ORDINE DEL GIORNO PRESENTATO DA PROGETTO COMUNISTA ALLA
DIREZIONE NAZIONALE DEL PRC DEL 27 NOVEMBRE 2003
La D.N. esprime una forte
preoccupazione e dissenso rispetto a scelte recenti della Segreteria del
partito, peraltro sottratte alla verifica della Direzione stessa. E vi vede il
segno della prospettiva di governo che è stata intrapresa.
La scelta di partecipare
alla "manifestazione" di unità nazionale contro il terrorismo,
apertamente sponsorizzata dal govenro Berlusconi e dal Centro liberale delll'Ulivo
ha rappresentato un fatto grave. Il terrorismo va combattuto dai lavoratori
nella propria autonomia e a partire da un progetto anticapitalista che proprio
il terrorismo danneggia e colpisce. Non può essere contrastato dal versante
opposto dello stato borghese in unità con le forze dominanti e per di più di
forze reazionarie. E' stata una scelta tanto più sconcertante perchè
contradditoria col rifiuto opposto giustamente da tutta la sinistra del
movimento. Il suo unico effetto è di aver contribuito, nel suo piccolo,
all'operazione propagansdistica del Polo e dell'Ulivo. E di ingigantire forza e
ruolo del terrorismo brigatista, oggi fortunatamente del tutto residuale e
inifluente.
La D.N. non condivide
l'orientamento del partito sui tragici fatti di Nassirya. Era necessario
denunciare con forza le responsabilità politiche e morali di un governo
mandante di una missione coloniale, e del Centro dell'Ulivo che avallò quella
missione; denunciare e documentare gli interessi dell'imperialismo italiano in
Irak (a partire dall'ENI); rilanciare l'assoluta centralità della richiesta di
ritiro immediato e incondizionato delle truppe. La Segreteria del partito ha
compiuto invece una scelta di posizionamento debole e distorto, mettendo in
secondo piano la rivendicazione del ritiro delle truppe, rimuovendo la
distinzione tra imperialismo occupante e nazione oppressa occupata (nel nome
della "pace"), combinando il bon ton parlamentare con la solidarietà
ai "comandi dell'Arma", che è forza d'occupazione. E' una posizione
insostenibile per i comunisti.
Queste posizioni non sono
casuali. Non riflettono semplicemnete un "pacifismo strategico" o
un'eredità culturale del PCI. Riflettono la marcia di avvicinamento tra PRC e
Ulivo nella prospettiva di un comune governo. E proprio per questo misurano il
prezzo che quella prospettiva, già oggi, comporta per il nostro partito.
Si conferma dunque la
necessità di una svolta, nell'immediato e nella prospettiva.
Nell'immediato la D.N. ritiene doveroso:
a) Definire una mozione
parlamentare per il ritiro imediato e incondizionato delle truppe italiane dell'Irak.
La mozione va proposta come occasione di convergenza unitaria di tutte le forze
ostili alla missione. In caso di rifiuto degli interlocutori, va comunque
avanzata come partito. E soprattutto la richieta di ritiro delle truppe va
assunta da subito come un terreno centrale di iniziativa di massa in tutti i
movimenti di lotta e in aperta contrapposizione al governo Berlusconi, alle
forze del Centro dell'Ulivo, all'ipocrisia tricolore cui non può e non deve
essere fatta alcuna concessione.
b) Va definita una proposta
chiara di azione di massa concentrata e radicale per la cacciata del governo. Un
governo reazionario, minato da mille contraddizioni, rischia di recuperare forza
e tenuta per responsabilità delle attuali direzioni dei movimenti di lotta; che
continuano a calendarizzare manifestazioni dimostartive, senza piattaforma di
lotta unificante e senza una reale prova di forza con il governo. Il nostro
partito deve proporre un cambio di rotta. Le ragioni dell'opposizione sociale
contro l'attacco alle pensioni e la finanziaria, le ragioni antimilitariste e
anticoloniali, le ragioni dell'insofferenza di massa di ampi settori di popolo
meriodionale (ben espressi dallla grande rivolta
della Basilicata), le ragioni della lotta per gli spazi democratici sugli
stesssi canali mediatici (espresse dalla grande manifestazione pro Guzzanti),
possono e debbono trovare un punto di unificazione e di esplosione sociale di
massa, concentrata e radicale. Ma ciò richiede una responsabilità centrale
delle direzioni del movimento operaio. Il tema dello sciopero generale
prolungato non può più essere evaso.
Ma questo cambio di rotta
del movimento operaio e del nostro partito è inseparabile dalla rottura col
Centro liberale dell'Ulivo.
In questo quadro la D.N.
esprime un giudizio di rifiuto del manifesto programmatico di Romano Prodi. La
valorizzazione dell'Europa come potenza integrata, la rivendicazione di nuovi
interventi sulle pensioni, di un aumento delle spese militari e dell'Alleanza
Atlantica, della concertazione e del bipolarismo, rappresentano tutto ciò
contro cui il PRC è nato e una contrapposizione frontale alle ragioni di lotta
di due anni dei movimenti. Rappresentano il programma del grande capitale e di
un suo possibile governo ulivista.
La D.N. da mandato a
definire una proposta programmatica alternativa a quella del Centro liberale
dell'Ulivo, interamente fondata sulle ragioni di lotta di questi anni e dunque
opposta alla piattaforma del capitale. Per cacciare Belusconi dal versante dei
lavoratori e dei movimenti. Non dal versante dei banchieri e dei custodi del
patto di stabilità e dell'Europa imperialista.
Marco
Ferrando
Franco
Grisolia
Matteo
Malerba