Note
sul congresso regionale dell’Emilia-Romagna
Il riassunto più fedele dei due
giorni di congresso regionale dell’Emilia-Romagna, che ha visto al centro la
questione della partecipazione del PRC alla Giunta regionale, lo ha fatto
senz’altro l’Unità del 24/9/02: “Né rottura né verifica. Il congresso
regionale del Prc ha approvato un documento su cui si è ritrovata la stragrande
maggioranza dei delegati, l’85%. Il documento sancisce un “riorientamento
programmatico per un rilancio dell’alleanza in Regione” Dunque rientrano i
propositi dei bertinottiani, che all’inizio chiedevano una verifica nella
maggioranza, e si afferma la linea dei maselliani (i grassiani, NdR). Irriducibile,
invece, la minoranza trotzkista che ha votato contro il documento, continuando a
chiedere l’uscita da tutte le giunte in cui il PRC è insieme all’Ulivo.”
Nei mesi precedenti il congresso
regionale molti esponenti dell’area bertinottiana, in primo luogo Ugo Boghetta
e la deputata de Simone, avevano abilmente fatto credere di rappresentare
l’ala sinistra della maggioranza del PRC, criticando aspramente l’operato
della Giunta Errani, a volte convincendo anche compagni che avevano in passato
votato la mozione 2 che questo era il giro buono per battere i moderati
grassiani del partito. I bertinottiani erano addirittura giunti a votare con
Progetto Comunista, nel congresso federale di Bologna, un O.d.G. che si
configurava come un vero e proprio ultimatum alla Giunta regionale.
Ma il gioco da trasformisti dei
bertinottiani era buono giusto per chi ci voleva credere a tutti i costi (ovvero
Bandiera Rossa) o per qualche ingenuo.
Alla vigilia del congresso
regionale come Progetto Comunista abbiamo lanciato un’offensiva sui giornali
locali per offrire provocatoriamente ai bertinottiani, che non disponevano della
maggioranza assoluta dei delegati ma solamente di quella relativa, un’alleanza
per mettere in minoranza i grassiani su un documento che sancisse la rottura con
il centrosinistra (Il Domani di Bologna titolava:”Dai trotzkisti la proposta
di un patto anti-Errani”).
Ovvie le risposte dei fedeli del
segretario nazionale: “Rifondazione Comunista non ha alcuna intenzione di
uscire dalla maggioranza che governa l’Emilia-Romagna (..) non abbiamo alcuna
propensione o volontà alla rottura – sottolinea Ugo Boghetta – “ (nota
dell’agenzia Dire del 21/9/02). Ancora più chiara l’on. Titti de Simone:
“L’uscita dalla maggioranza è fuori discussione anche se il giudizio sulle
politiche di Errani non è dei migliori” (agenzia Dire 21/9/02). Dei veri e
propri estremisti pericolosi ‘sti bertinottiani!
Ma per fortuna c’è una nota
Ansa che ci narra di una “Voce anomala rispetto a questi schieramenti è
quella di Corrado Scarnato (ex mozione 2 al IV congresso NdR) , responsabile
dell’organizzazione della federazione di Bologna, bertinottiano poco
conciliante, convinto della necessità che Rifondazione esca dalla Giunta
regionale, a meno che non le si riconosca un ruolo più incisivo e un
assessorato più “pesante” politicamente come quello al lavoro” (nota Ansa
del 21/9/02). Insomma per i bertinottiani poco concilianti la questione Giunta
è risolvibile con uno cambio di assessorato.
Naturalmente nessuna intenzione
più o meno bellicosa dei bertinottiani è stata mantenuta fino in fondo. Così,
mentre l’area Grassi vantava inesistenti risultati positivi dell’azione del
PRC in maggioranza e Giunta regionale e l’assessore bertinottiano Pasi (quello
che per sbaglio votò l’assunzione degli interinali in Regione, quello che non
per sbaglio è fuggito dall’aula al momento della votazione sulla
privatizzazione della Fiera di Bologna, quello che chiede gli incentivi fiscali
per gli albergatori della riviera, ecc.) spiegava che tutto va bene, infine
nasceva il documento conclusivo comune di tutta la maggioranza.
Due giorni di congresso
regionale, di risse verbali tra le anime della maggioranza, per concludere che
il PRC vuole “un riorientamento programmatico per un rilancio
dell’alleanza”. All’elettorato comunista il “riorientamento
programmatico” verrà spiegato con lo slogan “Per una politica a sud-ovest
di Berlusconi”?!?!?
Una conclusione, quindi, che
lasciando tranquilla la Giunta ha dato, nei fatti, ai grassiani la vittoria
morale e politica di vedere confermata la loro linea politica.
Al momento è ancora in alto
mare la questione del segretario regionale, non avendo nessun candidato la
maggioranza assoluta dei voti in CPR, e così il Resto del Carlino del 13/10 ha
giustamente scritto:”Gli esponenti delle due aree forti in Emilia-Romagna (Tribi
sostenuto dai bertinottiani che contano sul 47% del CPR e Mangianti dagli
emendatori al documento congressuale che hanno il 37%) hanno
dovuto cedere il passo alla terza componente, la minoranza trotzkista che fa
capo a Marco Ferrando, contraria a entrambi i candidati e ferma nel chiedere
l'uscita del PRC dalle giunte di centrossinistra, in primis quella regionale”.
Bologna, 18 ottobre 2002
Alla fine di una lunga telenovela ce l’hanno fatta: le
varie correnti della maggioranza hanno trovato l’accordo sul segretario, anzi
segretaria che per i prossimi tempi sarà Monica Donini, consigliera comunale di
Cesena. La scelta è caduta su una segretaria debole, inesperta, priva di
autonomia in quanto ostaggio delle varie fazioni. Da un lato i bertinottiani
avranno così ufficialmente la segretaria, mentre i grassiani si troveranno di
fronte qualcuno che difficilmente riuscirà ad opporsi loro con autorevolezza