A
proposito della nuova legge sull’istruzione dell’Emilia Romagna
Il
Centrosinistra accoglie la controriforma Moratti
di Marco Poggi*
I compagni della sinistra
del Prc in Emilia Romagna hanno posto il problema di difendere l'unitarietà del
sistema nazionale d'istruzione pubblica dall'ambigua accettazione del
federalismo regionale e da leggi o protocolli d'intesa regionali che altri
effetti non sortiscono se non quello di trasferire nei contesti regionali, in
forma più o meno smussata, concetti e contenuti propri della controriforma
Moratti. Estremamente emblematica e significativa al riguardo è la nuova legge
in materia di istruzione e formazione professionale approvata alla fine di
giugno dal Consiglio regionale dell’Emilia Romagna: essa rivela come il
Centrosinistra, che afferma di contrastare i disegni scolastici di Letizia, in
realtà si limita alla proposizione di aspetti ad essi confacenti.
La nuova legge dell'Emilia Romagna,
infatti, altro non è se non una legge di accoglimento un po’ meno rigido
delle norme contenute nell’odiosa Legge Moratti nazionale. Si confermano
infatti i finanziamenti pubblici al privato, però ora erogati non più solo
alle scuole private ma anche agli enti di formazione professionale (compresi gli
enti gestiti dalle organizzazioni padronali e gli enti aventi scopo di lucro) e
perfino alle imprese che svolgono attività formative anche non accreditate.
Inoltre, la formazione professionale resterà di competenza regionale, il che
conferma la divisione del sistema nazionale d’istruzione attuato dalla Moratti,
con lo studente confinato nell’alternanza scuola-lavoro e in percorsi
integrati estremamente confusi e difficili da realizzare. Manca, infine,
qualsiasi riferimento all’obbligo scolastico a 18 anni, sostituito con un
generico ed indefinito obbligo formativo che potrà essere assolto addirittura
nell'apprendistato lavorativo.
È una legge che si inserisce
perfettamente nella logica del Centrosinistra che, invece di respingere il
disegno della Moratti, tenta maldestramente di proporre nelle Regioni in cui
governa leggi e provvedimenti ad esso interni, il cui punto caratterizzante è
rappresentato dall’integrazione tra scuola e formazione professionale, senza
in alcun modo modificare le coordinate fondamentali della controriforma di
Letizia. Come in Emilia Romagna, aumenta tra l’altro il peso della formazione
professionale nel contesto dell’istruzione: il privato è inserito nel
pubblico, l’addestramento al lavoro è equiparato alla formazione culturale,
senza contare il rischio di aprire una voragine che porta alla realizzazione di
20 sistemi regionali diversi ed alla progressiva abolizione del valore legale
del titolo di studio (in quanto l’accumulo di crediti formativi ottenuti
perfino in attività lavorative risulta molto più funzionale ad una manodopera
flessibile e precaria rispetto ad un titolo di studio valido dalle Alpi alla
Sicilia).
Il nostro partito dovrebbe praticare
una politica scolastica chiara e identificabile, pena la perdita di quella
credibilità faticosamente conquistata sul campo delle contraddizioni del
Centrosinistra che non possono assolutamente diventare anche le nostre, con il
rischio di ritrovarci in un partito dai contenuti diversi da Regione a Regione
in materia di scuola.
I nostri rappresentanti dovrebbero
opporsi con la massima fermezza non solo alla controriforma Moratti, ma anche
agli sciagurati tentativi del Centrosinistra di integrazione pubblico/privato e
istruzione/formazione professionale; dovrebbero propugnare con forza l'attualità
dell'elevazione dell'obbligo scolastico a 18 anni a livello nazionale, la
necessità di rivendicare uno spazio culturale autonomo della formazione
(puntando ad una regolamentazione unitaria nazionale che la renda svincolata
dalla logica della subalternità al profitto), la valenza nazionale
della libertà d'insegnamento e del valore legale del titolo di studio,
l'opposizione a tutte le forme di finanziamenti pubblici a scuole private, enti
formativi privati e lucrativi (in Emilia regalano addirittura soldini alle
imprese!), la gratuità dei libri di testo con presalario agli studenti che
devono unirsi ai lavoratori per opporsi alla scuola di classe asservita al
capitale. Appunto ciò che non hanno fatto in Emilia Romagna, dove i dirigenti
regionali del Prc hanno prestato il fianco all'operazione dell'Ulivo, dando
indicazione ai nostri rappresentanti in Consiglio di votare a favore della legge
regionale di cui sopra. Un motivo in più per valorizzare i contenuti in materia
scolastica della sinistra del partito.
*Responsabile
Scuola della Federazione di Imola (BO)