GRANDE
ALLEANZA O GRANDE INGANNO!
di Marco Ferrando
Fino all’altro ieri era “la gabbia” che si doveva
“rompere” in quanto camicia di forza dei movimenti. Oggi è la gabbia in cui
si entra festosi, cambiandole sigla, nel nome dei movimenti e delle loro
ragioni. Questa è in sostanza l’operazione Gad: l’ingresso del Prc nel
centrosinistra, come sua ala organica “di sinistra”, sotto il comando di
Romano Prodi. E’ un fatto grave che contraddice non solo le ragioni sociali
del partito ma le stesse ragioni di una stagione di lotte.
Il compromesso
Prodi-Bertinotti
La trasformazione del Prc
nell’ala sinistra del Centrosinistra ha, paradossalmente, una sua razionalità.
A fronte della mutazione liberale della maggioranza Ds e del mancato partito di
Cofferati, la maggioranza dirigente del Prc si candida a occupare lo spazio
liberato a sinistra, dentro la coalizione con i liberali. Lo stesso gioco di
sponda tra Bertinotti e Prodi sta in questo quadro. Bertinotti aiuta Prodi nella
sua corsa plebiscitaria e presidenzialistica dentro il Centro liberale
dell’Ulivo. Prodi aiuta Bertinotti nel tentativo di egemonizzare la sinistra
della coalizione. Ma cosa ha a che vedere tutto questo non dico con la
“Rifondazione comunista”, ma anche solo con un coerente classismo?
Si tratta della
riproposizione del compromesso politico tra liberalismo e socialdemocrazia che
tanto ha attraversato il ‘900: quello per cui i liberali, in rappresentanza
della borghesia, guidano il governo, segnano il suo programma e la sua natura e
i socialdemocratici, con un paio di ministri, portano in dote la rappresentanza
e il controllo del movimento operaio in funzione della pace sociale.
Una linea smentita dalla
storia
Si obietta che “il governo
per noi è solo uno strumento per l’alternativa di società, non un fine” e
che in ogni caso ciò che conta è il programma. Ma tutti gli esponenti del
riformismo storico, per oltre un secolo hanno rivendicato il governo come
strumento, mai come fine, a partire da Bernstein. Il piccolo particolare è che
nella storia conta la realtà materiale delle cose, non il nome con cui si vuole
chiamarle. E nella realtà, senza una sola eccezione, quei governi sono stati
“strumento” della classe avversaria contro il movimento operaio. In altra
epoca uno strumento contro la rivoluzione in cambio di una manciata di riforme.
Oggi, nell’epoca della crisi capitalistica e dopo il crollo dell’Urss, uno
strumento di controriforme e restrizioni sociali naturalmente concertate (vedi
Prodi ‘96-‘98, governo Jospin, governo Lula, attuale governo indiano). Si può
solo pensare seriamente che un
governo della Gad possa gestire programmi diversi? Peraltro la GAad è stata
proclamata l’11 ottobre prima di una qualsiasi intesa programmatica e senza
neppure la parvenza di un programma comune. Non è questa forse la riprova che
l’unico vero programma comune della Gad è il comune governo dell’Italia,
quindi del capitalismo italiano?
Il programma reale della
Gad
In forme diverse, sia i
dirigenti dell’Ernesto che di Erre chiedono “criticamente” un vero
confronto programmatico tra la sinistra di alternativa e il Centrosinistra: chi
rivendicando un confronto negoziale più stringente, chi chiedendo un maggiore
investimento nella pressione dei movimenti. Ma così gli uni e gli altri,
finiscono col nascondere l’essenziale: la natura di classe del Centro liberale
dell’Ulivo, la base materiale degli interessi dominanti su cui esso si
appoggia. Il programma di un governo non è l’elenco letterario di punti,
codicilli e commi, infinitamente trattabili e a geometria variabile a seconda
delle esigenze della propaganda. Il programma di un governo nella società
borghese è la ragione materiale del capitale, dentro un quadro di condizioni
naturalmente variabili, ma dalla radice strutturalmente ben salda. Se si vuole
scoprire il programma di governo di Romano Prodi, non si guardi tra le
scartoffie della sua retorica umanistica: si legga il discorso di investitura di
Luca di Montezemolo ai vertici di Confindustria, i programmi di austerità di
Bankitalia, il posizionamento di Banca Intesa, Unicredito, S. Paolo, Monte dei
Paschi. Sono quelle le mani che scriveranno il programma reale del governo di
Centrosinistra per cinque anni, al di là di qualsiasi programma formale.
Peraltro persino il
riscontro delle carte già oggi è inequivoco, per chiunque voglia vedere la
realtà. Basti leggere, dopo la costituzione della Gad, la pubblicazione dal
titolo “Parole nuove per l’Ulivo”, in cui Romano Prodi introduce ed esalta
il programma che Giuliano Amato ha redatto per le recenti elezioni europee
presentandolo come “il programma da cui ripartire per il governo
dell’Italia”. L’antologia che riportiamo a latere (vedi in fondo) su controriforma del welfare, militarismo europeo,
defiscalizzazione degli utili, liberismo bancario…dovrebbe rimuovere ogni
dubbio. Si può pensare che una maggiore “pressione” negoziale o di
movimento possa mutare questo quadro? Il compito elementare dei comunisti non
dovrebbe essere quello di liberare le masse da queste illusioni invece che
alimentarle?
Una coalizione a perdere.
A vantaggio di Berlusconi e liberali
Subordinando lavoratori e
movimenti agli interessi del padronato, la Gad costituisce una gabbia mortale
per tutte le ragioni di una stagione di lotte. A scapito non solo
dell’alternativa ma della stessa opposizione a Berlusconi. Quando il governo
Berlusconi a giugno e luglio era moribondo, la coalizione democratica coi
liberali ha bloccato ogni azione di lotta, salvando di fatto il governo. Dopo il
varo di una finanziaria lacrime e sangue che avrebbe richiesto una mobilitazione
radicale e tempestiva, la coalizione con Prodi ha imposto il rinvio e lo
svuotamento della mobilitazione, agevolando di fatto il governo.
Di fronte alla continuità della missione coloniale in
Irak che avrebbe richiesto una campagna di massa per il ritiro immediato e
incondizionato delle truppe, la Gad ha imposto la rinuncia a questo obiettivo a
favore di una Conferenza internazionale appoggiata dallo stesso Berlusconi. Non
prima di aver dato credenziali umanitarie a un governo di guerra nel momento dei
rapimento delle due Simone.
Il risultato di tutto questo
è stato ed è un disorientamento enorme dei movimenti e la dispersione delle
loro energie. Ciò che da un lato consente la sopravvivenza di un governo
reazionario. Dall’altro fa si che i suoi perduranti elementi di crisi (vedi le
elezioni suppletive) vengano capitalizzati dall’alternanza liberale e dai suoi
candidati padronali. A meno di non pensare che il profilo di Zara (presidente
degli industriali genovesi), o di D’Antoni, siano il volto del nuovo mondo
possibile. O che un’alternativa di società possa essere affidata alla
direzione di Marrazzo, Burlando, Cardini e della “nuova” nomenclatura
liberal-padronale che la Gad candida per le elezioni regionali.
Rompere col centro
liberale: la proposta alternativa al VI congresso del Prc
Rompere coi liberali e con
la Gad, unire sul terreno della lotta tutte le forze del movimento operaio e dei
movimenti per cacciare Berlusconi in funzione di un’alternativa vera. Questa
è la proposta politica che il Prc dovrebbe avanzare pubblicamente e ovunque,
mettendo tutte le rappresentanze politiche e sindacali del movimento di fronte
alla necessità di una risposta chiara. Incalzando le loro contraddizioni agli
occhi della loro base di massa e costruendo l’egemonia alternativa dei
comunisti.
Questa è la proposta,
semplice e chiara, che Progetto Comunista presenta per il VI Congresso del
Partito. E’ l’unica proposta realmente alternativa alla Gad, basata su
principi di classe, che può orientare una svolta strategica di fondo del Prc. I
dirigenti di Ernesto ed Erre l’hanno respinta o lasciata cadere perché alla
chiarezza di una proposta alternativa preferiscono il ruolo testimoniale della
“critica” subalterna e la coltivazione dei propri interessi di nicchia. Ma
tale proposta è in campo, aperta alla convergenza unitaria di tutti i compagni
del partito che, al di là di ogni vecchio steccato di mozione,
vogliono salvare la sua ragione sociale e rilanciare la Rifondazione
Comunista.
Da Parole
nuove per l’Ulivo, programma di Giuliano Amato per le elezioni europee,
oggi ripubblicato con Introduzione di Romano Prodi
“L’Europa deve
rafforzare la sua posizione nel mercato globale (…) L’Europa ha bisogno di
più mercato, di più concorrenza. Un nuovo patto di stabilità deve mettere i
denti al processo di Lisbona. Il patto va rafforzato ponendolo maggiormente al
centro della crescita. L’obiettivo del pareggio di bilancio va mantenuto (…)
Vogliamo Stati che
incentivino gli imprenditori coraggiosi a rischiare (…) a competere nei
mercati globali (…) Una buona politica deve saper accompagnare le imprese sui
mercati del mondo con efficienti reti
di servizi – deve produrre norme che facilitino la contendibilità delle
imprese a livello europeo (…) deve utilizzare ogni margine possibile per
incentivi fiscali mirati a favorire la crescita delle aziende.
C’è tutto il ciclo delle
liberalizzazioni da completare. Dal settore delle utilities, alle professioni,
all’energia, alla distribuzione (…) non si può restare in mezzo al guado.
Proponiamo di introdurre una
contabilità generazionale delle spese sociali
(…) Se non ci fa paura un allungamento dell’età lavorativa vogliamo
poter contare su forme incentivate di previdenza integrativa.
Ci impegniamo per una
ricerca universitaria più competitiva (…) per incentivare l’afflusso di
capitale privato alla ricerca e all’istruzione (…) per una sempre maggiore
convergenza dei criteri scolastici europei sulla linea di integrazione tra
istruzione e formazione professionale.
Gli europei chiedono
all’Europa più sicurezza (…) dai rischi globali e dalla minaccia del
terrorismo internazionale (…) L’Europa deve quindi imparare a occuparsi del
mondo (…) dovrà diventare una potenza con influenza globale e non solo
regionale. Europa potenza civile non significa una potenza estera priva di
strumenti militari (…) significa una potenza che subordina l’uso della forza
ad obiettivi politici democratici e alla difesa dei diritti umani (…) Per
contare di più sarà importante poter contare sulla forza autonoma di una
Difesa comune europea e un’industria della difesa maggiormente integrate.
Dobbiamo puntare su un
multilateralismo efficace che permetta di fondare sulla forza del diritto
internazionale azioni collettive a difesa della sicurezza e dei diritti umani
(…) in un sistema di sicurezza collettiva adattato alla sfida del
dopoguerra globale le nazioni Unite, l’Ue e la Nato si rafforzeranno a vicenda
(…)”
“Perché ripresentare quel
programma oggi, dopo il voto europeo? Perché è a partire dai contenuti di
questo documento che prepareremo insieme in programma di governo della Gad”
(Romano Prodi)