MOZIONE E ORDINE DEL GIORNO SPECIFICO PRESENTATI DA PROGETTO COMUNISTA AL COMITATO POLITICO NAZIONALE DEL PRC DEL 30 e 31 OTTOBRE 2004

 

Trovate di seguito la mozione conclusiva e un ordine del giorno specifico presentati da Progetto Comunista all'ultimo Comitato Politico Nazionale del Prc. Nei prossimi giorni seguirà una nota relativa al dibattito sviluppatosi in CPN.

la redazione Web

 


MOZIONE

 

Il VI Congresso del PRC ha un preciso cuore politico: la collocazione del partito nella prossima legislatura. Il nodo centrale del confronto riguarda la permanenza o meno di un’opposizione comunista e di classe nel nostro paese. Non si tratta di una questione interna del PRC. Si tratta di una scelta di rilevanza generale che investe il futuro del movimento operaio e dei movimenti di lotta di questi anni.

La linea perseguita dalla segreteria nazionale del PRC nell’ultimo anno e mezzo ha uno sbocco esplicito: la ricollocazione di governo del PRC in un secondo governo Prodi, a braccetto del Centro liberale dell’Ulivo. Questa linea ha contraddetto nel modo più clamoroso la precedente rappresentazione “di sinistra” del V Congresso. Per questo la “svolta” ha prodotto e produce un senso profondo di disorientamento nel corpo vasto del nostro partito, e con esso, la sensazione diffusa di un imposizione burocratica. Questa sensazione è stata aggravata dall’accelerazione devastante della svolta, attraverso una molteplicità di atti e di scelte della segreteria nazionale sottratti ad ogni verifica democratica preventiva negli stessi organismi dirigenti che hanno posto ogni volta il partito di fronte al fatto compiuto (Primarie, accettazione del vincolo di maggioranza , varo della Grande Alleanza Democratica…..) . Gli stessi passaggi collaterali alla svolta – dal varo del Partito della Sinistra Europea alla propostone identitaria della nonviolenza – sono stati calati sul partito col metodo dell’annuncio mediatico, prima di essere sanciti (a maggioranza) dagli organismi. Questo metodo è inaccettabile. Esso non riflette semplicemente una carenza democratica. Riflette la difficoltà di consenso di una svolta politica che per passare ha bisogno di imporsi. La deriva burocratico-plebiscitaria del partito è dunque il primo  portato indiretto della linea intrapresa. Il rifiuto del Congresso straordinario del PRC, richiesto nel marzo del 2003, da parte delle stesse componenti critiche del PRC ha agevolato il nuovo corso. Non c’è battaglia realistica per una svolta democratica nel PRC senza battaglia per una svolta di linea.

La linea della “Grande Alleanza Democratica” di governo mette apertamente in discussione la ragione sociale del partito e, con essa, il senso stesso della Rifondazione Comunista.

a)      Colloca il partito dentro l’alleanza di centrosinistra: ossia dentro un rapporto di collaborazione con forze liberali rappresentative degli interessi delle grandi imprese e delle grandi banche. E per di più proprio nel momento in cui quegli interessi, sotto la guida di Montezemolo, scaricano Berlusconi e puntano sul Centro dell’Ulivo.

b)     Dentro il Centrosinistra punta sul compromesso diretto tra il PRC e Romano Prodi, riferimento centrale del capitale finanziario: lungo una logica di scambio per cui il PRC favorisce la corsa presidenzialista di Prodi all’interno del campo liberale, e Prodi favorisce la rappresentanza del PRC a sinistra. L’accordo sulle primarie sancisce in realtà questo compromesso.

c)     Ignora, inevitabilmente, la citata “centralità del programma”. L’accordo programmatico è talmente irrilevante ai fini della Grande Alleanza democratica con i liberali, che l’Alleanza è stata proclamata e celebrata prima di ogni intesa programmatica, per quanto formale. In realtà il contenuto programmatico vero della svolta intrapresa è, in quanto tale, l’Alleanza di governo con Prodi. E il programma reale di questa Alleanza è scritto dal blocco capitalistico che la sostiene e la guida: sostegno all’Europa capitalistica e alla sua costruzione reazionaria, accordo multinazionale tra imperialismo europeo e imperialismo USA in ordine alla “lotta al terrorismo”, rilancio delle liberalizzazioni, manomissione del contratto nazionale del lavoro, investimenti pubblici a favore di ricerca e innovazione tecnologica pagati col taglio della previdenza e il contenimento della spesa sociale…. E’ il programma del rilancio della competitività italiana su cui Montezemolo rivendica il recupero della concertazione.

d)     Subordina il PRC al recupero della concertazione, risvolto sociale decisivo della Grande Alleanza democratica. Per questo chiude ogni spazio di battaglia politica indipendente del PRC nelle organizzazioni di massa (CGIL) e nei movimenti moltiplicando, già oggi, frizioni e contrasti coi movimenti stessi e la loro parte più combattiva e radicale.

e)     Trascina un governismo dilagante sul terreno locale. Dove l’accordo generalizzato col Centrosinistra in vista delle imminenti elezioni regionali, attorno a candidati liberali o direttamente padronali non ha, e non può avere, alcun fondamento programmatico. Ma è invece  il risvolto locale della Grande Alleanza democratica nazionale. Che infatti in sede nazionale (11 ottobre) ha deciso l’accordo generalizzato in tutte le regioni, a scapito di ogni cosiddetta “verifica programmatica” sul territorio.

Il solo perseguimento di questa prospettiva di governo ha profondamente contraddetto le ragioni sociali del partito. La sua concretizzazione con l’ingresso al governo o il sostegno ad esso, dissolvendo l’opposizione comunista, metterebbe in discussione la sua esistenza come partito di classe.

Il CPN respinge la svolta intrapresa e il documento delle 15 tesi  che la riprende e motiva. E invita il corpo del partito a sostenere con forza, in occasione del Congresso, un indirizzo politico alternativo fondato su questi assi di fondo:

1)     Il PRC lavora alla cacciata di Berlusconi dal versante dei lavoratori e non dei banchieri. E’ disponibile a forme di accordo elettorale puramente tecnico per la sconfitta delle destre. Non è disponibile in alcun modo e per nessuna ragione a partecipare a un secondo governo Prodi o a sostenerlo. L’opposizione comunista e di classe a un governo liberale non può essere messa in discussione.

2)     Il PRC fa appello a tutti i protagonisti di una stagione di lotte, a tutti i movimenti e le loro organizzazioni e rappresentanze, sindacali e politiche, a rompere col Centro liberale dell’Ulivo e a unire nell’azione le proprie forze attorno a un polo autonomo di classe: che in piena autonomia dai liberali vari una piattaforma di mobilitazione radicale per la cacciata de governo e un programma di alternativa vera, che è anticapitalista o non è.

3)     Il PRC orienta la propria azione di massa nei movimenti e nelle loro organizzazioni sulla base della proposta del polo autonomo di classe. Contrastando con la propria battaglia di egemonia alternativa il disegno del centrosinistra di subordinare i movimenti all’alternanza. E quindi lottando contro la linea di recupero della concertazione sindacale e politica, ad ogni livello.

4)     Il PRC modifica l’indirizzo della sua politica locale in direzione di un recupero della propria autonomia. Proponendo in vista delle elezioni regionali, candidature di classe alternative ai candidati liberali dell’Ulivo e alle colazioni col Centro  sulla base di programmi legati alle ragioni dei movimenti e delle lotte.

5)     Il PRC realizza una svolta sul terreno della propria politica internazionale a partire da una difesa incondizionata del diritto di resistenza all’imperialismo da parte di tutti i popoli oppressi e di un legame tra questa azione di difesa e la prospettiva centrale dell’alternativa operaia e socialista sul piano internazionale.

6)     Il PRC promuove un’autentica rifondazione della democrazia interna del partito riaffermando il diritto di tutti i militanti e dirigenti del PRC di esercitare un reale potere decisionale e di controllo sulle scelte di fondo del partito .

Il CPN ritiene decisivo il varo di un nuovo orientamento politico sulla base degli assi indicati.  Per questo fa appello a tutti i compagni “critici” al di là di ogni vecchia divisione di mozione e di collocazione congressuale, a far valere il proprio punto di vista e a unire le proprie forze attorno a queste chiare discriminanti di fondo.    

 

Marco Ferrando

Franco Grisolia

Francesco Ricci

 


 

Ordine del giorno

 

Il Comitato Politico nazionale ritiene essenziale salvaguardare la sovranità democratica del Congresso nazionale del PRC. Ferma restando la piena legittimità di posizioni diverse sulla prospettiva del partito, solo il Congresso può sancire sui nodi centrali le scelte di fondo del PRC. Per esercitare questo suo pieno diritto il Congresso non può essere posto di fronte al fatto compiuto di scelte strategiche consolidate che limiterebbero pesantemente la reale libertà di confronto congressuale e i reali poteri decisionali del Congresso.

Per questo il CPN in attesa del Congresso e nel rispetto della sua reale democrazia, sancisce il congelamento dell’appartenenza del PRC alla GAD e la sospensiva di atti e impegni di partito precedentemente assunti entro la GAD (v. primarie e accordo generale in tutte le regioni per le imminenti elezioni amministrative).

Sarà il Congresso del PRC a decidere liberamente al riguardo.

 

Marco Ferrando

Franco Grisolia

Francesco Ricci