Internazionalismo:
questione di vita o di morte per il movimento operaio USA
una corrispondenza da Ron Lare (*)
Il governo
statunitense sta usando le motivazioni della “sicurezza nazionale” e dei
preparativi della guerra all’Iraq per giustificare la minaccia alla
sopravvivenza stessa del movimento operaio. La resistenza a ciò richiede -e
promuove- tra i lavoratori americani una coscienza internazionalista e in parte
persino anti-imperialista. Due esempi lo dimostrano.
Negli Stati
Uniti, la parte più combattiva del sindacalismo organizzato si trova tra i
latinoamericani e altri immigrati. L’AFL-CIO l’ha riconosciuto invertendo la
sue posizioni anti-immigratorie.
Il governo
USA sta basando molte delle nuove norme anti-operaie sulla questione della
“sicurezza nazionale”. Ciò implica l’abolizione del diritto
d’appartenere ad un sindacato per coloro che lavorano nella “Sicurezza
nazionale”. Il governo ha disposto che gli ispettori aeroportuali (i
controllori di bagagli e passeggeri) siano esclusivamente cittadini
statunitensi. Questa norma è costata agli immigrati il proprio lavoro e
potrebbe distruggere una organizzazione sindacale a San Francisco. Questa
situazione costringe le organizzazioni sindacali a battersi per gli immigrati,
poiché l’alternativa sarebbe perdere i propri membri. I sindacati stanno
rivendicando il diritto di cittadinanza nelle Corti, ma possono vincere questa
battaglia solo nelle strade.
I
lavoratori portuali della costa occidentale fanno parte di un sindacato, l’International
Longshore and Warehouse Workers (ILWU, Sindacato Internazionale dei Lavoratori
Portuali e Magazzinieri), con radici nel Partito Comunista Statunitense e in uno
sciopero generale a San Francisco negli anni trenta. La lotte immediate che
vengono portate avanti vertono sulla sindacalizzazione dei nuovi lavori sulle
banchine, altamente tecnologici; e sulla sicurezza (alcuni lavoratori sono morti
sul lavoro). I portuali hanno combattuto per un nuovo contratto con uno sciopero
bianco (applicando rigidamente i regolamenti). I padroni hanno risposto
impedendo ai portuali di lavorare. L’amministrazione Bush ha invocato la legge
Taft Hartley per costringerli a tornare al lavoro. Un leader del sindacato ha
dichiarato che adesso "il padrone sulle banchine è Bush in persona".
L’attacco
di Bush contro i lavoratori portuali non è stato dettato solamente degli
interessi economici padronali, ma anche dalle necessità dell’imperialismo. La
lotta sindacale minaccia non solamente i profitti dei capitalisti. Minaccia
anche la pace dei trasporti navali e la pace di classe necessarie per preparare
la guerra all’Iraq. La dinamica della lotta di classe ci mostra il movimento
sindacale nella sua connessione con la necessità di sviluppare una coscienza
antimperialista.
Solo il
movimento operaio tutto ed una azione internazionale possono portare il
confronto ad un livello più alto. Il bisogno di un’alternativa politica al
Partito Democratico è chiara. La senatrice Democratica californiana Dianne
Feinstein ha appoggiato i padroni nell’invocazione della repressione Taft
Hartley. Il Presidente Democratico Jimmy Carter fu l’ultimo a fare uso della
Taft Hartley, contro i minatori nel 1978.
Judy
Wraight è una nostra compagna alla Sezione 600 (a Detroit, che conta 30000
membri) del Sindacato dei Lavoratori dell’Automobile che rappresenta i
lavoratori Ford e non solo .Su sua proposta, la maggioranza del corpo della
Sezione 600 ha approvato la seguente mozione durante il meeting dell’ottobre
2002: "Propongo che la Sezione 600 pretenda la fine della serrata imposta
ai portuali della costa occidentale, che la Sezione 600 esiga il non uso della
Taft-Hartley o di soldati contro i portuali della costa occidentale, e che copie
di questa risoluzione siano spedite al Sindacato Internazionale dei Lavoratori
Portuali (ILWU), al Presidente Bush ed a tutti i Senatori federali del Michigan
ed ai membri della Camera”.
C’è un
precedente in passato per il sostegno ai portuali: nelle campagne internazionali
per i portuali di Liverpool, dell’Australia e del Charleston, e del South
Carolina. Un’azione di sostegno internazionale è necessaria immediatamente.
(*) ex
membro del Consiglio Esecutivo della Sezione 600 del Sindacato dei Lavoratori
dell’Automobile