LETTERA APERTA AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE DEL PRC DI MILANO
CACCIARE BERLUSCONI, MA NON PER GOVERNARE CON PRODI
La Direzione Nazionale ha deciso un percorso di consultazione sulla svolta filo
ulivista intrapresa nella primavera scorsa. Purtroppo la consultazione si ridurrà
alla ricerca di una legittimazione: in alcune federazioni vi sarà solo il
pronunciamento dei comitati federali, in altre vi saranno attivi di circolo, ma
con modalità molto confuse.
A Milano, per esempio, verrà illustrata solo la posizione di maggioranza.
Il motivo ufficiale è: ''Vogliamo evitare lo scimmiottamento di un congresso''.
Nel congresso, come è noto, vi sono dei documenti, degli emendamenti e
l'elezione degli organismi dirigenti in funzione dei voti espressi. Non è
questo il caso: si confonde ''congresso'' con ''democrazia'', cioè confronto
democratico fra diverse posizioni con pari legittimità.
Purtroppo qui la situazione è ancora più confusa: all'interno della stessa
maggioranza non c'è accordo nemmeno sulla svolta. Qualcuno sostiene addirittura
che non ci sia stata alcuna svolta (sarebbe tutta un'invenzione della stampa
borghese!), altri che la svolta c'è stata e va razionalizzata, altri che la
svolta c'è stata e che non va bene, altri ancora che c'è stata e bisogna agire
con maggiore cautela...Su che cosa si discuterà con queste premesse?
I compagni dell'area Progetto Comunista sono radicalmente contrari all'apertura
all'Ulivo per i seguenti motivi:
1) L'Ulivo di oggi non è certo diverso da quello con cui abbiamo rotto nel
1998. Bertinotti ha provato a motivare la svolta con un presunto
cambiamento dell'Ulivo, permeato dal vento dei movimenti. L'argomento è stato
abbandonato perché manifestamente insostenibile: l'Ulivo è favorevole alle
cosiddette missioni di pace (vedi Afghanistan), vi sono dichiarazioni del 2003
di Rutelli e di Treu favorevoli alle gabbie salariali, di Bersani e di Prodi
favorevoli al taglio delle pensioni (la divergenza con Berlusconi è nel modo) e
alle privatizzazioni (in polemica con Tremonti, troppo statalista!).
2) L'Ulivo non è altro che il centro liberale: i partiti che lo compongono sono
partiti liberali, magari con qualche appendice socialdemocratica (PDCI e una
sinistra DS sempre più allo sbaraglio). Il loro tentativo è quello di fornire
alla Confindustria, alla Confcommercio, ai principali capitalisti italiani,
un'alternativa al governo inaffidabile, personalistico, incapace della Casa
delle Libertà. Il loro boicottaggio del referendum sull'art.18 non può
essere già stato dimenticato!
3) In questi anni il PRC ha sostenuto che il primo vero atto della rifondazione
è stato la rottura con Prodi. Si denunciarono le malefatte e i crimini dei
governi D'Alema e Amato. Russo Spena e Di Lello denunciarono D'Alema per
''attentato contro la Costituzione'' e ''strage'' per i massacri in Yugoslavia.
Nel 2001 non si giunse a un accordo elettorale sostenendo che non volevamo
l'unità a tutti i costi. Oggi, invece, riesumiamo l'argomento della pericolosità
delle destre e delle ''pressioni del popolo della sinistra'' per arrivare a un
accordo con 3 anni di anticipo sulla scadenza elettorale. Nel 2001 non si poteva
prevedere la pericolosità delle destre?
4) Nella prospettiva di un'unificazione del centro liberale in un unico partito
il PRC dovrà porsi il problema, almeno per le consultazioni col sistema
maggioritario, della costituzione di un cartello elettorale con le forze
che non parteciperanno a quell'opposizione: PDCI, verdi, Socialismo 2000
verosimilmente. E' questa la ''sinistra di alternativa'' che emergeva come
prospettiva dal congresso di Rimini? O, piuttosto, è l'unità a sinistra
proposta più volte da Cossutta e Diliberto?
5) Qualcuno nella maggioranza apprezza la svolta, riconosce che di svolta si
tratti, ma chiede che si giunga a un accordo su precisi punti programmatici.
La storia della collaborazione dei PC ai governi borghesi non ha insegnato
nulla. Per esempio: come sono state realizzate le 35 ore in Francia? A favore
dei lavoratori o dei padroni? E quanto ha giovato al PCF stare in quel governo?
6) Bertinotti prova a sostenere che la presenza di ministri comunisti in un
governo potrebbe rappresentare una garanzia per i movimenti e potrebbe garantire
loro quei risultati che finora sono mancati. L'argomento della sponda ai
movimenti era stato già utilizzato nel 1996: il periodo del primo governo
ulivista è stato quello di maggior tregua sociale. La necessità di avere
ministri comunisti per produrre dei risultati è smentito dal governo Lula, dove
la presenza di ministri comunisti, a volta di estrema sinistra (come quello
dello sviluppo agricolo Rossetto, della stessa area internazionale di Maitan e
Malabarba), non porta a nulla se non al governo degli interessi del grande
capitale. I Sem Terra continuano a dovere occupare delle terre, a subire la
crescente repressione della polizia e degli squadroni della morte.
7) Non si può contemporaneamente sostenere che ''non esistono più spazi per le
riforme'' e partecipare a un governo che dovrebbe fare le riforme che non si
possono fare. Il centro sinistra dei primi anni '60 ha fatto le
nazionalizzazioni, l'attuale centro sinistra attacca Berlusconi perché fa
troppo poche privatizzazioni. Progetto comunista è per l'autonomia dei
comunisti dalla borghesia, e rifiuta il loro accodamento come ultima ruota
sinistra del carro delle contro riforme.
Per finire: la svolta c'è stata? Noi già dal Congresso di Rimini abbiamo
sostenuto che l'approdo del gruppo dirigente sarebbe stato questo. Quindi, in
questo senso, svolta non c'è stata. Tuttavia, per chi ha creduto che la linea
del congresso fosse quella di costruire una forte sinistra alternativa per
''rompere la gabbia dell'Ulivo'' e per scindere un centro sinistra che si
giudicava ormai ''morto'', svolta c'è stata, eccome. Una svolta che i compagni
hanno letto sui giornali, che non è stata mai discussa da nessun organismo
dirigente, tantomeno, quindi, dai compagni di base. Per questo motivo abbiamo
chiesto un congresso anticipato.