STUDENTI, PRECARI, RICERCATORI CONTRO LA MORATTI 

 

 
Dopo lo sciopero generale della scuola, partecipato e tradottosi anche in significative manifestazioni a Roma, per mercoledì 17 novembre è prevista una giornata mondiale di mobilitazione studentesca. Sono previsti cortei e manifestazioni in più di 50 città italiane.
 
Le devastazioni causate dalla controriforma Moratti coinvolgono tutto il mondo dell'istruzione, dall'asilo ai corsi post-univesritari, dagli studenti agli insegnanti ai ricercatori. Ciò che emerge è non solo la continuità di questo progetto con quello avviato dai precedenti governi di centrosinistra, ma anche il fatto che i liberali dell'Ulivo non hanno mai preso una netta posizione contro la "riforma" stessa. Come ben emerge da un articolo del Manifesto di oggi, nonostante la partecipazione di alcuni leaderini della Gad al corteo di ieri, la posizione più "radicale" risulta essere quella di Fassino: in soldoni, "c'è qualcosa da aggiustare, ma ci penseremo dopo le elezioni". Rutelli, addirittura, rivendica la bontà sostanziale della riforma, pur riconoscendo la necessità di qualche "accorgimento" (sic!).
 
Di seguito trovate alcune informazioni e alcuni aggiornamenti relativi alle mobilitazioni in alcune città d'Italia. In particolare:
- una nota informativa dei compagni studenti medi di Reggio Calabria, che hanno dato vita a un collettivo studentesco
- un breve aggiornamento relativo alle mobilitazioni a Milano.
 

Fabiana Stefanoni


Reggio Calabria

 

Collettivo Studentesco Khorakhané: un’esperienza per difendere la scuola pubblica e il ruolo degli studenti

 

Contro l’indifferenza, la disinformazione, il disinteresse, per far sentire la voce degli studenti: con questi presupposti è nato e ormai da ben sette mesi opera all’interno del Liceo Scientifico “A.Volta” di Reggio Calabria il Collettivo Khorakhané. E’ stato difficile mettere le prime fondamenta all’interno della scuola, data la radicata mentalità ostruzionista di buona parte degli studenti, che all’inizio vedevano nel pensiero del nucleo originario del collettivo solo un intento di strumentalizzazione. La prerogativa principale sulla quale si è basato l’ingresso di quest’organizzazione all’interno della scuola è stata quella di essere aperti a tutti, infatti si è cercato di coinvolgere la maggior parte dei ragazzi. Tuttavia le presenze alle riunioni non sono mai state numerose, anche perché, come è risaputo, la parte attiva cui interessa una scuola migliore è sempre costituita da studenti di sinistra.

 

Tra i progetti e le iniziative portati avanti dai ragazzi del collettivo in questi primi mesi, vi sono: l’organizzazione di un’assemblea studentesca straordinaria avente per temi la riforma Moratti e la devianza minorile; la partecipazione attiva alla maggior parte delle manifestazioni cittadine di protesta (tra cui quella riguardante l’area di discarica di Villa S.Giuseppe e quella contro il proseguimento della “guerra del petrolio” in Iraq); la futura co-organizzazione della Giornata della Creatività, con l’obiettivo di ridare agli studenti l’effettiva gestione della manifestazione.

 

A tutto questo va aggiunta la prima grande intenzione che muove ciascuno di noi nel quotidiano: dare una nuova carica propulsiva alla partecipazione attiva, responsabile e consapevole degli studenti alla vita della scuola, la vera forza che spinge al rinnovamento e che appare bloccata da tempo. Questa forza che oggi ci anima nel contesto scolastico, corroborata dall’esperienza culturale e umana, potrà domani costituire la spinta all’impegno sociale e politico nei vari settori in cui ci attiveremo come lavoratori.

 

I passi in avanti compiuti dal collettivo sono testimoniati dal successo della lista presentata alle elezioni per la consulta provinciale degli studenti con un consenso di 490 voti pari al 65%. Questo consenso è tanto più significativo perché ottenuto sulla base di una chiara piattaforma contro la privatizzazione della scuola, il sistema dei debiti-crediti, l’emarginazione culturale e sociale dei giovani e per la difesa degli spazi di democrazia e partecipazione.

 

L’impegno è quello di fermare la devastazione della scuola pubblica avviata dal ministro Berlinguer e continuata da lady Moratti e che un domani potrebbe proseguire con un governo Prodi. La scuola dev’essere di tutti, non di presidi manager o di ministri indicati dalla Confindustria.


Milano

 

Per quanto riguarda le mobilitazioni dei ricercatori, l'università di Milano non ha ancora conosciuto un vero e proprio blocco della didattica. Le facoltà più attive dal punto di vista della mobilitazione sono quelle scientifiche (fisica e informatica in primis), nelle quali la gran parte dei ricercatori ha fin da subito riconsegnato gli incarichi loro assegnati per lo svolgimento delle lezioni (ma si è trattato più che altro di un'iniziativa simbolica). Gli stessi ricercatori (col sostegno di alcuni professori) hanno organizzato vari sit-in di protesta. La situazione è invece piuttosto blanda nelle altre facoltà. A Lettere e Filosofia la protesta di alcuni si concretizza nel dedicare parte delle lezioni (la mezz'ora iniziale) all'illustrazione del ddl Moratti, con l'invito a sostenere le lotte dei ricercatori.

Giovedì scorso c'è stato un corteo organizzato dai ricercatori di tutte le facoltà: esso ha visto una significativa partecipazione, anche studentesca. Il circolo universitario "Franco Fortini" di Milano ha aderito e partecipato alla manifestazione con un volantino contro la destrutturazione dell'università pubblica.

 

Le devastazioni di Berlinguer e Moratti riguardano non solo i ricercatori, i precari e gli studenti ma anche gli iscritti ai corsi di specializzazione post-laurea (che quasi tutti i laureati sono costretti a seguire, a meno di accontentarsi di una laurea senza alcun valore). Questi corsi sono a pagamento (alcuni molto cari), a numero chiusissimo, privi di esoneri tasse e borse di studio (a Milano del tutto, in altre città esistono borse ma in numero limitatissimo), con frequenza obbligatoria. Un esempio è la cosiddetta "Scuola di specializzazione per l'insegnamento secondario", che oggi è obbligatorio frequentare al fine di conseguire un'abilitazione all'insegnamento. All'interno della Silsis (questa è la sigla) di Storia e Filosofia di Milano ("Scienze umane") si è costituito un collettivo autorganizzato ("SILSISinLOTTA") che ha partecipato con un  proprio spezzone alla manifestazione dei ricercatori, a sostegno delle loro lotte e per chiedere blocco della didattica e l'occupazione della statale come forma di protesta (purtroppo però le mobilitazioni a Milano per ora stentano a decollare). Inoltre, la maggioranza degli iscritti al corso di scienze umane della Silsis milanese ha deciso di aderire in forma simbolica allo sciopero del 15 novembre, sottoscrivendo il comunicato che trovate qui sotto. Tale comunicato è stato consegnato ai docenti e ai responsabili della scuola, nonché diffuso tra gli iscritti. Inoltre, in accordo con alcuni ricercatori che svolgono docenza alla Silsis, ci sono stati momenti di dibattito e assemblee dopo le lezioni.

Questo il comunicato:

 

Sciopero specializzandi V ciclo classe scienze umane

Una parte degli specializzandi, iscritti al V ciclo della SILSIS, ha deciso di aderire in forma simbolica allo sciopero generale della scuola e alla manifestazione nazionale del 15 novembre. La nostra condizione è un ibrido tra studenti (siamo di fatto iscritti all'università Statale di Milano), insegnanti precari (alcuni di noi svolgono supplenze, qualcuno ha anche già l'abilitazione acquisita con concorso, ma si trova costretto per ragioni di punteggio a frequentare la scuola, tutti svolgiamo attività di tirocinio presso i licei), lavoratori (non essendo previste borse di studio per gli specializzandi né esoneri tasse siamo costretti a lavorare per mantenere gli studi). Per questo, come abbiamo aderito alle manifestazioni di studenti e precari contro il ddl Moratti e lo smantellamento dell'università pubblica, vogliamo aderire anche allo sciopero della scuola in maniera visibile, astenendoci dall'andare a lezione lunedì pomeriggio. Visto il valore che vuole assumere la nostra assenza -che danneggia prima di tutto noi che rinunciamo ad una lezione che ci spetta di diritto date le forti tasse che paghiamo per frequentare la scuola- chiediamo che essa sia considerata come "assenza per sciopero", in modo che non passi inosservata fra il 25 % di assenze permesso .

 

Riteniamo infatti che questo sciopero sia molto importante, anche se crediamo che per contrastare realmente la devastazione che la Moratti sta portando nel sistema dell'istruzione pubblica sarebbe necessario uno sciopero ad oltranza fino al ritiro di tutti i progetti di controriforma, della scuola e dell'università. Per quanto riguarda lo specifico della nostra condizione, anche se riteniamo utile l'esistenza di scuole che formino gli insegnanti, le attuali modalità in cui la SIS è articolata vanno a nostro avviso contrastate con fermezza. Crediamo, inoltre, che le nostre rivendicazioni vadano affiancate a quelle dei cosiddetti "precari storici", senza contrapposizioni di sorta, ma individuando come unica controparte la Moratti e il vigente sistema dell'istruzione pubblica.