Le divisioni sono avvenute e avvengono tuttora su altri terreni, il ruolo da far giocare al Pcp, il modo e la misura dell’eliminazione o riduzione delle più importanti conquiste delle masse come le nazionalizzazioni e la riforma agraria, i mezzi da adottare per prevenire una nuova ascesa del movimento di massa, il ruolo da assegnare ai militari.

E’ in riferimento in particolare a quest'ultimo problema che ci sembra importante sottolineare la reazionarietá delle posizioni assunte in Italia da Lotta Continua. Sul suo quotidiano del 30 novembre afferma: “In Portogallo, perché si possa arrivare ad attuare un vero colpo di stato fascista, che é la costrizione all’asservimento della classe facendo uso del terrore, é necessario dare tutto il potere in mano ai civili, contrariamente a ciò che accade abitualmente in tutti gli altri paesi.  Per ricostruire lo stato e imporre nella società l'esercito come corpo separato garante della repressione bisogna sciogliere il Consiglio della Rivoluzione, farla finita con l’ingerenza dei militari nella vita politica e dare tutto il potere ai partiti che hanno saputo servire gli interessi della borghesia -cioè in primo luogo al Ps- ma nella sostanza sempre più al Ppd-. Questa l’opinione espressa con chiarezza dai maggiori responsabili dei sovvertimento militare reazionario che é riuscito ad imporsi tra il. 25 e il 28 novembre”.

La gravità di questa posizione é che la sua conseguenza logica è la difesa della presenza dei militari e del Consiglio della Rivoluzione, anche amputato a sinistra, nella vita politica portoghese.  Tale difesa si ricollega all’azione compiuta da Melo Antunes dai suoi alleati all’interno del Consiglio della Rivoluzione. Il “gruppo dei nove”, ultimo rappresentante di quel movimento pìccolo-borghese in seno alla casta degli ufficiali portoghesi,, che realizzò il colpo di stato del 1974 e che fu rappresentato dalla ormai defunta “assemblea dell’Mfa, ha effettivamente cercato di mantenere una presenza ufficializzata degli organismi militari perché sono gli ultimi in cui questa casta, terminato il ruolo che la borghesia le aveva fatto giocare nella crisi dell’estate, aveva la possibilità di conservare una presenza politica. Cercava inoltre di farne i garanti dì una serie di misure che il gruppo di Antunes ritiene di dover difendere, in particolare la maggior parte delle nazionalizzazioni e la riforma agraria.   Ma questo tentativo, colpo di coda dì una forza ormai moribonda, come dimostra l’eliminazione del preambolo sull'intangibilità delle “conquiste” della rivoluzione per il suo carattere “socialista”, proposto da  Melo Antunes nel nuovo patto tra i militari e il partito

Purtuttavia tale accordo e quindi la costituzione, contrariamente alle affermazioni dì buona parte della stampa conserva un ruolo notevole ai militari, in particolare con la possibilità per il Consiglio della Rivoluzione di rinviare al parlamento le leggi approvate, con un veto che può essere eliminato da una nuova votazione, ma solo nel caso in cui almeno due terzi dei deputati riapprovino la legge. Allo stesso modo si devono considerare gli estesi poteri attribuiti al presidente della repubblica che, per scelta unanime (in realtà imposta) di tutti i partiti sarà per i prossimi cinque anni un militare.

In realtà è successo che i vari militari reazionari, gli Eanes e soci,  feroci avversari della politicizzazione nell’esercito, quando riguardava i soldati e ì bassi ranghi, e della presenza degli ufficiali nella vita politica quando esisteva il Mca piccolo-borghese e la sua azione era un elemento di crisi per lo stato, una volta trovatisi su posizioni di forza sono stati a loro volta presi da appetiti di potere. Così, invece di ritirarsi in buon ordine nelle caserme, hanno voluto anche loro mantenere un potere politico, per quanto limitato. E’ probabile che ciò non assumerà una grande importanza nel prossimo sviluppo della situazione portoghese, ma chi può escludere a priori che tale potere non costituisca, da qui a uno o due anni, una base per l’instaurazione di un regime bonapartista di destra fondato sui militari reazionari?  E per questo in particolare che il nuovo patto partiti-militari deve essere denunciato e combattuto Accodandosi di mala voglia alle prospettive di Antunes (male minore) dopo aver appoggiato le prospettive bonapartiste e degli ufficiali radical-populisti si fa in definitiva il gioco della destra reazionaria. Non altra sorte avrebbero in effetti le posizioni di Lotta Continua se applicate in Portogallo. […]

Come abbiamo detto la rivoluzione portoghese è entrata in una fase di profondo riflusso. E' evidente che a nostro giudizio non è possibile in questa fase indicare alle masse una prospettiva offensiva.

Questo vale in particolare per il problema  del governo e in generale del potere. Noi, come trotskysti ortodossi, non abbiamo simpatia per lo schematismo, le indicazioni astratte, il dogmatismo. Fino all'11 marzo '75 abbiamo indicato come la parola d'ordine “governo Pcp-Ps basato su un programma anticapitalistico” aveva enormi potenzia1ità per arrivare a porre in contrapposizione la volontà della base dei partiti operaì con la politica controrivoluzionaria dei vertici e poteva costituire un’indicazione fondamentale per l’avanzamento del movimento di massa contro la borghesia. Dopo l’11 marzo, per la spaccatura che si apriva tra PCP e PS, quest’ultimo ponendosi a capo di una mobilitazione reazionaria e, soprattutto. tenuto conto del movimento proletario, abbiano detto che la parola d’ordine precedente era ormai da abbandonare e che doveva essere sostituita con lo slogan “per un’assemblea nazionale dei consigli dei lavoratori, che assuma il potere nel paese” indicava così concretamente la via per la rivoluzione socialista all’ordine del giorno. E’ evidente che tale parola d’ordine offensiva non puó più essere valida nell’attuale situazione. Anzi, a nostro avviso, non è possibile in questo momento lanciare nessuna parola d'ordine sul problema del governo.  Lo stesso discorso vale per altri obbiettivi, come ad esempio la milizia o l’esproprio generalizzato della proprietà industriale. Pìù esattamente le parole d'ordine di “governo operaio”, “milizia”, ecc. rientrano dal terreno dell'agitazione concreta in quello della propaganda generale.

Invece é importante tipo dì azione difensiva che è necessario indicare alle masse. Essa non può che consistere, in questo momento, nella difesa delle conquiste proletarie. Si tratta di indicare sia la difesa del livello di vita dei lavoratori, contro l’inflazione e il blocco salariale sia soprattutto quella delle nazionalizzazioni e dei controllo operaio, che riguardano praticamente la metà delle industrie portoghesi. E’ su questo terreno che bisogna propagandare la reazione e lo sviluppo di consigli di lavoratori, visti in questo momento non più come organi dell'insurrezione e della dittatura del proletariato, ma come strumenti unificanti della classe fabbrica per fabbrica nella difesa delle sue conquiste Su questo terreno é necessario che i rivoluzionari impostino anche una tematica di fronte unico, in questa fase solo dal “basso”, con la base del Ps, partito in cui si stanno acutizzando contraddizioni e divergenze.

Se queste prospettive si concretizzassero i consigli dei lavoratori così costruiti potrebbero diventare, domani, gli strumenti per una nuova ascesa del proletariato. Se infatti un periodo rivoluzionario si è chiuso col 25 novembre, è ancora prematuro considerare liquidata la rivoluzione.

Ripetiamolo ancora. La rivoluzione portoghese ha dimostrato chiaramente il ruolo traditore e opportunista dì riformasti e centristi.  Essa ha anche dimostrato il ruolo confusionista che vengono a giocare le organizzazioni del trotskysmo. Dieci autocritiche della Lci, la più onesta e meno opportunista di tutte le organizzazioni proletarie portoghesi, non cambieranno la situazione se non andranno alla radice degli errori. Il destino della rivoluzione portoghese qualunque sarà il momento in cui essa riprenderà la sua marcia in avanti, potrà trovare uno sbocco positivo solo se, tirando le lezioni degli avvenimenti passati, l’avanguardia proletaria saprà rompere con le forze opportuniste del movimento operaio e costruire un partito trotskysta epurato dal revisionismo centrista. Ed è chiaro che i primi a farsi carico non possono che essere i militanti della Lci.