Trovate di seguito l'ultimo numero di "Foglio Operaio ", foglio prodotto dai giovani compagni dell'AMR Progetto Comunista di Genova.

 

 Fabiana Stefanoni


Foglio Operaio

Notiziario del Coordinamento Fabbriche del Ponente di Rifondazione Comunista

N°4 giugno – luglio 2003                                             

 

Il 15 e 16 giugno

VOTA

SI

Articolo 18 per tutti !  

 

Sindacato e Art.18

 

LA CGIL NEL REFERENDUM ED OLTRE

 

La scadenza del referendum sull’Art.18 si avvicina e crescono parallelamente, anche se a fatica e nel silenzio interessato da parte degli organi di informazione, le iniziative dei promotori e dei sostenitori del SI.

Il fronte avverso, ad oggi, oscilla tra un atteggiamento di ostentata indifferenza che mira a svilire il significato del referendum attraverso l’astensione e la tentazione di una aperta battaglia per il No che viene però trattenuta dal timore di contribuire sia pure indirettamente al raggiungimento del quorum.

Pesa comunque su tutta questa vicenda la manovra di “buttarla in politica”, spostando l’attenzione dal merito dei problemi che il referendum vuole comunque cercare di affrontare a quello della definizione dei “rapporti di forza” nella sinistra, condita dall’insopportabile vizio del personalismo che spinge a ridurre tutto alle figure dei presunti leader: Bertinotti, Cofferati, D’Alema, Fassino ecc. e a chi tra questi avrà la meglio sugli altri.

In questa sede è in realtà più utile ricordare brevemente le ragioni di sostanza che hanno portato alla scadenza referendaria, tentando di sfruttare l’onda lunga del movimento del 2002 contro il Libro Bianco e le controriforme del Governo del mercato del lavoro che ad esso si ispirano su un terreno certo non congeniale come quello elettorale, ma con il pregio comunque di mantenere vivo il dibattito su queste istanze e con la possibilità non remota di ottenere un risultato positivo in controtendenza con il progressivo smantellamento dei diritti e delle tutele per il mondo del lavoro di questi anni.

La possibilità di estendere l’applicazione dell’Art. 18 alla imprese al di sotto dei quindici dipendenti non rappresenta solo affermare un principio universale di eguaglianza di tutti i lavoratori e le lavoratrici indipendentemente dalla loro collocazione aziendale; non significa solo iniziare a sanare la frattura sociale creata dalle ristrutturazioni nella struttura produttiva, nell’organizzazione e nel mercato del lavoro tra lavoro ed esclusione sociale, tra lavoro regolare e lavoro irregolare; rappresenta anche, nel quadro concreto in cui le leggi delega si stanno traducendo in decreti applicativi, neutralizzare sia gli effetti della Legge 30 che la traduzione in legge dell’848 bis.

Se l’Art. 18 si applicasse a tutti i dipendenti, per le aziende diventerebbe inutile frazionare la propria struttura attraverso il trasferimento di rami d’impresa o lo staff leasing per rimanere sotto la soglia dei 15 e quindi buona parte della legge 30 verrebbe vanificata, inoltre una vittoria del SI renderebbe impossibile al parlamento legiferare in aperta contraddizione con la volontà espressa dai cittadini, limitando o sospendendo un diritto che la maggioranza elettorale avrebbe eventualmente richiesto di estendere e rafforzare.

E’ francamente incomprensibile come queste apparentemente semplici considerazioni non siano comprese da chi ancora oggi predica, anche nel nostro campo, l’astensione al referendum, lasciandosi incantare dalle sirene del politicismo che guarda solo all’ombelico della sinistra ed ai suoi personalismi o che sceglie l’inseguimento a tutti i costi degli egoismi sociali della piccola imprenditoria e del commercio.

La novità di questa campagna referendaria è stata sicuramente per molti la posizione per il SI assunta dalla CGIL. Anche su questo si è sprecato più inchiostro per raccontare la presunta “emancipazione” di Epifani da Cofferati che non le ragioni della scelta della Confederazione.

Di certo è stato un Si sofferto, che ha prodotto profonde lacerazioni nel gruppo dirigente che non tarderanno a manifestarsi all’indomani della scadenza elettorale, su motivazioni che non coincidono con quelle dei promotori e che comunque non hanno spostato il giudizio negativo della CGIL sull’opportunità del referendum.

Comunque sia, la decisione della CGIL fa assumere oggi a questo referendum un significato diverso, in particolare per noi rappresentanti e delegati della Confederazione. Una vittoria e una sconfitta saranno anche un po’ una nostra vittoria o sconfitta, potranno condizionare, si spera in positivo, l’incisività e l’efficacia della nostra azione sui posti di lavoro, iniettando un po’ di fiducia in lavoratori e lavoratrici “scottati” nel lungo periodo da pesanti arretramenti nella condizione economica e nei diritti. Soprattutto per questo è fondamentale che ogni struttura della CGIL si impegni in questi giorni senza risparmio nella campagna per il SI, in modo capillare, sfruttando fino in fondo il proprio apparato organizzativo, coinvolgendo dirigenti e delegati in ogni livello, facendo da qui al 15 Giugno della campagna per il SI la propria priorità di lavoro.

Senza farsi troppe illusioni, è però innegabile che una coerente pratica della posizione per il SI espressa dalla CGIL, che si trasferisse cioè dal dibattito interno dei Direttivi ad un effettivo impegno sui posti di lavoro e nella società, potrebbe contribuire a colmare la più evidente lacuna dell’impostazione strategica della Confederazione nell’ultimo periodo.

La timidezza, la difficoltà e spesso il rifiuto di trasferire sui posti di lavoro, nella realtà quotidiana del confronto e della lotta nelle fabbriche e negli uffici, o nelle piattaforme contrattuali già presentate o nei contratti nazionali già sottoscritti (con la sola lodevole eccezione della FIOM, lasciata però troppo isolata) il patrimonio di resistenza e di rottura con un certo recente passato basato sulla concertazione (sia pure senza mai dirlo esplicitamente), che invece nello scontro con il Governo la CGIL è stata egregiamente capace di mettere in campo e che ha prodotto i fenomeni che sappiamo: le manifestazioni e gli scioperi dei questi due anni; la ripresa di fiducia di giovani lavoratori e lavoratrici, anche precari e non sindacalizzati in una Confederazione che sembrava ormai sclerotizzata nella pratica concertativa; l’incontro con gli altri movimenti che ha avviato una positiva contaminazione reciproca su questioni fondamentali come il rifiuto della guerra e l’attenzione alle questioni del lavoro.

Come si vede, quindi, la scadenza referendaria e la campagna per il SI possono trasformarsi in un’occasione importante di impegno e di dialogo diffuso tra i lavoratori e lavoratrici anche su altri fronti.

 

7/6/2003

Antongiulio Mannoni  Direttivo CDLMT Genova

 

Notizie dai comitati

 

Il Comitato per il ”SI” al Referendum sull’Art.18 del Ponente Genovese.

 

Lo scorso mese si è costituito a Sestri Ponente un Comitato per il “SI” al Referendum sull’estensione dell’art.18.

L’iniziativa è partita da alcuni lavoratori e delegati RSU delle fabbriche del ponente cittadino con l’intenzione di fornire un contributo alla buona riuscita di un referendum che, per varie ragioni, viene importante.

L’attività del Comitato è stata principalmente rivolta alla definizione ed organizzazione di manifestazioni (volantinaggi, banchetti, assemblee) al fine di effettuare una efficace campagna propagandistica.

Il dibattito politico sul referendum è invece, visti anche i tempi stretti, passato un po’ in secondo piano.

Tuttavia una cosa mi ha colpito è stato il pressoché unanime  giudizio negativo (nonostante la diversa provenienza politica) sull’uso dello strumento referendario per temi relativi al mondo del lavoro: uno strumento percepito come inadatto e pericoloso.

Personalmente ritengo che, in una fase come quella degli ultimi anni, che ha visto un notevole aumento della mobilitazione di massa e del livello di scontro sociale, spostare la lotta sul terreno istituzionale potrà pure fare comodo a qualche burocrazia sindacale o partitica, ma di certo non fa un grande servizio ai lavoratori. Anche perché una eventuale sconfitta (peraltro non improbabile visto che ai referendum votano commercianti, commercialisti, notai, avvocati, imprenditori, dirigenti poliziotti, militari preti, suore…) sarebbe, scusate il linguaggio tecnico, una vera mazzata per le prospettive di lotta future.

E penso sia stata proprio la percezione di questo pericolo che ci ha spinto ad impegnarci nella campagna per questo referendum che nessuno di noi ha voluto, ma che, per così dire, ci siamo ritrovati addosso. E’ infatti evidente, a sentire le dichiarazioni di esponenti della Confindustria o del Governo che una eventuale sconfitta  (sia come vittoria del NO che astensionismo) rappresenterebbe una ottima occasione per il padronato per chiudere definitivamente a loro favore la questiona dell’Art. 18 e metterebbe una pietra tombale sopra alle lotte che abbiamo portato avanti in questi anni.

Ma ritorniamo al Comitato. In una delle prime riunioni si è deciso di incentrare la campagna su una assemblea pubblica in piazza a Sestri Ponente per le prime settimane di giugno, assemblea alla quale invitare i lavoratori la cittadinanza e le associazioni che operano sul territorio del ponente genovese.

Per la preparazione dell’assemblea, che viene vista come centrale momento di coinvolgimento della campagna referendaria, sono state programmate una serie di volantinaggi e banchetti informativi in tutto il ponente genovese, in occasione dei quali pubblicizzare l’incontro e spiegare a lavoratori e alla cittadinanza le ragioni del SI.

L’assemblea pubblica avrà luogo il 10 giugno in Piazza Baracca a Sestri e vuole essere un momento di coinvolgimento della delegazione sui problemi del mondo del lavoro e dei diritti, coinvolgimento che, ricordando la storia di Sestri,  mitica “cittadella rossa” e operaia, speriamo sia proficuo.

Un’ultima considerazione sul Comitato: al di là dei risultati e del contributo che potrà dare alla campagna referendaria, vorrei sottolinearne l’importanza come momento di aggregazione e di confronto tra lavoratori che al di là delle diverse appartenenze politiche ideologiche e sindacali si riuniscono, discutono e lavorano per un risultato comune: la difesa e l’estensione dei diritti  dei lavoratori. E’ un modo pratico e concreto per riaffermare l’importanza e la centralità del mondo del lavoro, un’ occasione di crescita di una lenta aggregazione dalla quale possa nascere il rilancio di una azione autorganizzata basata sui principi della autonomia e dell’unità di classe.

Storicamente tutto ciò che i lavoratori hanno conquistato è stato grazie alle proprie lotte, non a referendum.Questo referendum non servirà a nulla se non riusciremo a dargli in seguito a dargli un seguito in forma di lotte, costruite dal basso e svincolate dagli apparati burocratici, per la costruzione di una piattaforma unitaria basata sulla lotta contro la precarizzazione del lavoro e per la conquista di salari decenti

 

Parodi Stefano  RSU FIOM CGIL Datasiel

Uno tra i primi firmatari dell’appello per la costituzione di un comitato per il “SI”

 

APPELLO PER LA COSTITUZIONE DEL COMITATO PER IL SI DI SESTRI PONENTE

 

 

Con l’attacco all’articolo 18, governo e padroni vogliono la libertà di licenziamento.

Con il referendum sull’art. 18, noi chiediamo l’estensione anche ai lavoratori impiegati nelle aziende al di sotto dei 15 dipendenti, del diritto al reintegro nel loro posto di lavoro, quando un magistrato riconosca il loro licenziamento senza giustificato motivo.

E’ una scelta a favore della dignità del lavoro contro la discriminazione l’arbitrio per impedire che questo diritto venga tolto anche ai lavoratori che già ce l’hanno.

La legge è uguale per tutti, ma oggi per i lavoratori italiani non è vero del tutto.

Solo una minoranza di essi, infatti sono tutelati contro i licenziamenti senza giusta causa grazie all’articolo 18 dello statuto dei lavoratori. Questo significa che quasi il 64% dei lavoratori dipendenti possono essere oggi licenziati senza un motivo plausibile, per le proprie opinioni, per aver aderito ad uno sciopero, per aver aderito ad un sindacato sgradito al proprio datore di lavoro.

A questi tanti troppo, lavoratori dipendenti, si aggiunge la massa dei lavoratori a tempo determinato, dei precari , dei contratti di collaborazione coordinata continuativa, degli interinali privi di qualsiasi minima garanzia di dignità e democrazia sul luogo di lavoro; oltre 6 milioni di persone.

In tutti questi mesi abbiamo lottato per difenderci dall’attacco del governo Berlusconi  contro lavoratori e lavoratrici italiane: cancellazione dell’art.18, più flessibilità sul lavoro e nel mercato del lavoro, meno sanità e scuola pubblica taglio alle pensioni per i vecchi ed i giovani dipendenti, aumenti di tasse, maggiore repressione e ricetti verso i lavoratori e lavoratrici immigrate. Oggi abbiamo la possibilità di sconfiggere l’arroganza del padronato e del governo italiano allargando tutto l’articolo 18 a tutto il mondo del lavoro, unificando i nostri diritti.

 

Per questi motivi noi sosterremo e voteremo perché l’applicazione dell’art.18 sia esigibile dall’universalità dei lavoratori ed invitiamo tutti i partiti di sinistra, il movimento sindacale, le associazioni di massa e tutti i democratici e progressisti  a votare e sostenere senza ambiguità il referendum sull’art.18.

Per questo lanciamo la costituzione del “comitato per il si all’art.18 di Sestri Ponente”

Invitando tutti e tutte ad aderire ed a costituire nelle prossime settimane un’assemblea pubblica a sostegno del referendum.

 

Lavoratrici e lavoratori, abbiamo finalmente la possibilità di dire che le leggi del mercato e della flessibilità non possono sovrastare il diritto alla dignità ed al rispetto di chi lavora.

 

Primi firmatari dell’appello:

DALLAVALLE ALESSANDRO         consigl. di circoscrizione Medio Ponente

CESURA CARLO                             consigl.  di circoscrizione Medio Ponente

ANDREOTTI MARCO                      consigl. di circoscrizione Medio Ponente

MISI GUIDO                                      RSU FIOM CGIL Sestri Cantiere Navale.

BORGHI ALESSANDRO                 RSU FIOM CGIL ILVA

PARODI STEFANO                          RSU FIOM CGIL Datasiel

SATTA GIANNI                                 lavoratore Marconi

ACANFORA FABRIZIO                     RSU FILT CGIL Trenitalia s.p.a.

FERRETTI FABIO                            RSU FILT CGIL Ferport

MORANDINI DAVIDE                       Presidente Direttivo SPI CGIL Genova

 

dalla fabbrica

 

Riflessioni

 

Negli ultimi tempi nella vita politica italiana si è assistito ad un vero e proprio attacco nei riguardi del sindacato e in particolare della classe operaia nel suo insieme dal Governo Berlusconi.

Non molto tempo fa, infatti, tutto ebbe inizio col famoso libro bianco di Maroni; esso si è rivelato un espediente governativo per riscrivere regole e diritti del mondo del lavoro, per arrivare all’attacco dello Statuto dei Lavoratori ed alle ultime lotte sul contratto dei metalmeccanici.

Durante questa fase si ebbe una spaccatura con CISL e UIL pronte a sedersi a quel tavolo e a riscrivere anche l’ert.18, e la CGIL a difendere quell’articolo perché il suo mutamento vorrebbe dire licenziamenti senza giusta causa e ciò significherebbe più precarietà giornaliera sul posto di lavoro.

Tutto questo è sfociato nella raccolta delle firme da parte del PRC a favore di un referendum che abrogasse quella parte dell’art. 18 della legge 30 del 1970 che limitava l’applicazione dell’articolo stesso alle aziende con più di 15 dipendenti, e che avrà naturale conclusione con una consultazione nazionale il prossimo 15 e 16 giugno.

Adesso, come spesso accade,nella controversa storia italiana, ci troviamo l’ ex-leader della CGIL di quel periodo, Cofferati, che dichiara pubblicamente che lui quel giorno si asterrà dal voto, seguito immediatamente dai DS che probabilmente non vedevano l’ora che arrivassero quelle dichiarazioni.

Il paradosso è all’occhio di tutti: Cofferati ha usato la classe operaia per farsi luce nella politica della penisola e come si è letto ultimamente si candiderà a Sindaco di Bologna, altro che ritorno umile alla Pirelli…

Per quanto riguarda i DS, loro la classe operaia l’hanno abbandonata da un po’ di tempo, il mondo operaio oggi come ieri non interessa più.

Bisogna prendere voti al centro e difendere, appunto, le aziende con meno di 15 dipendenti. Tutto questo si colloca in un quadro ben più ampio: infatti Berlusconi con l’art.18 ha creato un presupposto, cioè ha voluto vedere con che parti sociali potesse discutere e si capisce benissimo che più divisioni ci sono tra gli “avversari” è meglio e per lui e per il suo progetto ben più ampio di voler americanizzare l’Italia, cioè dare più flessibilità al mondo del lavoro togliendo diritti al lavoratore non accorgendosi che però in Italia non sussistono alternative in primo luogo lavorative, manca cioè, l’offerta, e mancano alternative culturali, di mentalità.

Ritornando all’attacco al mondo del lavoro, ultimamente si è verificato uno scenario ancora più inquitante, perché CISL e UIL, uscite sconfitte dalle ultime elezioni di molti rinnovi di consigli di fabbrica, hanno firmato un contratto nazionale dei metalmeccanici scandaloso che al di là di tutto dimostra la loro lontananza da quella giovane classe operaia che sa che cosa sono i “contratti di formazione lavoro” e la precarietà, per poi non parlare del recupero salariale richiesto che non tiene conto nemmeno dell’inflazione reale… e senza parlare che “democraticamente” CISL e UIL non hanno il diritto di sedersi al tavolo governativo e pretendere di rappresentare tutti i lavoratori quando nella realtà rappresentano solamente sindacati di minoranza.

Tutto questo fa pensare che il governo delle destre, mancando effettivamente un’opposizione parlamentare, e ritrovandosi due parti sociali su tre che stanno ai propri accordi, affondi gli attacchi il più possibile indisturbato rendendosi ben conto che  l’Ulivo non può certo essere troppo contento visto che queste ultime amministrative vinte solo per riflesso nei confronti di una compagine governativa in crisi e non per un progetto politico vero, sicuramente distante dalle rivendicazioni della classe operaia.

 

Mantero Fabio – lavoratore Cantiere Navale di Sestri Ponente

 

A 185 ANNI DALLA NASCITA DI KARL MARX

 

Il 5 maggio 1818 nasceva a Treviri, nel Regno di Prussica il compagno Karl Marx, l’uomo che forse ha inciso più profondamente di qualunque altro la storia di questi ultimi due secoli. Oggi non siamo chiamati, come comunisti, ad una semplice celebrazione, ma ad una nuova, più approfondita conoscenza degli iscritti, delle opere marxiste. Si dice spesso che la storia giudica gli uomini, i loro pensieri, le loro azioni: è vero; il problema è che la storia viene quasi sempre scritta dai vincitori, e quindi il giudizio su una determinata persona è spesso inficiato dagli orientamenti di chi scrive.

Molti infatti, erroneamente, hanno giudicato in maniera negativa Marx a causa del crollo dell’URSS e dei regimi dell’est europeo, per non parlare delle fallimentari esperienze in altre parti del mondo. Altri ancora si sono spinti a giudicare Marx colpevole di tutti coloro che sono morti a causa dei crimini connessi al  comunismo (forse sarebbe meglio dire da personaggi che si proclamano comunisti, ma che non lo erano, ma qui si rischia di divagare): un po’ come se Dio e Gesù Cristo si potessero additare a principali colpevoli e ispiratori dei crimini commessi dalla chiesa in 2000 anni di storia (le crociate, tanto per fare un esempio).

Ci si dimentica, spesso in maniera capziosa, di cosa ha preconizzato Marx e cosa ha effettivamente colto nel segno, cosa egli credeva realizzabile e cosa si è invece realizzato nel nome del comunismo (qui sta la differenza). In sostanza si tende a fare di ogni erba un fascio e questo è ancora più grave se si vede che questo procedimento è auspicato o messo in pratica da sedicenti compagni. Non starò ora a fare l’analisi delle opere marxiste né a dilungarmi su che cosa Marx ha azzeccato o sbagliato, non è questa la sede, non sta a me farlo, e poi lo spazio, si sa, è tiranno. Mi preme invece sottolineare  questo: indipendentemente dalle idee che si hanno la conoscenza del marxismo è fondamentale non solo per coloro che centottantacinque anni dopo la sua nascita si proclamano comunisti ( presupponendo che si considerino marxisti tutti i comunisti, il che non è sempre scontato, anzi basta guardare dentro il nostro partito), ma anche e soprattutto per tutti coloro che vogliono farsi una idea di come era la società due secoli fa, e di come tutto sommato, sia sì cambiata, ma solo per alcuni aspetti. La lettura delle opere marxiste sono consigliabili a tutti coloro che sentono l’esigenza di levarsi i paraocchi che la società capitalista e consumista cerca di metterci, per poterla guardare con un occhio diverso, critico se vogliamo, ma sicuramente alternativo.

Naturalmente questo sarebbe auspicabile che fosse fatto prima di tutto dai compagni che militano dentro il PRC, se non altro per come inizia il preambolo del nostro statuto: “Il PRC è la libera organizzazione politica della classe operaia, delle lavoratrici, dei lavoratori, delle donne e degli uomini, dei giovani, degli intellettuali, dei cittadini tutti che si uniscono per concorrere alla trasformazione della società capitalista, al fine di realizzare la liberazione del lavoro delle donne e degli uomini, attraverso la costruzione di una società comunista. Per realizzare questo fine il PRC si ispira alle ragioni fondative del socialismo e al pensierosi Carlo Marx”. Io militante del PRC, sono consapevole delle ragioni che ci spingono a dichiararci comunisti, altri compagni purtroppo non lo so.

Per questo è fondamentale ricordarci di Karl Marx non solo negli anniversari, ma durante tutto il nostro agire politico, per non dimenticare chi siamo e dove vogliamo arrivare.

 

Alessandro Leni

 

Per contatti:

 

Alessandro 3492554388

 

Coordinamento Operaio Fabbriche del Ponente di Rifondazione Comunista

 

Circolo “E.Rovatti” via Vado 49

Genova Sestri Ponente

 

 

 
 

Sommario:

pag.2  La CGIL nel referendum e oltre

           A. Mannoni

pag.3  Il Comitato per il “SI” al referendum

           sull’art.18 di Sestri ponente

           S. Parodi

pag.5  dalla fabbrica  “Riflessioni”

          F.Mantero

pag.6 A 185 anni dalla nascita di K.Marx

          A. Leni

 

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