Trovate di seguito l'ultimo numero di "Lotta di classe", foglio prodotto dai giovani compagni dell'AMR Progetto Comunista di Genova.
Fabiana Stefanoni
lotta
di classe
Giornale
dei Giovani Comunisti aderenti all’Ass. Marxista Rivoluzionaria “Progetto
Comunista”
1°
MAGGIO
Il primo maggio come
festa internazionale del movimento dei lavoratori, ha origini che vanno
ricercate almeno alla metà del 1800, e alle lotte legate alla conquista dei
diritti e di migliori condizioni di vita. Ad oggi possiamo rintracciare, nella
storia di questa festa come
centrale sia stata la rivendicazione della riduzione dell’orario di lavoro e
specificatamente la rivendicazione delle otto ore di lavoro. Ed è la parole
d’ordine che venne lanciata proprio alla metà del 1800 dal movimento
sindacale Australiano, “otto ore di lavoro, otto di svago, otto per
dormire”, e condivisa dall’intero movimento operaio che si lanciò alla
ricerca di un momento (quello che diverrà in futuro il 1° maggio) che
caratterizzasse universalmente un momento di lotta del movimento dei
lavoratori per affermare le ragioni di una sua autonomia ed indipendenza.
Le origini di questa
festa sono legate soprattutto alle organizzazioni sindacali statunitensi.
Nonostante tutto vi è da notare come anche
la Prima Internazionale, nel congresso riunito a Ginevra nel 1866,
sviluppò la proposta del “limite legale delle otto ore dell’attività
lavorativa”.
Ma è proprio dagli
Stati Uniti che ci vengono le
prime notizie di legami tra la questione della riduzione dell’orario di
lavoro e la data del primo maggio. Nello Stato dell’Illinois, nel 1866, fu
approvata una legge che introduceva la giornata lavorativa di otto ore, anche
se con limitazioni che ne impedivano l’effettiva
applicazione. L’entrata in vigore della legge era prevista per
l’appunto il primo maggio del 1867 e per quel giorno a Chicago venne
organizzata una grossa mobilitazione. Diecimila lavoratori diedero vita ad un
corteo che fino ad allora per le strade americane non si era mai visto.
Altre notizie legate
all’origine della festa sono anche rintracciabili, sempre negli Stati Uniti
nell’ottobre del 1884 dove la Federazion of Organized Trade and Labour
Unions indicò nella data del 1° maggio del 1886 la giornata limite a partire
dalla quale i lavoratori americani si sarebbero rifiutati di lavorare più di
otto ore al giorno.
E fu proprio il 1°
maggio a caratterizzarsi come una giornata, purtroppo tragica, di lotta. Quel
primo maggio cadeva di sabato, e in dodicimila fabbriche degli USA
incrociarono le braccia almeno quattrocentomila lavoratori. Nella sola città
di Chicago scioperarono e svilupparono un grande corteo ottantamila operai. La
tensione durante quei giorni di pacifiche dimostrazione si alzò al punto che
il lunedì successivo la polizia aprì il fuoco contro degli operai che
dimostravano davanti ad una fabbrica per protestare contro i licenziamenti,
uccidendo quattro lavoratori. Si scatenò la protesta a seguito di queste
morti e portò il giorno successivo i lavoratori ad organizzare una grande
manifestazione, durante la quale, mentre la polizia si avvicinava al palco per
interrompere il comizio, fu lanciata una bomba. Immediatamente i poliziotti
risposero sparando uccidendo nove persone. I giorni successivi a Milwakee la
polizia aprì nuovamente il fuoco contro degli operai polacchi uccidendone
otto. Una feroce repressione si abbatté sul movimento sindacale e sulle
organizzazioni politiche dei lavoratori, le cui sedi furono devastate e date
alle fiamme. Per gli scioperi di Chicago furono arrestati, processati e condannati a morte otto anarchici malgrado non vi fossero
prove contro di loro per la partecipazione all’attentato. Due di loro ebbero
la pena commutata in ergastolo, uno venne trovato morto in cella, gli altri
quattro furono impiccati in carcere l’11 novembre del 1887. Il ricordo dei
“martiri di Chicago” così furono chiamati era diventato il simbolo della
lotta per le otto ore e riviveva nella giornata che a loro fu dedicata: il 1°
maggio.
Il 20 luglio del 1889 il
congresso costitutivo della seconda Internazionale a Parigi decise “che una
grande manifestazione doveva essere organizzata in tutti i paesi e le
organizzazioni dei lavoratori avrebbero avanzato la richiesta alle autorità
della riduzione della giornata lavorativa ad otto ore”. Fu scelto come data
quella del primo maggio per il significato che ormai aveva assunto. Dal 1891
in tutto il mondo le organizzazioni operaie e socialiste incominciarono a
festeggiare tutti gli anni la ricorrenza. Dal 1891 la festa dei lavoratori
assume un carattere permanente. Sarà appunto il II congresso della
dell’Internazionale riunito a Bruxelles ad assumere la decisione di rendere
permanente questa festa.
D’ora in avanti il
primo maggio diventa una festa internazionale di lotta del movimento operaio.
In Italia dobbiamo
registrare la soppressione della festa durante il regime fascista che la fece
combaciare con il Natale di Roma il 21 aprile, durante il ventennio divenne
sempre più considerata una festa “sovversiva”, che esprimeva in forme
diverse l’opposizione alla dittatura (garofano rosso all’occhiello della
giacca, scritte sui muri, diffusione clandestina di volantini).
La festa venne
ripristinata ufficialmente nel 1945, sei giorni dopo la liberazione
dell’Italia.
Nella storia di questa
festa, proprio in Italia, c’è da registrare l’ennesima pagina di morte e
di sangue. Era il 1947 e in Sicilia a Portella della Ginestra dove duemila
persone del movimento contadino si erano date appuntamento per festeggiare la
fine della dittatura e rivendicare la riforma agraria. La banda mafiosa di
Giuliano, al soldo della classe dirigente del paese, fece fuoco sui
lavoratori, provocando undici morti e una cinquantina di feriti. La CGIL
proclamò lo sciopero generale affermando la volontà dei latifondisti
siciliani di soffocare nel sangue le organizzazioni dei lavoratori. L’allora
ministro dell’interno Scelba, chiamato e rispondere all’Assemblea
Costituente, affermò che non fu un delitto politico, ma fu smentito dallo
stesso Bandito Giuliano che rivendicò nel 1949 la strage a scopo politico.
Oggi festeggiamo questa
ricorrenza come momento di lotta internazionale dei lavoratori, a maggior
ragione noi come marxisti rivoluzionari cercando di farla vivere in ogni
giorno in nome della rifondazione della IV Internazionale, come partito
mondiale della rivoluzione socialista.
ORA E SEMPRE RESISTENZA!
PERCHE’,
OGGI COME IERI, E’ DI ATTUALITA’ IL 25 APRILE.
Quest’anno cade il 58°
anniversario della liberazione dal nazifascismo, ma non si tratta di
celebrarlo con le solite cerimonie pubbliche sulle lapidi, sulle tombe, sui
luoghi degli eccidi. I pellegrinaggi verso questi simboli della resistenza
sono naturalmente importanti e doversi, ma deve essere fatto qualcosa di più.
Ancora oggi vediamo come la resistenza non sia solo di attualità, ma si
riproponga in maniera drammatica, a causa degli ultimi tragici avvenimenti.
Non si parla solo dell’assassinio del compagno Davide a Milano, del
ferimento di due compagni a Torino, ma anche delle continue provocazioni
fasciste che si registrano a Genova e in Liguria: l’imbrattamento delle
lapidi dei partigiani trucidati, il disegno continuo di svastiche sui muri
delle nostre città, il tentativo continuo di incendiare i circoli del PRC.
Questa lista è lunga perché tanti sono i misfatti, le vigliaccate che la
marmaglia fascista e i loro epigoni, “ripuliti” da una nuova veste
istituzionale, hanno commesso cercato di commettere. Il problema è come porre
fine a tutto questo. Tanto per incominciare bisogna risvegliare nella gente i
sentimenti della resistenza al nazifascismo, nella consapevolezza che se oggi
noi possiamo dirci “liberi cittadini” (seppure in una democrazia
borghese), lo si deve al sacrificio di decine e decine di migliaia di giovani
e meno giovani, che si sacrificarono per la
nostra libertà. Tutto ciò è oggi stato messo da parte e lo
sdoganamento di certa destra ne è l’emblema. Questo è si da imputare alla
scarsa memoria dei cittadini, che troppo spesso dimenticano i fatti, gli
avvenimenti più importanti; ma è anche e soprattutto colpa della sinistra
italiana, che con vari pretesti ha a poco a poco messo da parte i valori
dell’antifascismo, per appiattirsi su un vergognoso consociativismo.
E’ tempo di invertire
la rotta, di cambiare marcia, di non avere paura di dire che il fascismo non
è morto, è vivo e combatte contro gli uomini, le donne, i lavoratori, gli
studenti, i pensionati che sono contro questo sistema. E’ ora di dire che il
fascismo è il movimento di cui si servirono la borghesia
e il capitalismo per attaccare coloro che sono fuori dal coro, che
vogliono un altro mondo, possibilmente migliore di quello attuale. Sarebbe
troppo facile dire che noi vogliamo verità e giustizia. Noi non vogliamo
verità perché sappiamo come si sono svolti i fatti. Noi non vogliamo
giustizia perché sappiamo già come essa viene amministrata da questo stato
reazionario (G8 – Napoli). Noi vogliamo un cambiamento radicale di questo
stato di cose, e questo deve passare per una lotta senza quartiere contro ogni
fascismo, borghesia, capitalismo, imperialismo, chiesa. Si deve far conoscere
al mondo intero tutto quello che questi hanno commesso e stanno ancora
commettendo, magari in nome della tanto lodata democrazia e libertà
(Afghanistan, Iraq). Da questo 25 aprile perciò con ancora maggiore
convinzione bisogna rinvigorire e alimentare continuamente questa fiamma della
resistenza. Ma questo può essere fatto con una lotta inesorabile e
incessante. Bisogna lottare e, state pur certi, noi marxisti rivoluzionari
lotteremo.
Leni Alessandro
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PROGETTO
COMUNISTA
Foglio
dell’associazione marxista rivoluzionaria P.C.
Sinistra
di Rifondazione Comunista
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la stampa rivoluzionaria
I
nuovi luddisti argentini?
No,
la classe operaia e il suo ruolo storico.
Analisi
dell’articolo di Naomi Klein apparso su “Liberazione” del 26-4-2003
E’ stato interessante,
sfogliando i quotidiani di sinistra e in particolare le pagine di Liberazione,
il giorno dopo il 25 aprile, imbattersi in un articolo scritto da Naomi Klein
che parlava della repressione in
Argentina contro le operaie della Brukman che da tempo hanno occupato la
fabbrica a seguito della bancarotta economica dello stato argentino.
La cosa che più mi
sorprende (oltre al fatto che si pubblichi sul
nostro giornale un articolo dopo un anno di totale assenza delle
cronache della rivoluzione argentina) sono l’analisi e le conseguenti
teorie, che per l’appunto la Klein riportata per spiegarci cosa sta
accadendo nel paese sudamericano.
E si parte da molto
lontano, addirittura dal fenomeno del luddismo inglese del 1779, per arrivare
ai giorni nostri spiegandoci che ciò che succede in Argentina non è altro
che lo stesso fenomeno rovesciato: ovvero in Inghilterra erano le rivolte
operaie che distruggevano i mezzi di produzione e il progresso tecnologico che
avrebbe causato la disoccupazione, invece qua ci troviamo di fonte alla
polizia che sgombererebbe la fabbrica per distruggerla e cacciare nella
miseria le operaie dello stabilimento.
Ma la teoria più
fantasiosa la si trova verso la fine dell’articolo dove la Klein dice: “La
Brukman rappresenta un nuovo modello di movimento dei lavoratori in Argentina,
non basato sulla possibilità di sospendere i processi produttivi (come
tradizionali tattiche sindacali), ma su una ostinata determinazione a
continuare a lavorare sempre e comunque”, si tratta di “un’insistenza
che non si basa sul dogmatismo, bensì sul realismo:…”.
Certo, che dopo aver
letto questa affermazione, mi domando se la Klein abbia un po’ riflettuto su
ciò che ha scritto e soprattutto se abbia interamente seguito il processo
rivoluzionario che sta avvenendo in Argentina.
Credo che il paragone
fatto, tra lo sciopero dei lavoratori, ossia “sopendere i processi
produttivi” in una fabbrica sotto padrone
e la produzione in fabbrica sotto il controllo operaio siano due situazioni
completamente diverse. Sostenere che ci troviamo davanti a un nuovo modello di
movimento dei lavoratori, il quale si fonderebbe “non sul dogmatismo, ma sul
realismo”…, obbiettivamente mi fa pensare che
fino a ieri la Klein viveva su marte. Il controllo operaio dei mezzi di
produzione è la rivendicazione più alta del movimento operaio internazionale
contro il capitale, quello stesso capitale che ha distrutto l’Argentina
portando all’espulsione di migliaia di lavoratori dal processo produttivo.
L’Argentina che in questi ultimi vent’anni è stata l’oggetto preferito
dell’imperialismo non solo nord americano, ma anche e soprattutto europeo.
La realtà è che l’Argentina è stata distrutta dai governi che si sono
succeduti sia di centrodestra che
di centrosinistra a soldo del FMI. E significativo è il percorso di lotta e
le enormi potenzialità rivoluzionarie che esplodono nelle giornate del 19 e
20 dicembre 2001, dove le mobilitazioni dei lavoratori e i disoccupati
argentini nel giro di una settimana fanno cadere due governi, al grido di :”Que
se vayan todos!”. Ed è proprio da queste giornate e in risposta alla
catastrofe economica che si sviluppa in tutto il paese un vasto movimento di
occupazione delle fabbriche dove finalmente i lavoratori, lottando contro
coloro che li hanno licenziati, e “licenziandoli”, fanno ripartire la
produzione sotto il controllo operaio.
In questo articolo
ovviamente non posso essere esauriente su tutto quello che è stato, che è, e
sarà il movimento rivoluzionario argentino,
e soprattutto il nuovo modello di democrazia che ne è uscito in
contrapposizione al parlamentarismo borghese: ovvero le Assembee Popular.
Mi sento però in dovere
di rispondere a N.Klein e a tutti quelli che in tutti questi due anni di lotte
argentine hanno fatto finta di non vedere ciò che veniva dall’Argentina,
da quel movimento non di moltitudini, ma di lavoratori licenziati e di
disoccupati. Non si tratta di un “nuovo modello di movimento dei
lavoratori”, si tratta della classe operaia che oggi come ieri si sta
organizzando, sta costruendo “un altro mondo possibile”, non fondato sul
bilancio partecipato di Porto Alegre, che le assemblee popular hanno
rifiutato, ma sulle “assemblee di barrio”, sul controllo operaio dei mezzi
di produzione.
E un ultimo appunto
anche su quei “piccoli giornali trotskisti” per i quali secondo la Klein
“salutano le occupazioni con euforia come l’alba di un’utopia
socialista”.
Il problema (per te,
probabilmente) è proprio lì, cara Klein, in Argentina la tua utopia sta
diventando realtà grazie non solo al
movimento dei piqueteros e delle fabbriche occupate, ma anche grazie a quei
partiti “trotskisti” come i nostri compagni del Partito Obrero che
ormai da decenni fanno parte di quel movimento, ma che te o chi come te
sostiene il modello borghese del bilancio partecipato di Porto Alegre continua
a tapparsi gli occhi davanti agli avvenimenti e aprirli solamente per
vaneggiare teorie che non hanno nessun senso.
La repressione che si è
abbattuta contro le operaie della Brukman, a pochi giorni dalle elezioni
presidenziali, non è altro che il segnale di insofferenza e nello stesso
tempo di normalizzazione che la borghesia argentina e internazionale intende
dare rispetto alle occupazioni e al “nuovo modello” di movimento operaio.
Ma, purtroppo per loro dobbiamo dire oggi che si può, altro che utopia
socialista. Le fabbriche sotto il controllo operaio funzionano.
E in conclusione a nome
dei compagni di Progetto Comunista esprimiamo la solidarietà ai compagni
argentini, di tutte le fabbriche contro la repressione borghese, sostenendo in
maniera sempre più viva, la nostra campagna internazionalista nei confronti
dell’Argentina piquetera.
Borghi Alessandro
lotta
teorica
LEV TROTSKY
Questa lettera è stata scritta
alla fine degli anni trenta dopo la fondazione della IV° Internazionale.
Qui Trotsky indica agli operai, ai contadini e ai soldati
sovietici quali dovranno essere i loro compiti per salvare la
rivoluzione dalla burocrazia stalinista e il significato di lottare questa
battaglia sotto la bandiera della IV° Internazionale.
LETTERA
AGLI OPERAI SOVIETICI
Un saluto agli operai
sovietici, ai contadini delle fattorie collettive, ai soldati dell’Esercito
rosso e ai marinai della Marina rossa! Un saluto dal lontano Messico dove ho
trovato rifugio dopo che la cricca staliniana mi ha esiliato in Turchia e dopo
che la borghesia mi ha cacciato da un paese all’altro.
Cari compagni! La stampa
staliniana con le sue menzogne da lungo tempo vi sta ingannando perfidamente
su tutti i problemi, compresi quelli che si riferiscono a me a coloro che
politicamente la pensano come me. Non avete una stampa operaia: leggete solo
stampa della burocrazia, che mente sistematicamente in modo da tenervi
all’oscuro e da salvaguardare così il dominio di una casta privilegiata
parassitaria.
Coloro che osano levare
voce contro la burocrazia universalmente
odiata sono definiti “trotskisti”, agenti di una potenza straniera,
bollati come spie –ieri della Germania, oggi dell’Inghilterra e della
Francia- e quindi mandati dinnanzi al plotone d’esecuzione. Decine di
migliaia di combattenti rivoluzionari sono caduti sotto il fucile della GPU
nell’URSS e in paesi stranieri, in particolare in Spagna. Tutti sono stati
presentati come agenti del fascismo. Non prestate fede a questa calunnia
abominevole! Il loro crimine era di prendere le difese degli operai e dei
contadini contro la burocrazia e la rapacità della burocrazia. Tutta la
vecchia guardia del bolscevismo, tutti i collaboratori e gli aiutanti di
Lenin, tutti i combattenti della rivoluzione d’ottobre, tutti gli eroi della
guerra civile sono stati assassinati da Stalin. Negli annali della storia il
nome di Stalin sarà per sempre registrato con il marchio infame di Caino!
La rivoluzione
d’ottobre è stata fatta per i lavoratori e non per i nuovi parassiti. Ma a
causa del ritardo della rivoluzione mondiale e del logoramento e, in certa
misura, dell’arretratezza degli operai e specialmente dei contadini russi,
si è imposta la repubblica sovietica e ai suoi popoli una nuova casta
oppressiva e parassitaria di cui Stalin è il leader. Il vecchio partito
bolscevico è stato trasformato in uno strumento di questa casta.
L’organizzazione mondiale che una volta era l’Internazionale
Comunista è oggi uno strumento docile dell’oligarchia moscovita. I
soviet degli operai e dei contadini sono morti da tempo. Sono stati sostituiti
da degeneri commissari, da segretari e agenti della GPU.
Ma fortunatamente, tra
le conquiste della rivoluzione che sopravvivono, ci sono l’industria
nazionalizzate l’economia sovietica collettivizzata. Su queste fondamenta i
lavoratori sovietici possono costruire una nuova e più felice società.Queste
fondamenta non possono essere da noi abbandonate al mondo borghese a nessuna
condizione. E’ dovere dei rivoluzionari difendere con le unghie e con i
denti ogni posizione conquistata dalla classe operaia si tratti dei diritti
democratici, della scala mobile e di una conquista dell’umanità così
colossale come la nazionalizzazione dei mezzi dei produzione e l’economia
pianificata. Coloro che sono incapaci di difendere le conquiste già ottenute
non potranno mai combattere per conquiste nuove. Contro il nemico imperialista
difenderemo l’URSS con tutta la nostra forza. Ma le conquiste della
rivoluzione di ottobre serviranno al popolo solo se il popolo sarà in grado
di fare i conti con la burocrazia staliniana, come un tempo ha fatto i conti
con la burocrazia zarista e con la borghesia.
Se la vita economica
sovietica si fosse sviluppata nell’interesse del popolo, se la burocrazia
non avesse divorato e sperperato inutilmente la maggior parte del reddito
nazionale, se la burocrazia non avesse calpestato gli interessi vitali della
popolazione, allora l’URSS sarebbe diventata un grande polo magnetico di
attrazione per tutti i lavoratori del mondo e l’inviolabilità dell’Unione
Sovietica sarebbe stata assicurata . Ma l’infame regime oppressivo di Stalin
ha tolto all’URSS la sua forza d’attrazione. Durante la guerra con la
Finlandia, non solo la maggioranza dei contadini finlandesi, ma anche la
maggioranza degli operai finlandesi sono schierati dalla parte della
borghesia. Ciò non può sorprendere, dato che gli operai sanno a quale
oppressione senza pari la burocrazia staliniana sottometta gli operai della
vicina Leningrado e di tutta l’Unione Sovietica. La burocrazia staliniana,
tanto macchiata di sangue e tanto spietata all’interno e tanto codarda di
fronte ai nemici imperialisti, è quindi divenuta la maggiore fonte del
pericolo di guerra per l’Unione Sovietica.
Il vecchio partito
bolscevico e la III°Internazionale sono in disgregazione in decomposizione. I
rivoluzionari onesti e avanzati hanno organizzato all’estero la IV°Internazionale,
che ha ormai sezioni in quasi tutti i paesi del mondo. Io sono membro di
questa nuova internazionale. Partecipando a questa attività, rimango sotto la
stessa bandiera sotto cui ho combattuto con voi con i vostri padri o con i
vostri fratelli maggiorenni nel 1917 e durante gli anni della guerra civile,
la stessa bandiera sotto cui, con Lenin, abbiamo costruito lo Stato sovietico
e l’Esercito rosso.
Il fine della IV°Internazionale
è di estendere la rivoluzione di ottobre a tutto il mondo e
contemporaneamente rigenerare l’URSS epurandola dalla burocrazia
parassitaria. Ciò può essere ottenuto in un solo modo: per opera degli
operai, dei contadini, dei soldati dell’esercito rosso e dei marinai della
Marina rossa in rivolta contro la nuova casta di oppressori e parassiti. Per
preparare questa rivolta è necessario un nuovo partito, un’organizzazione
rivoluzionaria onesta e coraggiosa degli operai avanzati. La IV°
Internazionale si prefigge di costruire nell’URSS un partito di questo
genere.
Operai avanzati! Siate i
primi a schierarvi sotto la bandiera di Marx e Lenin che è ora la bandiera IV
Internazionale! Imparate a creare, nelle condizioni di illegalità imposte
dallo stalinismo, circoli rivoluzionari strettamente uniti e su cui si possa
contare! Stabilite contatti tra questi circoli! Imparate come stabilire questi
contatti - per mezzo di gente
leale e degna di fiducia, in particolare marinai – con coloro che la pensano
come voi nei paesi borghesi! E’ difficile, ma si può farlo. L’attuale
guerra si allargherà sempre di più, accumulando rovine su rovine,
alimentando angoscie, disperazioni, e proteste e spingendo tutto il mondo
verso esplosioni rivoluzionarie. La rivoluzione mondiale darà alle masse
sovietiche nuovo coraggio e nuova decisione e minerà le basi burocratiche
della casta di Stalin. E’ necessario prepararsi per quell’ora con un
tenace, sistematico lavoro rivoluzionario. Sono in gioco le sorti del nostro
paese, il futuro del nostro popolo, il destino dei nostri figli e dei nostri
nipoti.
Abbasso
Stalin-Caino e la sua cricca!
Abbasso
la burocrazia rapace!
Viva
l’Unione Sovietica baluardo dei lavoratori!
Viva
la rivoluzione socialista mondiale!
Fraternamen Leone
Trotsky
Il
15 e 16 giugno
vai
a votate e vota SI
al referendum
per
l’estensione dell’art.18 alle aziende sotto i 15 dipendenti
sommario:
pag1 1 Maggio: giornata di lotta internazionale pag2 Perché oggi come ieri è d’attualità il 25 aprile
pag4 I nuovi luddisti argentini? No la classe operaia e il suo pag5 Lev Trotsky: Lettera agli operai sovietici