Altri osservatori sull’Argentina

di Michele Terra

Spesso capita che attorno ai fatti argentini si crei un alone di scetticismo, alcuni trovano esagerate le affermazioni che parlano di rivoluzione argentina come facciamo noi di Progetto Comunista.Per superare questo scetticismo attorno a quel che succede nel paese latinoamericano è utile un articolo uscito su Carta (n.26 47/10 luglio 2002, dossier su l’Argentina), giornale certo non riconducibile alle posizioni marxiste rivoluzionarie, anzi.All’interno di un interessante dossier del settimane in questione appare un articolo ("Sindacati e organizzazioni di sinistra: fanno bene ai movimenti sociali?", di R.Z., pagg26-27) dove si sostiene la tesi, classicamente movimentista, che le organizzazioni politiche, in particolare quelle comuniste, abbiano un ruolo negativo nel movimento poiché tentano di egemonizzarlo sulle loro posizioni. Ciò che risalta nel testo non è la solita impostazione movimentista che caratterizza Carta, bensì alcune affermazioni riportate: "(..)L’Assemblea nazionale piquetera – alla quale non hanno aderito né la CTA né la CCC (Central de trabajadores argentinos e Corrente classista combattiva) – ha mostrato ad esempio l’esistenza di un nutrito settore di piqueteros che seguono gli orientamenti dei comunisti, dei trotzkisti, dei guevaristi di diverso tipo e di altri gruppi. Questo settore propone un discorso radicale e rivoluzionario e continua a porsi l’obiettivo della presa del potere statale come negli anni sessanta (..)". Poco più avanti l’articolo continua: "(…)Questa, insomma, è l’ora (o il quarto d’ora) della sinistra rivoluzionaria. Proprio quando il movimento comincia a dar sintomi di frammentazione e stanchezza. Eppure, la gente che ha partecipato alle assemblee e ai picchetti ha dimostrato, anche di recente, che vuole cambiamenti di fondo e che ha fatto proprie posizioni fino a qualche tempo fa impensabili: il rifiuto di pagare il debito estero, la nazionalizzazione dei fondi pensione e delle pensioni private, la riapertura delle fabbriche chiuse e autogestite dai lavoratori, l’elezione della Corte suprema, e un lungo eccetera.(…)", un programma rivoluzionario lo chiameremmo noi!

Ancora scettici?