E' USCITO IL NUOVO NUMERO DI PROGETTO COMUNISTA
La
"via crucis" di Rifondazione verso un nuovo governo Prodi
La
nostra opposizione alla deriva governista, per salvare l'opposizione di
classe
editoriale di Francesco Ricci e Fabiana Stefanoni
L'OCCUPAZIONE
DELL'UNIVERSITA' STATALE DI MILANO
Intervista
ad Annalisa Dordoni, una portavoce del movimento
di
Cristian Nobili
Lotte
Movimenti Sindacato
VERSO
IL NUOVO PATTO CONCERTATIVO
La
proposta di Confindustria a governo e sindacati: a tutta flessibilità
di
Antonino Marceca
MOVIMENTI:
TRA STANCHEZZA E POTENZIALITA'
Oltre
l'autorganizzazione: il ruolo dell'avanguardia
di
Cristian Nobili
Una
vertenza unificante di lotta dei disoccupati
PER
UN REDDITO SOCIALE VERAMENTE ALTERNATIVO
di
Michele Rizzi
Puglia:
è già finita la "primavera" di Vendola
NON
CI SONO PIU' LE STAGIONI DI MEZZO...
di
Pasquale Gorgoglione
ALITALIA:
UN CASO ESEMPLARE
Privatizzazione
dei trasporti, tra centrodestra e centrosinistra
di
Andrea Spadoni
TELECO,
L'ENNESIMA CRISI
Per
la nazionalizzazione senza indennizzo e sotto controllo operaio
di
Alberto Faccini
LAZIO:
LA PRIVATIZZAZIONE DEL SERVIZIO IDRICO
Le
responsabilità del centrosinistra, la battaglia di Progetto Comunista a
Latina
di
Maria Pia Gigli
Teoria
e prassi
DOPO
IL REFERENDUM
Rilanciare
la lotta per la salute e la libertà della donna
a
cura del Circolo culturale "Giordano Bruno" di Milano
Politica
UNA
BATTAGLIA DI CLASSE PER UNA VERA PROPORZIONALE
di
Marco Ferrando
Marche:
Erre ed Ernesto votano la maggioranza
LA
FARSA DEL CONGRESSO REGIONALE DEL PRC
di
Enrica Franco e Davide Margiotta
L'OPPOSIZIONE
COMUNISTA A WALTER VELTRONI
Il
bilancio di quattro anni di collaborazione di classe a Roma
di
Roberto Angiuoni
Giovani
Comunisti
GIOVANI
COMUNISTI: FEDELI ALLA LINEA!
Verso
la Conferenza nazionale dei Giovani Comunisti
di
Giuseppe Guarnaccia
CENTOMILA
STUDENTI IN PIAZZA!
La
straordinaria manifestazione del 25 ottobre ha posto l'esigenza di un
cambiamento
di
Francesco Fioravanti
IL
PONTE SULLO STRETTO, OVVERO I MOSTRI DEL CAPITALISMO REALE
Le
lotte contro il ponte in Sicilia
di
Carmelo Ingegnere
NUCLEARE
IN BASILICATA: CI RISIAMO!
Ripartiamo
dalla lotta di Scanzano
di
Raffaele Guerra e Claudio Mastrogiulio
Internazionale
GRANDE
COALIZIONE, GRANDE IMBROGLIO
Il
risultato elettorale tedesco ed il consolidamento dell'opzione centrista
di
Valerio Torre
PARMALAT
ARGENTINA
Un
successo della lotta intransigente dei lavoratori guidata dai compagni del
Partido Obrero
di
Franco Grisolia
Il
Brasile di Lula
LA
LEGGENDA DEL CALAMARO BARBUTO
Una
parabola per chi si è infilato nell'Unione
di
Alberto Airoldi
- Lavoro e sindacato
Tfr:
continua lo scontro spartitorio tra interessi economico-finanziari e
burocrazia sindacale
di
Antonino Marceca
- Lotte e mobilitazioni in Italia
di
Michele Rizzi
- Classici del marxismo
Gramsci
e l'Ordine Nuovo: una preziosa eredità
di
Ruggero Mantovani
- Economia e politica
L'intreccio
rendita-profitto e quello Unione-Prc
di
Alberto Airoldi
- Rubrica Lettere alla direttrice
risponde Fabiana Stefanoni
-
Cose dell'altro mondo
di
Valerio Torre
La
"via crucis" di Rifondazione verso un nuovo governo Prodi
TRA
BANCHIERI E CARDINALI
La
nostra opposizione alla deriva governista, per salvare l'opposizione di
classe
di
Francesco Ricci e Fabiana Stefanoni
Un
governismo combattivo
"Non
ce ne andremo dalla giunta se non ci cacceranno". Questa orgogliosa
affermazione della volontà di difendere ostinatamente gli assessorati nella
giunta Cofferati è stata fatta da Franco Giordano, capogruppo dei deputati
del Prc. E' accaduto il giorno dopo le cariche della polizia -chiamata dal
sindaco- contro i manifestanti.
A
dire il vero, non si può escludere che i gruppi dirigenti nazionali e
bolognesi del Prc siano costretti -per togliersi dall'imbarazzo- ad arrivare
a una rottura parziale o mimata con la giunta, come avvio di un rinnovato
accordo. Non sarebbe la prima volta: in Campania si è già seguita questa
strada. Ma il punto vero è un altro ed è lì che sta il significato
autentico delle parole di Giordano: l'attrazione governista è talmente
forte che ogni ostacolo che si frappone sulla strada della sua realizzazione
verrà rimosso. Comprese le ruspe di Cofferati o le cosiddette
"ingenuità" di Egidio Masella, assessore indipendente del Prc
nella giunta Loiero in Calabria, che assume la moglie "per avere
intorno collaboratori fidati". Siccome tuttavia queste cose fanno parte
della realtà reale, la rimozione non può che essere immaginaria,
fatta con pensieri, sogni e parole, simile a quella su cui interviene la
psicoanalisi.
Così
la vicenda di Bologna e la necessità di demarcarsi dalle nefandezze di
Cofferati, dalla sua caccia agli immigrati, ai Rom, ai disgraziati che
lavano i vetri agli incroci, viene con le parole ridimensionata a
"questione locale" e Bertinotti si affretta a spiegare che quanto
succede a Bologna non ha nulla a che vedere con quanto succederà
nazionalmente: sia nel senso che la "repressione solidale"
cofferatiana -fatta col sostegno di tutto il centro liberale dell'Unione-
non riguarderebbe l'Unione nazionale; sia nel senso che il Prc è ormai
matura forza di governo e le sue critiche alla giunta (peraltro prive per
ora di effetti) non alludono a possibili futuri scenari nazionali.
Così
pure i fatti calabresi sono giustamente stigmatizzati e si chiedono le
dimissioni dell'assessore Masella ma contemporaneamente la vicenda viene
derubricata a semplice "incidente". Fingendo di ignorare che se il
malcostume lambisce lo stesso Prc è perché l'intera giunta calabrese
dell'Unione naviga nella corruzione. E fingendo soprattutto di ignorare il
vero scandalo, che è ben più grave del "nepotismo" di Masella,
che riguarda le politiche anti-operaie della giunta Loiero, con l'assessore
(ora ex) al Lavoro di Rifondazione che dal giorno dell'insediamento annuncia
la volontà di tutelare in ogni modo… la precarietà del lavoro (anche con
l'applicazione della Legge 30).
Altro
che "casi locali": quando si decide di non fare opposizione ai
governi della borghesia, siano essi nazionali o di grandi o piccolissime
città, il risultato è questo.
Una
realtà immaginaria
Il
paziente lavoro di costruzione di una realtà illusoria, di un mondo
parallelo che viene quotidianamente raccontato ai militanti del partito, su Liberazione
o nelle riunioni, non può tuttavia impedire alla realtà reale di
essere tale, non può evitare il suo sonoro disinteresse per le abili
costruzioni retoriche di Bertinotti.
Nel
mondo immaginario si può ribadire -a pochi mesi dall'ingresso in un governo
che l'appoggio dei banchieri Profumo e Bazoli- che il Prodi bis costituirà
"l'occasione storica della Riforma del Paese, di riforme
strutturali", preludio di una "alternativa" ormai non solo
"necessaria ma resa possibile" dal ruolo di Rifondazione e dalla
sua capacità di "orientare a sinistra il programma dell'Unione".
Queste frasi possono essere scritte nell'ordine del giorno conclusivo del
Comitato Politico Nazionale (del 18 settembre scorso). Ma nel parallelo
mondo reale -quello in cui purtroppo siamo costretti a soggiornare in attesa
delle "magnifiche sorti"- succedono cose diverse.
Succede
che Prodi annunci l'intenzione di mantenere le truppe italiane "in
tutte le situazioni in cui sono impegnate", con l'eccezione dell'Irak
dove… verranno sostituite da "forze per la ricostruzione".
Succede che Prodi parli di "miglioramento" dell'attività
legislativa di Berlusconi. Succede che Prodi dichiari il suo progetto di
"umanizzare" i Cpt; oppure magnifichi la "direttiva
Bolkestein". Tutto questo proprio nei giorni in cui si svolgono
manifestazioni per la chiusura dei lager per immigrati; o quando le vie di
Roma si riempiono per una partecipata manifestazione contro
La
cancellazione dell'opposizione e il ruolo delle aree critiche nel Prc
Il
quadro politico-sociale italiano si conferma -come dimostrano anche queste
recenti mobilitazioni- non pacificato. Lo stesso risultato delle primarie
indica paradossalmente proprio questo.
La
truffa delle primarie, presentate come lo strumento attraverso il quale
"spostare a sinistra l'impianto nel quale si andrà a scrivere il
programma dell'Unione" (1) e confermatesi invece come una
legittimazione di Prodi è un ulteriore segnale -anche se distorto- di una
volontà di cambiamento, del desiderio fortissimo di cacciare Berlusconi e
persino di una domanda di sinistra. Sarebbe sciocco, difatti, negare che la
partecipazione al voto è stata più alta di ogni aspettativa; o negare che
i 630 mila voti a Bertinotti anche se pochi in percentuale non sono pochi in
termini assoluti. Il punto non è -a differenza di quanto hanno fatto le
aree critiche del Prc, cioè l'Ernesto e Erre- parlare di "risultato
deludente" del partito, rivendicando comunque il proprio apporto. Il
punto è che le primarie sono state una sconfitta -a prescindere dai numeri-
come abbiamo detto ben prima del risultato noi che, a differenza di altri,
non ci nascondiamo dietro un sostegno alla campagna dei post-it. Una
sconfitta perché la partecipazione alle primarie ha implicato il
riconoscimento della carta dei "principi dell'Unione" (le ferree
regole di Maastricht; i patti militari, Nato inclusa; le guerre dell'Onu,
ecc.) e più in generale l'accettazione di un patto di legislatura già
siglato, con tanto di impegno a sostenere lealmente il prossimo governo
dell'imperialismo italiano, fatta salva la possibilità -così prevede
l'accordo dei segretari dell'Unione, controfirmato in giugno- qualche
obiezione di coscienza, qualche "vibrata protesta", qualche
astensione parlamentare. Secondo il modello che si sta sperimentando a
Bologna: "non ce ne andremo dal governo se non ci cacceranno".
Non
si tratta insomma soltanto di criticare "l'americanizzazione"
introdotta dalle primarie, con il loro strascico di personalizzazione e liderismo
(un male antico anche nel movimento operaio e un malattia di cui il Prc
soffre non da ieri). Il punto è vedere come le mobilitazioni
antiberlusconiane, che si esprimono tanto nelle manifestazioni di piazza
quanto in forma distorta nel voto alle primarie, e nello stesso voto al
segretario del Prc, sono espressione (certamente diversa) di una comune
domanda di opposizione alle politiche anti-operaie. Una domanda che
ottiene una risposta di segno rovesciato: la rimozione dell'opposizione
politica a un altro futuro governo liberale e anti-operaio.
In
questo quadro, riproporre stancamente una "priorità del
programma" (ma programma di chi? di quali forze sociali? del governo di
quale classe?) come fa l'area dell'Ernesto; oppure, come fa Erre, rilanciare
la mistica dei movimenti illudendosi che "al di là delle sponde
prescelte" (2) essi potranno ostacolare le politiche borghesi;
significa soltanto ignorare la necessità di preservare l'opposizione
politica al prossimo governo padronale. In altre parole, i gruppi dirigenti
delle due "aree critiche" del partito, in piena continuità con
quanto hanno fatto al recente congresso, si limitano a "criticare"
il corso governista; riproponendo illusioni su improbabili sostegni esterni
al prossimo governo o (è il caso di Erre) un sostegno
"condizionato", da verificare di volta in volta, misura per
misura, una sorta di sostegno "intermittente", affidando poi le
lotte a una loro crescita "oggettiva". Dimenticando che nel
frattempo il Prc verrebbe eliminato nei fatti come potenziale forza di
opposizione di classe e proprio l'assenza di una guida politica priverebbe
ogni lotta futura di una possibile direzione e di uno sbocco. Solo
l'incomprensione della posta in gioco, peraltro, può spiegare la richiesta
da parte di Salvatore Cannavò di una "unità più larga" con la
maggioranza bertinottiana "anche in previsione di un'intensa campagna
elettorale." (3).
La
via crucis verso il governo
Le
elezioni si avvicinano e con esse la probabile vittoria dell'Unione e
l'ingresso di una pattuglia di ministri e sottosegretari di Rifondazione nel
governo.
Eppure
su nessun giornale borghese (dal quotidiano della Confindustria al Corriere
della Sera) si scorgono timori o perplessità della borghesia e dei suoi
giornalisti per questo fatto "storico" (è da decenni che non
giurano ministri di un partito che si definisce comunista). Gli esiti del
recente congresso del Prc la costruzione di una "nuova identità"
imposta al partito dal gruppo dirigente bertinottiano negli ultimi anni
("non-violenza", abbandono del "Novecento" e dell'idea
del potere dei lavoratori, ecc.) hanno sufficientemente convinto la
borghesia liberale della possibilità di arruolare Rifondazione nel futuro
governo, rimuovendo così una sponda politica di opposizione per i movimenti
e le lotte dei lavoratori, facilitando un processo di "pace
sociale", cioè -in una società divisa in classi- una guerra
combattuta solo dalla classe dominante. L'operazione che abbiamo più volte
denunciato su questo giornale prevede anche il pieno coinvolgimento dei
sindacati e della Cgil in un ruolo collaterale al governo. Il prossimo
congresso della Cgil ha appunto la funzione di garantire la neutralizzazione
preventiva di un'opposizione sindacale al futuro governo dell'Unione: ciò
anche tentando di emarginare ogni opposizione a Epifani all'interno del
sindacato. La manovra di assunzione -in ogni senso (con tanto di garanzie di
ruoli e funzionari)- di una parte della sinistra interna (guidata da Patta)
ha questo scopo. Di qui la scelta di Progetto Comunista di partecipare
criticamente
Ma
le prove sulla difficile via del governo borghese non finiscono mai. Così
nel presentare alla stampa il Congresso del Partito della Sinistra Europea
(Atene, fine ottobre) Bertinotti rimarca con soddisfazione il fatto che nei
testi conclusivi "la parola socialismo compare una sola volta"
(4). E siccome l'ingresso al governo in Italia prevede da sempre una
autentica "via crucis" per chi viene da sinistra, il segretario
(in parallelo con Fassino) è costretto a esibire la propria "ricerca
di Dio" e a rivendicare di avere "tanti amici anche tra i
cardinali" (5).
Di
fronte a un Prodi (6) che annuncia "la necessità di completare le
liberalizzazioni", la "tutela del principio della mobilità nel
mondo del lavoro" e "l'apertura maggiore al capitalismo privato
nell'istruzione" e "la moderazione salariale" come i cardini
del suo governo, non si può in effetti fare altro che raccomandare l'anima
a Dio…
Oppure
-e noi preferiamo questa seconda strada, anche mettendo in conto una
possibile esclusione dei rivoluzionari dal paradiso- costruire l'opposizione
di classe a quel governo di banchieri e cardinali.
(31
ottobre 2005)
Note
(1)
V. l'articolo di Milziade Caprili su Liberazione, 6 ottobre 2005.
(2)
Si veda l'articolo di Salvatore Cannavò su Liberazione, 19 ottobre
2005.
(3)
S. Cannavò su Liberazione, 20 ottobre 2005.
(4)
Bertinotti nell'intervista a
(5)
Bertinotti sempre su
(6)
Intervista di Romano Prodi a
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