Grizzana, settembre 2003

 

Il seminario nazionale di formazione teorica

 

Un momento importante per la costruzione dell’Associazione Progetto comunista

 

di Ruggero Mantovani

 

“ Senza teoria rivoluzionaria non vi può essere movimento rivoluzionario”, così scriveva Lenin nel Che fare?, riferendosi non solo alla necessità della lotta di frazione contro il riformismo, ma anzitutto alla necessità della formazione teorica e politica dei militanti e dei quadri impegnati sul terreno della lotta di classe. Un’eredità storica che costituisce un tassello centrale per la costruzione e lo sviluppo dell’Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista.

La centralità della formazione non è, dunque, un riflesso ideologico e scolastico, ma si misura, tanto più oggi, con la necessità di contrastare l’accordo politico-programmatico tra il Prc e l’Ulivo per le prossime elezioni.Un accordo che se da un lato priverebbe il movimento operaio italiano di un’opposizione comunista, dall’altro segnerebbe la fine della rifondazione e persino della sua percezione simbolica in ampi settori di massa.

Un necessario lavoro di formazione dei militanti e dei quadri attiene, in definitiva, alla ricerca storica dei codici teorici che in questi anni hanno segnato nel dibattito interno al Prc, divaricazioni strategiche assolutamente inconciliabili.

Un primo momento significativo in questa direzione è stato caratterizzato dal Seminario nazionale della costituente associazione Progetto Comunista, che si teneva a Grizzana nel settembre del 2002.

Un’attività d’elevato approfondimento teorico, che senza dubbio ha segnato un metodo essenziale per l’organizzazione complessiva della formazione, ereditando, tra l’altro, una serie cospicua d’attività seminariali a livello locale.

E’ bene ricordare che non partiamo dal nulla: in questi anni la rivista Proposta ha assunto un ruolo importante quale strumento d’indirizzo e orientamento politico e teorico, così come gli opuscoli che abbiamo realizzato sui temi del marxismo rivoluzionario hanno costituito un contribuito specifico alla divulgazione del leninismo e del trotskismo.

In piena continuità con queste esperienze, l’Associazione Progetto Comunista fin dal suo nascere si è dotata della rivista teorica Marxismo Rivoluzionario e del periodico politico Progetto Comunista, realizzando inoltre sempre a Grizzana nel settembre del 2003 il suo primo seminario nazionale di formazione teorica.

Un’esperienza preziosa e ben riuscita sia per i temi trattati, ma soprattutto per il dibattito che si è animato tra i partecipanti al seminario, espresso sia con domande specifiche ai relatori, sia con contributi integrativi e con approfondimenti sui temi affrontati.

Nella prima relazione, tenuta dal compagno Ruggero Mantovani, è stato tracciato un excursus storico-politico sulla questione del partito, da Marx ed Engels, fino a Lenin e alla rivoluzione Russa. Un approfondimento teorico sostenuto dalle principali opere del marxismo, ripercorrendo la storia delle organizzazioni del movimento operaio dalla Lega dei Giusti alla Lega dei Comunisti; dalla formazione della I internazionale, alla lotta al revisionismo nella Spd e nella II internazionale, fino alla formazione del partito bolscevico maturato nella socialdemocrazia Russa (Posdr). Un tentativo, dunque, di ricostruire quel filo rosso del marxismo conseguente, contro la vulgata revisionista spesso presente nella stessa Rifondazione Comunista.

Con la seconda relazione, del compagno Francesco Ricci, era affrontato il biennio rosso, la scissione della frazione comunista dal PSI, e la nascita del PCd’I nel quadro della Terza Internazionale. In particolare era approfondito il quadro storico in cui è maturata la crisi rivoluzionaria del ’19-’20, le frazioni che fino a quel momento avevano caratterizzato il dibattito politico all’interno del PSI, e le impostazioni politico-programmatiche del primo gruppo dirigente (legato prevalentemente ad Amadeo Bordiga), che il 21 gennaio del 1921 produsse la “scissione” dai riformisti. Con particolare riguardo è stata approfondito il cambiamento di linea che, dal congresso costituente di Livorno, portò nel 1926 al congresso di Lione, facendo divenire maggioritario il gruppo legato ad Antonio Gramsci, e del relativo dibattito che la scissione produsse nella III Internazionale, in particolare in merito alla questione del fronte unico (III congresso dell’IC), e del governo operaio (IV congresso). Un’analisi costruita con i codici fondamentali del marxismo conseguente, che nel riconnettere la nascita del PCd’I alla storia del bolscevismo, al contempo ha evidenziato ambiguità, errori e schematismi presenti nel bordighismo, ma in parte non immuni ad Antonio Grasmsci.

La terza relazione, tenuta dal compagno Piero Aquilino, ha affrontato in particolare la questione dei fronti popolari degli anni ’30, con particolare riguardo all’esperienza francese e spagnola.

Un’analisi minuziosa e profonda degli avvenimenti e dei fatti storici, che ha ripercorso la nascita del governo di coalizione retto da Leon Blum in Francia, il fallimento dello sciopero generale, e dei governi di coalizione spagnoli, che in nome della collaborazione di classe, imposta dalla burocrazia stalinista, ruppero la dinamica rivoluzionaria decretando il pesante arretramento del movimento operaio e delle stesse sorti della rivoluzione d’ottobre.

Una ricostruzione storica che ha messo in luce come lo stalinismo rappresentò, fino al terzo periodo dell’Internazionale Comunista, una controrivoluzione burocratica (da prima con le espulsioni e poi con le eliminazioni fisiche annientando qualsiasi opposizione), per divenire a metà degli anni ’30, con i fronti popolari, una forza controrivoluzionaria.

La quarta relazione, tenuta dal compagno Franco Grisolia, ha esaminato la nascita della IV Internazionale, l’evoluzione delle tendenze che in essa si formarono nei decenni successivi, e la prospettiva della sua rifondazione sulla base della riattualizzazione del programma transitorio. Una ricostruzione storica, anche in questo caso minuziosa e specifica dei fatti e degli avvenimenti, che ha fatto emergere le ragioni oggettive, oltre che le responsabilità soggettive, dello sviluppo di quelle tendenze centriste all’interno della IV Internazionale (ben rappresentate in Italia dal gruppo Erre, ex Bandiera Rossa, legato al Segretariato Unificato), che seppur con diverse forme e percorsi, rappresentano l’eredità della deviazione teorica e politica nata con Michael Raptis (detto Pablo). Una tendenza che ha completamente rimosso la costruzione del partito e dell’Internazionale sulla base del programma transitorio, imponendo in questi decenni l’idea di costituirsi com’elemento di pressione sui gruppi dirigenti riformisti e stalinisti, approdando nell’alveo della collaborazione di classe (ieri Ingrao, oggi Bertinotti e Lula).

Il tratto saliente delle quattro relazioni, pur nella complessa differenza dei fatti storici esaminati, ha fatto emergere un codice teorico omogeneo, rimbastendo quel filo rosso che da Marx ed Engels giunge a Lenin e a Trotsky, segnando, seppur con le dovute riattualizzazioni, il tratto più autentico del marxismo conseguente, strumento ineliminabile per contribuire alla formazione di una nuova generazione di rivoluzionari e per lo stesso avvenire di un’autentica rifondazione comunista.