Gli avvenimenti di mercoledì 17 rappresentano sicuramente un punto si svolta nella vertenza in corso sull'Alitalia. I lavoratori del settore, esasperati dalla mancanza di risposta alle loro rivendicazioni e con un piano di ristrutturazione aziendale, in cui si prevedono 2.700 esuberi, che pone in serio pericolo l'esistenza stessa della compagnia, hanno manifestato il loro malcontento, incrociando le braccia per protestare contro il nulla rappresentato dall'offerta del governo ai sindacati. E come accade sempre quando le "eroiche" lotte dei lavoratori escono fuori dai binari fissati a protezione degli interessi dei poteri forti, l'unica risposta che viene data loro è quella della repressione e della criminalizzazione.
La situazione del personale dell'Alitalia è sicuramente più grave, ma non
differente né estranea a quella di molte altre categorie di lavoratori che,
attraverso scioperi e radicalizzazioni sempre maggiori delle lotte, stanno
mettendo in campo tutto il loro coraggio affinché avvenga un’ inversione di
rotta in questo paese, inversione di rotta che sicuramente non potrà
realizzarsi con scioperi generali trimestrali o con l'accettazione di piani da
parte dei sindacati che vanno sempre a scapito dei lavoratori. I lavoratori
dell'Alitalia, insieme a quelli dell'ATM, stanno sicuramente indicando la strada
per far sì che le cose comincino a cambiare, e ciò e certamente dimostrato
dalla notevole preoccupazione con cui il governo, il centrosinistra (che ha
giocato un ruolo tutt'altro che secondario nell'attacco ai diritti delle classi
subalterne nella scorsa legislatura; ruolo che, nel nome dell'alternanza
borghese, ambisce nuovamente a ricoprire) e i sindacati confederali
(questi, invece, intimoriti dal fatto che la situazione possa sfuggir loro di
mano) guardano l'evolversi delle lotte che attraversano il paese.
E' necessario un salto di qualità: serve lo sciopero generale prolungato,
serve una prova di forza verso il governo e il padronato, serve una piattaforma
unificante che parli a tutto il mondo del lavoro e a tutti i cittadini. Il
diritto di sciopero non può essere ingabbiato. Non si può continuare a
manifestare, a scioperare, per non portare mai a casa nulla. La ripresa delle
lotte nel nostro paese, e le aspettative che questa suscita nella vita di
milioni di persone, non può essere nuovamente sacrificata sull'altare di
sindacalisti o politici che tradiscono continuamente le aspirazioni dei
lavoratori (il caso Cofferati è esemplificativo al riguardo).
Progetto Comunista -sinistra del Partito della Rifondazione Comunista - ha da
tempo sollevato, nel partito e nei sindacati in cui è presente, la necessità
di unificare tutte le lotte oggi disperse, di unire i lavoratori, i giovani e i
disoccupati intorno alle rivendicazioni di un vero recupero salariale di fronte
all'inflazione selvaggia, la difesa e la riqualificazione delle pensioni e dei
servizi sociali, l'abolizione della flessibilità e un adeguato salario ai
disoccupati, con l'obbiettivo dichiarato di cacciare questo governo
antioperaio e antipopolare.
Non è una strada insolita. E’ quello che già hanno fatto nel gennaio ’95 i
lavoratori francesi del settore pubblico con uno sciopero ad oltranza di un
mese, sostenuto dall’intero mondo del lavoro: uno sciopero che ha sconfitto
sul campo il governo di Juppé e ha preparato la sua caduta.
Questa,
altresì, sarebbe la migliore “risposta” non solo dei lavoratori dell'Alitalia,
ma di tutti coloro (studenti, operai, disoccupati) i quali realmente aspirano ad
una alternativa di società e di potere.