VERSO IL VI CONGRESSO DEL PRC
Potete leggere di seguito:
UNIRE LE FORZE CONTRO LA SVOLTA
di Marco Ferrando
Care compagne e compagni, a un anno e mezzo dal varo della svolta di governo del nostro partito, l'unica cosa chiara è l'approdo concreto dell'operazione: un paio di ministri del Prc (e qualche sottosegretario) in un secondo governo Prodi, a braccetto di Rutelli, D'Alema, Mastella. Per il resto tutti gli argomenti a sostegno della svolta sono stati smentiti dai fatti nel modo più clamoroso. E in tutto il partito si diffondono disorientamento e passivizzazione, come la stessa manifestazione del 25 settembre ha purtroppo dimostrato.
La coalizione col centro
rafforza Berlusconi
Si era detto che la coalizione democratica con Prodi è funzionale a
cacciare Berlusconi. Sta accadendo l'opposto. Il governo Berlusconi a
giugno-luglio era sull'orlo del crollo. Ma nessuna indicazione di
mobilitazione è stata avanzata. La direzione Cgil era tutta protesa a
rispondere ai segnali concertativi di Montezemolo, connessi alla prospettiva
ulivista. La "sinistra di alternativa" era tutta concentrata sulle
future primarie con Prodi. Prodi augurava ed augura a Berlusconi di concludere
la legislatura (e il lavoro sporco su pensioni e sanità). Rutelli difendeva
le controriforme di Berlusconi. Infine, alla coda di Fassino, tutte le
opposizioni accoglievano l'invito di Berlusconi all'unità umanitaria per le
due Simone, dando credenziali umanitarie a un governo di guerra e
consentendogli di fatto un'insperata campagna propagandistica. Il risultato di
tutto questo è uno solo: un governo che due mesi fa era decotto si è
stabilizzato, recupera tra i suoi elettori, rilancia la propria offensiva. La
sola prospettiva del governo Prodi, tutta basata sul recupero della
concertazione e sulla rassicurazione dei poteri forti, ha paralizzato
l'opposizione sociale a vantaggio di Berlusconi. Si può non vederlo?
Un compromesso grave sull'Iraq
Si era detto che l'alleanza democratica si sarebbe basata su un
programma, e che il programma sarebbe stato piegato a sinistra dalla pressione
dei movimenti. Nulla di ciò è accaduto. L'accordo di governo ha preceduto
ogni intesa programmatica. E l'intesa programmatica col centro dell'Ulivo
resta, su ogni terreno, una casella vuota: non per l'insufficienza del
confronto, ma per le opposte ragioni sociali. Non a caso, peraltro, laddove
l'intesa abbozza i suoi primi passi, non disloca a sinistra l'Ulivo, ma
disloca a "destra" Rifondazione. L'accordo sull'Iraq è emblematico.
Il segretario ha accettato la proposta di Prodi-Fassino di una conferenza
internazionale, comprensiva delle potenze occupanti, che legittimi le elezioni
farsa di gennaio e prepari una presenza multinazionale in Iraq. Subordinare a
tutto questo il ritiro delle truppe significa rinunciare all'obiettivo del
ritiro immediato e incondizionato. E' gravissimo. Che tutta la stampa del Polo
gridi, interessatamente, alla capitolazione dell'Ulivo a Bertinotti, non
meraviglia: lo faceva anche quando il Prc votava il pacchetto Treu. Che
Liberazione l'avalli (come allora) fa invece, sinceramente, impressione.
La crisi del rapporto tra Prc e
movimenti
Si è detto, come già nel 96, che la svolta di governo è funzionale alla
crescita dei movimenti (tesi 11). Ma, paradossalmente, proprio sul versante
dei movimenti si sono moltiplicati e aggravati i segnali di insofferenza verso
la svolta del Prc. Nella sinistra sindacale, extraconfederale e non; nell'area
più radicale del movimento contro la globalizzazione liberista; in ampi
settori del movimento contro la guerra e per il ritiro delle truppe. E' un
fatto: la connessione sentimentale tra Prc e movimenti è incrinata. Tutto
l'insediamento sociale di movimento del Prc è oggi, in forme diverse, in
rotta di collisione o in aperto scollamento con la svolta intrapresa dal
partito. Una svolta invece salutata con entusiasmo dalla grande stampa
liberale e dal centro dell'Ulivo, tutti riconoscenti verso "la nuova
maturità di governo" del Prc e del suo segretario. E' un caso?
Una proposta congressuale
alternativa e unitaria
Il corpo del nostro partito può e deve reagire, al di là di ogni vecchia
divisione di mozione. Nel sesto congresso del partito non è in gioco
l'interesse di questa o quella componente. E' in gioco l'esistenza o meno, in
prospettiva, di una opposizione comunista in Italia. Per questo i compagni di
Progetto comunista avanzano a tutti i compagni del Prc al di là di ogni
vecchia collocazione congressuale, una proposta congressuale alternativa e
unitaria. Una proposta che per essere alternativa, a nostro avviso, deve
rivendicare con chiarezza il carattere irrinunciabile dell'opposizione
comunista e la prospettiva di un polo autonomo di classe anticapitalistico. E'
una proposta non isolazionista ma rivolta all'intero movimento operaio e a
tutti i movimenti. A tutti i movimenti di lotta di questi anni, a tutte le
loro rappresentanze, il Prc deve proporre la comune rottura col centro
liberale dell'Ulivo ( Margherita, maggioranza Ds, Sdi, Udeur) e col blocco di
interessi capitalistici che lo sorregge; la comune definizione di un autonomo
piano di lotta per la cacciata di Berlusconi dal versante dei lavoratori e non
dei banchieri; la comune definizione di un programma generale di vera
alternativa che è incompatibile con le classi dirigenti. E' una proposta che
risponde alla domanda di unità contro il governo (e infatti contempla la
possibilità di accordi elettorali, puramente tecnici, per la sconfitta di
Berlusconi). Ma rifiuta di trasformare l'unità dei lavoratori e dei movimenti
nell'unità di governo con gli avversari dei lavoratori e dei movimenti.
Su questo a tutti è richiesta la massima chiarezza. Riesumare l'accordo politico elettorale del '96 - come fanno Ernesto ed Erre - con il conseguente sostegno esterno ad un secondo governo Prodi, è improponibile. O si sta con i lavoratori di Melfi o si sta con un governo benedetto da Luca Di Montezemolo. O di qua o di là. Non c'è spazio per equivoci e "terze vie".
Salvare la ragione sociale del
nostro partito
Su questa discriminante chiara siamo aperti, lo ribadiamo, ad una convergenza
unitaria con tutti i soggetti e i compagni disponibili, senza pregiudiziali.
L'unica pregiudiziale è la chiarezza. Questo partito nacque più di dieci
anni fa come cuore dell'opposizione. Non può perdersi nell'abbraccio dei
ministeri, senza distruggere la sua ragione sociale. Abbiamo tutti investito
tante energie in questo partito, l'abbiamo tutti difeso dai suoi avversari
ulivisti. Non possiamo rassegnarci al plauso festoso di Prodi e D'Alema che
oggi salutano il ritorno del figliol prodigo. Soprattutto non possiamo
rassegnarci al fatto che una giovane generazione in movimento sia privata di
un'opposizione comunista. Magari nel nome… di un nuovo mondo possibile.
DOMENICA 24 0TTOBRE alle ore 10
presso la federazione romana del PRC
in via Squarcialupo, 58
MARCO FERRANDO
(Direzione Nazionale PRC)
introdurrà l'assemblea:
UNA PROPOSTA CONGRESSUALE
ALTERNATIVA RIVOLTA A TUTTI I COMPAGNI E LE COMPAGNE DI RIFONDAZIONE AL DI
LA’ DI OGNI VECCHIA DIVISIONE DI MOZIONE
Il VI Congresso del
Prc non sarà un Congresso ordinario. La svolta impressa dal gruppo dirigente
in direzione di un governo con l’Ulivo mette di fatto in discussione la
stessa ragione sociale del nostro partito, l’esistenza di un’opposizione
comunista in Italia.
Non può esistere
alcun programma comune tra lavoratori e padroni, tra i giovani noglobal e i
banchieri di Maastricht, tra i pacifisti conseguenti e i sostenitori ulivisti
dell’Europa in armi.
Lo stesso cosiddetto
"compromesso" sull'Irak raggiunto nella riunione costitutiva della
"Grande Alleanza Democratica" dimostra come a essere
"influenzate" non sono le posizioni del centro liberale borghese ma
quelle del Prc: tanto che sull'altare dell'accordo si sacrifica persino la
rivendicazione del ritiro immediato delle truppe dall'Irak e della fine dei
bombardamenti, sostituita dalla vaga prospettiva di una "Conferenza
internazionale" che dovrebbe portare al ricambio delle truppe occupanti
con truppe di altri Paesi imperialisti.
La realtà è che
non si può stare, allo stesso tempo, dalla parte degli operai di Melfi e in
un futuro governo Prodi benedetto dalla Fiat e da Montezemolo.
Di fronte a questa
deriva governista non sono credibili le posizioni dei gruppi dirigenti di aree
"critiche" del partito (l'Ernesto, Erre) che, in forme diverse, sono
disponibili a accordi politico-elettorali coi liberali (come nel '96) come
preludio di un sostegno esterno del partito a un governo dei banchieri
(un'esperienza disastrosa già sperimentata con l'appoggio del Prc al primo
governo Prodi). Si tratta di posizioni che paiono interessate più che a
salvaguardare il progetto della rifondazione comunista a rinegoziare gli
equilibri della vecchia maggioranza congressuale.
Non è tempo di
tatticismi: è tempo di fare una battaglia chiara e unitaria. Per questo
proponiamo a tutti i compagni e le compagne del partito -al di là di ogni
vecchia divisione di mozione- di promuovere e sostenere una proposta realmente
alternativa attorno ad alcuni assi chiari: l'autonomia del movimento operaio e
dei movimenti di lotta e delle loro organizzazioni dalla borghesia italiana e
dalla sua rappresentanza (maggioranza Ds, Margherita): per cacciare Berlusconi
in una prospettiva di alternativa anticapitalistica, non per l'alternanza con
Prodi e D'Alema. E dunque la difesa intransigente dell'opposizione comunista
come presupposto della costruzione di un polo autonomo di classe.
Per presentare questa proposta a tutti
i compagni e le compagne del Prc, in un confronto aperto che abbatta vecchi
steccati, per raccogliere contributi nella preparazione di una mozione
congressuale coerentemente alternativa, in preparazione di un'Assemblea
nazionale per delegati (il 13-14 novembre) che vari il testo congressuale,
terremo anche nella nostra Federazione un'assemblea: domenica 24 ottobre alle
ore 10, presso i locali della Federazione.
info: 347-8509212
(Roberto)