PER L'AUTONOMIA DEI MOVIMENTI DAL CENTRO LIBERALE: UN APPELLO DI ATTIVISTI E DIRIGENTI SINDACALI
CACCIARE
BERLUSCONI, SI':
MA
NON A RIMORCHIO DEI LIBERALI E DEI BANCHIERI
PER
L'UNITA' E L'AUTONOMIA DELLE NOSTRE RAGIONI
E
DELLE NOSTRE LOTTE
Un
appello pubblico a tutti i movimenti di lotta di questi anni
e
alle loro organizzazioni associative, politiche, sindacali
Come lavoratori e lavoratrici, attivisti del movimento contro
la globalizzazione neoliberista, sostenitori del movimento contro la guerra e di
tutti i movimenti di opposizione al governo Berlusconi, vogliamo che la cacciata
di questo governo abbia il segno delle nostre lotte, della battaglia per
un'alternativa vera che rompa con le politiche dominanti di questi dieci anni.
Per questo guardiamo con estrema preoccupazione alla prospettiva di
subordinazione dei movimenti a un ennesimo schieramento di governo di
centrosinistra, a rimorchio di forze liberali e di centro, da sempre estranee e
ostili alle nostre ragioni e ai contenuti di fondo dell'opposizione di massa a
Berlusconi. Proponiamo dunque a tutti i movimenti di lotta di questi anni, a
tutte le loro rappresentanze e organizzazioni, a tutte le diverse forze
politiche e sindacali che si sono schierate dalla parte del Sì all'estensione
dell'articolo 18, di respingere ogni subordinazione all'Ulivo, di unire le
proprie forze in un campo autonomo dai liberali, di rilanciare un'opposizione
radicale a Berlusconi su un proprio programma di lotta indipendente.
Appena due anni fa si è conclusa una lunga legislatura di
centrosinistra che ha prodotto finanziarie di "lacrime e sangue", ha
gestito enormi privatizzazioni, ha introdotto il lavoro interinale
("pacchetto Treu"), ha varato i campi di detenzione per gli immigrati
(legge Turco-Napolitano), ha avviato la privatizzazione della scuola pubblica,
ha diretto l'intervento di guerra nei Balcani.
Lavoratori, giovani, pacifisti hanno visto deluse e colpite
tutte le proprie ragioni e aspettative. Il padronato si è rafforzato e
arricchito, protetto da una concertazione sindacale che ha zittito scioperi e
conflitti. Berlusconi è stato, alla fine, il beneficiario politico di questo
disastro.
Il governo reazionario di Berlusconi, in questi due anni, è
entrato in tutti i varchi aperti dalla legislatura precedente per ampliare e
aggravare oltre ogni misura l'aggressione ai lavoratori, ai giovani, alle
protezioni sociali. E i colpi ai diritti del lavoro, la nuova guerra e
spedizione coloniale in Irak, l'ennesimo attacco alla previdenza pubblica, si
sono congiunti a un attacco intollerabile a spazi e diritti democratici.
Questa aggressione ha trovato una risposta non nei liberali
dell'Ulivo ma nei nostri movimenti e nelle nostre lotte.
La grande manifestazione di Genova, nel luglio 2001, che
registrò l'assassinio di Carlo Giuliani, ha visto il centro dell'Ulivo ostile o
estraneo. Le grandi mobilitazioni operaie contro il governo, incluse le stesse
manifestazioni indette dalla Cgil, hanno trovato il centro dell'Ulivo
imbarazzato e lontano: e tutto il centro liberale dell'Ulivo, senza eccezioni,
ha fatto blocco con Berlusconi e la Confindustria contro il referendum per
l'estensione dell'art. 18. Il grande movimento di massa contro la guerra ha
avuto il sostegno dei liberali per la sola assenza della copertura Onu: ma la
successiva spedizione militare italiana in Irak, come già la spedizione di
guerra in Afghanistan, ha visto uniti, ancora una volta, i liberali dell'Ulivo e
Berlusconi. Persino le mobilitazioni democratiche contro Berlusconi di
ispirazione "girotondina" hanno visto spesso i dirigenti liberali
dell'Ulivo spiazzati o apertamente critici.
Così, oggi, su tutti i terreni decisivi, le ragioni dei
liberali dell'Ulivo e le ragioni dei lavoratori, dei giovani, dei pacifisti
coerenti, appaiono radicalmente opposte.
Sulle pensioni: noi pensiamo che vadano salvaguardate;
mentre i liberali dell'Ulivo sfidano Berlusconi a "una vera riforma
strutturale".
Sul lavoro: noi pensiamo vadano abolite vecchie e
nuove leggi di flessibilità; i liberali dell'Ulivo propongono la
"flessibilità concertata".
Sulle privatizzazioni: noi pensiamo debbano essere
respinte (ed anzi annullate quelle già realizzate dall'Ulivo); i liberali
dell'Ulivo lamentano le insufficienti liberalizzazioni e privatizzazioni di
Berlusconi, come prova della sua "incapacità di governo".
In politica estera: noi contestiamo l'Europa di
Maastricht, le sue politiche antipopolari, il suo crescente militarismo; i
liberali dell'Ulivo si presentano, a partire da Prodi, come i costruttori
dell'Europa del capitale, delle sue ricette antisociali, delle sue crescenti
spese militari.
E' vero: siamo entrambi "opposizione" a Berlusconi.
Ma lo siamo da versanti opposti: noi dal versante delle ragioni di questi anni
di lotte di massa contro il governo; i liberali dal versante degli interessi dei
banchieri e delle grandi famiglie del capitalismo italiano, contro le nostre
ragioni.
Ci si dice che occorre "coinvolgere i movimenti"
nel "confronto programmatico tra Prc e Ulivo" per "definire un
comune programma di governo".
Ma il "confronto" non è forse quello già fatto in
tutti questi anni, pubblicamente, nello scontro sociale e politico quotidiano?
Non è stato un confronto quello realizzato sul referendum estensivo dell'art.
18? Le risultanze di questi confronti ci parlano non di "divergenze"
tra movimenti e centro ulivista ma di due versanti di classe tra loro
alternativi. Chiedere oggi di "aprire il confronto" per un
"comune governo" significa rimuovere -qui sì pregiudizialmente- il
confronto pubblico già effettuato e suoi risultati. E predisporsi a un accordo
subalterno con i liberali e i loro programmi, usando i movimenti come copertura
e tappeto.
Non siamo d'accordo. Contrasteremo con tutte le nostre forze
questo sbocco. Movimenti nati per un altro mondo possibile non meritano la
subordinazione ad un accordo di governo con Treu e Mastella, D'Alema e Bersani,
sotto la guida, già sperimentata, di Romano Prodi. La giovane generazione
emersa dalle lotte di questi anni non merita una nuova, drammatica, sconfitta
delle proprie ragioni e aspirazioni.
Cacciare Berlusconi è necessario e possibile: ma con metodi,
contenuti, prospettive radicalmente diversi.
Come attivisti e sostenitori dei movimenti di questi anni noi
proponiamo alle nostre diverse organizzazioni, sindacali, politiche, di
movimento, di unire le proprie forze, sul piano nazionale e locale, attorno a
una piattaforma indipendente di mobilitazione radicale contro il governo che
unifichi e raggruppi tutte le ragioni di lotta.
Ci rivolgiamo alla Cgil, all'intero campo del sindacalismo di
base, alle organizzazioni noglobal ma anche a tutte le forze e tendenze
politiche della sinistra che hanno sostenuto la battaglia per l'estensione
dell'articolo 18 e hanno respinto ogni sostegno alla spedizione italiana in Irak
per dire loro una cosa molto semplice: il nostro popolo non ha bisogno di
"tavoli programmatici di governo" con forze liberali, estranee ed
ostili; ha bisogno di rilanciare una propria azione di lotta, unitaria e di
massa, attorno a un programma comune di proprie rivendicazioni: le sole che
possono fondare un'alternativa vera a Berlusconi.
Il rilancio della previdenza pubblica, contro le leggi
privatizzanti varate dal '95; la rivendicazione di forti aumenti salariali
unificanti per l'insieme del lavoro dipendente, congiunti con forme di controllo
operaio e popolare sui prezzi; la richiesta di superamento di tutte le leggi di
precarizzazione del lavoro -dal "pacchetto Treu" sino alla legge 30-
assieme all'estensione a tutti dell'art. 18 e al rifiuto di ogni
privatizzazione; l'obiettivo di un vero salario garantito per i disoccupati,
fuori da ogni scambio con forme di precariato; la rivendicazione del ritiro
immediato delle truppe italiane dall'Irak assieme ad un abbattimento verticale
delle spese militari; una lotta coerente per la difesa di spazi e diritti
democratici, contro leggi e istituti del maggioritario e della Seconda
Repubblica, per una legge elettorale coerentemente proporzionale.
Sono obiettivi semplici ed elementari, imposti dalla crisi
sociale e dalla stessa sfida berlusconiana su cui è necessario e possibile
verificare la disponibilità unitaria tra tutte le forze del movimento operaio e
popolare. Nessuna di esse è accolta e accoglibile dal centro liberale
dell'Ulivo. Ognuna di esse riscuote nelle classi subalterne e nel popolo vasto
della sinistra un consenso potenzialmente larghissimo.
Questa è l'unità contro Berlusconi che noi proponiamo. E'
un'unità che può tradursi, a certe condizioni, in accordi elettorali tra le
forze contraenti per concorrere a battere le destre anche sul piano
istituzionale. Ma è soprattutto l'unica unità che può sposarsi con la
radicalità degli obiettivi e delle lotte.
In questo senso avanziamo la proposta di costruzione di
"un polo di classe anticapitalistico": di un campo di forze operaie e
popolari, di movimento, protagoniste di questi anni di mobilitazione, che si
candidi a dare la propria soluzione alternativa alla crisi sociale e politica
italiana, e che quindi si impegni -oggi e domani- ad una piena opposizione a
tutti i governi delle classi dominanti. Siano essi di centrodestra o di
centrosinistra.
promotori
dell'appello:
Bruno
Manganaro - Segr.
reg. Cgil Liguria, ex portavoce naz. Genova Social Forum
Piero
Acquilino - Collegio
Garanzia naz. FIOM, Fincantieri Genova
Daniele
Debetto - Dir. naz.
Filtea Cgil, IBM Torino
Enrico
Baroni - Segr. naz.
CUB Chimici, RSA Amsa Milano
Roberto
Spagnolo - Esecutivo
naz. Confed. COBAS, Torino
Andrea
Spadoni - CUB naz.
Trasporti, Roma
Roberto
Laudini - Coord.
naz. COBAS Settore Difesa, Messina
Luigi
Sorge - coord. naz.
S.in.Cobas, FIAT Cassino
Romeo
Tuosto - resp.
Handicap Cgil Bari
Camera
Lavoro Precario,
Genova
Camera
Lavoro Precario,
Pescara
Coordinamento
autogestioni e assegnatari, Firenze
Unione
Inquilini, Pisa
Collettivo
giovanile Scintilla,
Imperia
Network
per i diritti globali, Bari
SKA
(spazio creativo autogestito), Trani
primi
firmatari:
Alberto
Airoldi - dir. reg.
SNUR Cgil Lombardia Francesco Anfossi - dir. prov. FISAC Cgil Pavia Osvaldo
Baccino - dir. prov. FP Cgil Savona Andrea Bono - dir. reg. FIOM
Liguria, Rsu Fincantieri Genova Sestri Ponente Alessandro Borghi -
delegato ILVA, dir. prov. Cgil Genova Gino Bortolozzo - Dir. reg. Filtea
Cgil Veneto Luigi Bozzato - RSU Lottomatica, direttivo prov. FIOM Cgil
Venezia Patrizio Cacciotti - coordinatore prov. RdB Latina Patrizia
Cammarata - RSU Comune di Vicenza, RdB-CUB Veneto Antonio Canavese -
RSU Plaspal Zanussi Stefano Castigliego - RSU Fincantieri, direttivo
prov. FIOM Cgil Venezia Gianfranco Coggi - dir. comprens. FISAC Cgil
Milano Taurino Costantini - dir. prov. SPI Cgil Terni Giacomo Di Leo
- RSU Cobas Messina Francesco Doro - RSU Parpas SPA, Direttivo reg. FIOM
Cgil Veneto Nicoletta Dosio - Comitato popolare Val di Susa contro l'alta
velocità Pino Durante - Esec. CdF Fincantieri Genova Sestri Ponente
Antonino Episcopo - dir. prov. FIOM Cgil Savona Maurizio Freschi -
RSU Plaspal Zanussi, Dir. prov. FIOM Cgil Treviso Massimiliano Ghione -
RSU Ferrania Savona Patrizia Granchelli - resp. lav. precari Cobas PT-CUB
Milano
Pino
Iaria - Esecutivo
naz. COBAS Scuola, Torino
per
informazioni e adesioni:
Marco Veruggio, posta elettronica: ma.ver31@libero.it