Trovate di seguito l'ultimo numero di "Lotta di classe", foglio prodotto dai giovani compagni dell'AMR Progetto Comunista di Genova.

 

 Fabiana Stefanoni


N°0                                                                         Aprile-Maggio 2003                                                                    

lotta di classe

giornale dei Giovani Comunisti aderenti all’Ass. Marxista Rivoluzionaria”Progetto Comunista” sinistra di Rifondazione Comunista

 

GUERRA IMPERIALE O IMPERIALISTA?

 

di Alessandro Leni

 

Ci siamo! L’attacco all’Iraq è in pieno svolgimento. “L’impero del male” di Bush, Blair, Aznar e dei loro accoliti ha iniziato l’ennesima guerra umanitaria, che di umanitario ha soltanto la tragedia che sta investendo e investirà milioni di irakeni inermi. Però qualcosa si muove! Nonostante mesi di bombardamento madiatico sulla necessità  e sulle motivazioni presunte di questa guerra, milioni di persone, in ogni angolo del pianeta hanno manifestato per la pace, molti sostenendo che l’impero colpisce ancora. E’ Vero? Siamo al superamento della concezione leninista di imperialismo? Come Giovani Comunisti rivoluzionari abbiamo condotto e stiamo conducendo tenacemente un a battaglia contro questa semplicistica  ed errata convinzione. Non parlo di analisi errata, perché non ho ancora trovato nessuno, di coloro che si definiscono contro questa guerra e che ironizzano quando si parla loro di conflitto imperialista, che abbia spiegato che cosa rappresenta, che cosa è concretamente “l’impero” che ha scatenato la guerra globale permanente di cui tanto si parla (a sproposito o coscienziosamente?). Cercherò ora invece in questo contesto, con i miei modestissimi mezzi, di spiegare perché è invece ancora attuale la definizione di guerra imperialista. Nel suo scritto “Imperialismo fase suprema del capitalismo”,  Lenin era partito dall’analisi della concentrazione della produzione e dei monopoli per evidenziare il fatto che con l’apogeo della libera concorrenza, con l’ascesa degli affari economici internazionali e con lo sviluppo dei grandi cartelli capitalistici, si è assistito al consolidamento di questi ultimi come base di tutta la vita economica. Perciò “il capitalismo si è trasformato in imperialismo”. E’ un primo punto fondamentale per capire come ora, in questo nuovo contesto bellico, ciò sia innegabile: le gradi compagnie americane che sostengono la presidenza Bush hanno chiesto e ottenuto una penetrazione cospicua nell’area asiatico-orientale, fatta sia attraverso vere e proprie guerre (Afghanistan e Iraq), oppure con protettorati militari più o meno mascherati (nei paesi mussulmani un tempo facenti parte dell’URSS, come nell’Arabia Saudita, nello Yemen, negli Emirati Arabi Uniti, nell’Oman, nel Quasar, nel Bahrein). Inoltre a fianco del cartelli economici vi sono le grandi banche mondiali, che assumono nel contesto imperialista una nuova funzione: infatti esse si sono consolidate ormai in un gruppo di monopolisti, costituendo di fatto una dei processi fondamentali della trasformazione del capitalismo in imperialismo capitalista. Quindi la concentrazione delle banche ha fatto si che nascesse “un unico capitalista collettivo”, in grado di controllare gli affari capitalisti per intero. E non è possibile perciò immaginare che questo grande blocco sia estraneo alle guerre, ai conflitti che devastano il pianeta. E’ significativo che gli stessi Disobbedienti genovesi abbiano contestato il ruolo assunto da certe banche italiane, accusate di finanziare la guerra. Essa è un’accusa vera, ma viene da domandarsi da quale analisi sia supportata. Lenin infatti sosteneva argutamente “che all’inizio del XX secolo si era segnato il punto critico di passaggio dall’antico al nuovo capitalismo, dal dominio del capitale in generale al dominio del capitale finanziario”. L’analisi leninista si concentrò nel dettaglio sui movimenti dei più importanti gruppi capitalisti finanziari, e per dimostrare la fondatezza del suo impianto analitico basterà osservare come Lenin sia giunto alla conclusione che “il capitale finanziario aveva steso i suoi tentacoli in tutti i paesi del mondo. A tale riguardo rappresentano una parte importantissima le banche fondate nelle colonie e le loro filiali”. Per Lenin “i paesi espropriatori di capitali si sono spartiti il mondo, ma il capitale finanziario ha condotto anche ad una divisione del lavoro vera e propria “. Non bisogna infatti dimenticare che nella nostra epoca il colonialismo ufficialmente non esiste più, ma di fatto esiste un colonialismo economico, che, guarda caso, è gestito dai grandi gruppi finanziari degli stati capitalisti ex paesi colonizzatori. Se non fossero sufficienti queste tesi per convincersi della fondatezza della concezione leninista di imperialismo, si può ancora osservare che l’analisi di Lenin giungeva  ulteriormente a precisare che il mondo era stato spartito tra complessi capitalistici e tra le grandi potenze. Quest’ultima è una situazione ancora verificabile oggi giorno. Non si può infatti ridurre la guerra all’Iraq solo ad un conflitto fatto per il petrolio, così abbondante in quel paese; esso è indubbiamente un fattore economico di tutto rispetto, ma non è il solo. Basti pensare al fatto che, ora come ora, gli Stati Uniti sono l’unica potenza rimasta “ufficialmente” al mondo, ma devono fare i conti con il revanscismo russo di Putin, con la costante avanzata cinese in campo economico e militare, con il più o meno accelerato boom indiano e pachistano, o, tanto per rimanere in casa nostra, con l’affermazione dell’euro come vantaggiosa moneta di scambio da contrapporre al dollaro. Gli USA sono stai costretti a fare la guerra all’Iraq per impiantarsi più stabilmente in Asia, facendo vedere alle potenze “emergenti” o “riemergenti”, che la loro forza è ancora notevole e dimostrando all’Europa che il suo imperialismo deve ancora compiere passi consistenti per sopravanzare il suo  (anche se la costituzione di una forza di   intervento rapida europea è un buon viatico, con il rafforzamento dell’euro, per raggiungere più velocemente questa prospettiva). A questo punto si pone la seguente domanda: cosa si può fare per fermare la guerra in Iraq e le altre che stanno imperversando nel mondo? In parte ho già precedentemente risposto: prima di tutto bisogna lottare contro la tendenza a definire questa guerra come guerra dell’impero, per far capire, soprattutto alle giovani generazioni, che non esiste un impero unico indecifrabile, ma un corollario di potenze imperialiste o aspiranti tali che si muovono in una logica monopolistica. E poi è necessario lavorare affinché si sviluppi una chiara battaglia di classe, smascherando i falsi nemici della guerra: per esempio la Francia che manda tremila soldati in Costa D’Avorio, la Germania che invia truppe a sostituire i marines in Afghanistan. Solo costruendo un’opposizione di classe internazionalista alla guerra imperialista essa potrà essere sconfitta. Noi  giovani marxisti rivoluzionari siamo convinti della necessità di questa lotta che portiamo avanti con il movimento per la rifondazione della quarta internazionale e con le sezioni di essa presenti in tutto il mondo. Noi lottiamo e lotteremo ancora contro tutte le guerre, per una società senza classi. 


Per contattare i Giovani Comunisti aderenti all’Associazione marxista rivoluzionaria Progetto Comunista tel. 3492554388 o 3392267700

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Foglio dell’associazione marxista rivoluzionaria P.C.